Lo scorso 11 marzo si è tenuta a Piombino (LI) la manifestazione nazionale “Liberiamoci dal fossile”, organizzata dalla Rete No rigass No Gnl cittadina e dagli organismi che aderiscono alla campagna “Per il Clima, fuori dal Fossile”.
La manifestazione, che aveva come tema centrale l’opposizione alla speculazione estrattivista delle multinazionali e alla politica che la supporta, è stata fatta a Piombino proprio in vista dell’imminente attracco della nave rigassificatrice Golar Tundra. Un progetto fin da subito osteggiato dalla cittadinanza che, nonostante un ricorso al Tar ancora in corso (Snam, la società che ha comprato la nave per conto del governo, non ha ancora prodotto la relazione sulla sicurezza dell’opera), è già in fase di sviluppo.
Sono scese in piazza migliaia di persone: comitati ambientalisti e contro le grandi opere inutili e dannose provenienti da tutta Italia, associazioni, organizzazioni operaie come Camping Cig e il Collettivo di Fabbrica Gkn, sindacati di base tra cui Usb e Cub, partiti come M5S, Sinistra Italiana, Prc, PaP, Federazione Anarchica. Anche noi del P.CARC abbiamo partecipato con una delegazione di compagni.
Massiccia la presenza delle Forze dell’Ordine e della Celere, sia fuori dalla città con vari posti di blocco, sia lungo il percorso del corteo e nel centro storico. Era evidente l’intento di criminalizzare la mobilitazione e spaventare la cittadinanza, anche tramite un terrorismo mediatico che andava avanti da giorni (inviti a spostare le auto per evitare che fossero incendiate, a tenere chiusi bar e attività commerciali). Questo ha fatto da deterrente per molti piombinesi che non hanno partecipato alla manifestazione. Parte della popolazione, dopo ben sessantaquattro manifestazioni in sei mesi (!!!) e con la nave ormai in porto, ha ormai perso la speranza di poter cambiare le cose.
Durante il corteo si sono levati molti cori contro Snam, il governo e il Presidente della Regione Eugenio Giani (Commissario straordinario per l’opera).
Nei comizi finali, tutti i comitati presenti hanno denunciato il decennale progetto dei governi delle Larghe Intese di fare dell’Italia un grande hub del gas e dei combustibili fossili a dispetto delle ricadute devastanti sull’ambiente e sulle condizioni di vita delle masse popolari. Tra gli interventi, citiamo anche quelli del Collettivo di Fabbrica Gkn e di Usb Livorno, che hanno legato la lotta contro la devastazione dei territori a quella per un lavoro utile e dignitoso.
Anche il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari (Fratelli d’Italia), è intervenuto. Nel momento in cui ha preso parola la piazza si è spaccata tra i fischi di Prc, Usb e centri sociali, l’ascolto “freddo” di gran parte dei presenti e gli applausi dei comitati contro il rigassificatore (ricordiamo che Ferrari è stato eletto proprio in virtù dell’appoggio ai comitati ambientalisti cittadini). Fatto sta che il sindaco, in difficoltà, ha interrotto il suo discorso a metà e se n’è andato.
L’aspetto da rilevare è che, diversamente da quanto è accaduto in altre occasioni e in altre piazze, la contestazione al sindaco non è stata “l’aspetto centrale” della manifestazione nella quale hanno avuto molto più rilievo gli interventi dei comitati e delle organizzazioni operaie e popolari, segno dell’autorevolezza crescente che si stanno guadagnando.
La manifestazione di Piombino ha avuto il pregio di mettere insieme tante realtà diverse, sorte spontaneamente dalla mobilitazione popolare contro le manovre della classe dominante. Adesso però che la nave è in porto bisogna fare un passo in più. Le tante manifestazioni degli ultimi mesi hanno avuto un ruolo importante, ma ora è necessario fare della questione un problema di ordine pubblico. Il fatto che l’11 marzo siano scesi in piazza meno piombinesi rispetto alle mobilitazioni precedenti è indice del fatto che servono strumenti di lotta diversi e superiori. Piombino deve diventare un’unica barricata; l’attività del rigassificatore e delle altre opere inutili e dannose di cui il territorio è pieno va impedita con ogni mezzo, legale o illegale che sia.
Moltiplicare il numero, la forza e il coordinamento delle organizzazioni operaie e popolari che assumono il ruolo di nuove autorità pubbliche, che si oppongono alle speculazioni della classe dominante, che indicano le misure utili alla collettività e iniziano ad attuarle fin da subito: questa è la via maestra da percorrere. Le possibilità ci sono, mettiamoci all’opera!