Ucraina. Piano di pace vs piano di guerra

In poche settimane si sono concentrati una serie di avvenimenti – grandi e piccoli – che mostrano bene due tendenze.

Da una parte, promossa dagli imperialisti Usa e dalla loro Comunità Internazionale, la tendenza ad estendere e aggravare la “guerra in Ucraina”, dall’altra la tendenza a gettare acqua sul fuoco per dare – dopo un anno di devastazioni – una prospettiva concreta alle trattative fra Ucraina e Federazione Russa. È la tendenza promossa dalla Repubblica Popolare Cinese che a fine febbraio ha presentato un “piano di pace” in dodici punti.

Se serviva un’ulteriore dimostrazione che la guerra in Ucraina è un conflitto che la Nato ha scatenato contro la Federazione Russa, eccola servita nelle reazioni al “piano di pace” cinese. Chi si oppone? Gli imperialisti Usa, ovviamente. Non solo si oppongono, ma

– hanno fomentato disordini e tensioni in Georgia e in Moldavia in modo da destabilizzare ulteriormente quei paesi e manovrarli come pedoni sulla scacchiera più di quanto non facciano già (e trasformarli, eventualmente, in terreno di manovre militari e guerra aperta);

– hanno esasperato il clima generale, con lo zelante sostegno della Ue, lasciando intendere che la Repubblica Popolare Cinese sarebbe già parte attiva della guerra con l’invio di armi alla Federazione Russa;

– hanno spinto la Gran Bretagna ad annunciare la fornitura di proiettili all’uranio impoverito all’esercito ucraino. Un salto di qualità nel conflitto che, per altro, è l’ennesima dimostrazione di quanto le masse popolari ucraine siano considerate solo come carne da macello. Le munizioni all’uranio impoverito infatti causano gravissime malattie, anche a decenni di distanza dal loro utilizzo, e inquinano in maniera irreversibile il territorio. Per portare un esempio: le masse popolari serbe ancora pagano il prezzo delle “bombe umanitarie” all’uranio impoverito sganciate nel 1999;

– hanno spinto la fantomatica Corte penale internazionale a emettere un mandato di cattura contro Putin per crimini contro l’umanità. La Corte è fantomatica in quanto non si tratta della Corte internazionale dell’Aja, nonostante abbia sede nella stessa città olandese, e non è affatto espressione delle Nazioni Unite. È appannaggio di una ristretta cerchia di paesi (e dei loro interessi). Ed è singolare che, nel 2017, gli stessi Usa abbiamo minacciato di arrestarne i giudici quando, di fronte all’evidenza delle torture e dei crimini di guerra da loro commessi, questi aprirono un’inchiesta sui soldati in Afghanistan.

Poi c’è il capitolo del coinvolgimento sempre più aperto di alcuni paesi. Oltre alla Gran Bretagna che invierà proiettili all’uranio, c’è la Slovacchia che invia aerei da guerra Mig 29, la Polonia che dichiara di entrare in guerra contro la Federazione Russa appena avrà sentore che l’Ucraina “non può farcela da sola”. E poi c’è l’Italia di Giorgia Meloni. Oltre a fornire il territorio da cui partono i droni come quello abbattuto sul Mar Nero, in Italia c’è la centrale radio di tutte le operazioni, il Muos di Niscemi. Sempre in Italia, a Sabaudia, venti militari ucraini hanno iniziato l’addestramento per le batterie di missili Samp/t, costosissimi regali che il governo invia in Ucraina anziché usare i soldi per – diciamone una – la sanità pubblica.

Questa, per sommi capi, la risposta alla proposta di pace della Repubblica Popolare Cinese.

A fine marzo, in Russia, si è svolto un incontro fra Xi Jinping e Putin. Un incontro significativo per più ragioni e, fra di esse, il fatto che è apparso come una risposta al mandato di cattura internazionale contro Putin. Una dimostrazione abbastanza netta del mancato riconoscimento della Corte che lo ha emesso. Tuttavia, più che alla Corte, il messaggio è stato lanciato agli imperialisti Usa e alla loro Comunità Internazionale. I continui tentativi di isolare la Federazione Russa non sono andati a buon fine. Le continue provocazioni contro la Repubblica Popolare Cinese hanno favorito le condizioni per un incontro in cui, mentre parlavano di pace e mondo multipolare, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese giocavano le loro carte per mettere all’angolo il nemico comune.

Il piano di pace cinese è la raccolta di dodici punti di buonsenso: dal rispetto dell’integrità territoriale di ogni paese all’impegno comune di togliere dal tavolo “l’opzione nucleare” (compreso il bombardamento delle centrali atomiche); dalle garanzie sulle esportazioni di grano allo stop alle sanzioni unilaterali.

È una proposta basata, esattamente, su quel buonsenso che gli imperialisti Usa hanno dimostrato di non avere, accelerando sullo sviluppo della guerra ogni volta che ne hanno avuto occasione, spesso creando essi stessi dei pretesti per la guerra con provocazioni di vario tipo (anche contro gli “alleati” come nel caso dell’attentato al gasdotto Nord Stream).

Da qui una conclusione: gli Usa sono la causa dell’instabilità che prolifera in ogni parte del mondo, di ogni conflitto, di ogni guerra. Finché il loro dominio non sarà irrimediabilmente fiaccato, rappresenteranno una minaccia per tutti i paesi e tutti i popoli del mondo. Altro che “mondo multipolare” e coesistenza pacifica.

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