– Le citazioni, in corsivo, sono tratte dalComunicato n. 15 del Comitato di Partito Fratelli Cervi del (n)PCI –
Elly Schlein è ufficialmente la nuova segretaria del Pd. Il suo personaggio sta godendo di un’esposizione mediatica esagerata, sia da parte dei media “amici” che la presentano come il volto del rinnovamento del Pd in quanto donna, lesbica e “progressista”, sia da parte dei media “nemici” che la attaccano per le stesse motivazioni. Qualsiasi cosa la Schlein faccia (o non faccia) richiama l’attenzione dei giornali. È un “esperimento di laboratorio”, la costruzione a tavolino di un personaggio: una replica di quanto fatto anche con Matteo Renzi e Giorgia Meloni. Tutti personaggi che poi, alla prova dei fatti, si sono rivelati tutt’altro rispetto all’immagine pubblica costruita attorno a loro.
Ma facciamo un passo indietro. Elly Schlein, che ha ripreso la tessera del Pd per candidarsi alle primarie il 12 dicembre 2022 (era uscita nel 2015 per unirsi a Possibile), è stata fino a ottobre scorso la vicepresidente della Giunta regionale dell’Emilia Romagna guidata da Stefano Bonaccini, oltre che assessora con deleghe regionali al Welfare e al Patto per il Clima. Ha già dato prova di governo ed è bene ragionare di cosa (non) ha fatto.
Al di là delle tante e belle parole su diritti, ambiente e lavoro, Schlein ha sostenuto ogni misura e manovra antipopolare che l’amministrazione regionale ha preso e imposto (spesso e volentieri con la repressione e senza alcuno spazio di agibilità democratica per le masse popolari) a partire dalle speculazioni ambientali e dalle grandi opere inutili e dannose disseminate sul territorio.
E questo già basterebbe a capire tante cose. Ma andiamo più a fondo. Cosa ci dice la sua vittoria alle primarie del Pd?
Primo: alle primarie del Pd, ha perso il Pd! Lo sfidante Bonaccini ha vinto alle votazioni nei circoli di Partito dove potevano esprimersi solo gli iscritti, mentre alle primarie aperte a tutti ha vinto la Schlein. Ha vinto il voto alla fazione del Pd che a parole si presentava come più “progressista”. E questo grazie a una chiara presa di posizione della base contro la linea del Pd incarnata dal candidato “di struttura” Bonaccini. A ulteriore dimostrazione del fatto che ogni volta che le masse popolari sono chiamate a esprimersi politicamente danno delle sonore legnate ai partiti delle Larghe Intese!
Secondo: una fetta degli esponenti dei partiti della sinistra borghese (dal Prc a De Magistris, ma non solo) ha salutato positivamente e con sollievo l’elezione della Schlein. Pensano infatti di poter tornare a “ricostruire un centro-sinistra unito e democratico”, intravedendo la possibilità di farlo attorno al Pd “rinnovato”. Ma quale programma è possibile discutere con chi è a favore della Nato, della partecipazione del nostro paese al conflitto in Ucraina, dell’invio di armi? Questo è un indice dell’estrema debolezza politica e ideologica della sinistra borghese che non ha altra prospettiva che tornare a fare inciuci col Pd.
Terzo: nel nostro paese ci sono milioni di orfani della sinistra che negli anni sono stati ripetutamente raggirati, umiliati, traditi da personaggi che hanno gettato la bandiera rossa in un fosso. Una parte di loro crede e spera che ora le cose cambieranno, che la Schlein possa raccogliere la bandiera rossa di cui i suoi “compagni” di Partito si sono sbarazzati. Ma sono illusioni. La Schlein viene presentata come la riscossa della sinistra, ma non andrà oltre le dichiarazioni progressiste. Il suo programma è chiaro: guerra, armi, Nato.
Non solo. Deve fare la parte della novella Che Guevara, ma in realtà il suo ruolo è quello di manovrare con tutti, da Meloni a Grillo, da Conte a Bonaccini. Cosa che sta già facendo con un’operazione da larghissime intese che possa garantire la massima stabilità ai vertici della Repubblica Pontificia. Cambiare tutto per non cambiare niente.
Elly Schlein, in virtù del ruolo che interpreta e per cercare di mantenere il consenso, dovrà assumere formalmente delle posizioni di opposizione al programma del governo Meloni (e quindi all’agenda Draghi). Facendolo, però, alimenterà sia le contraddizioni all’interno della classe dominante, prima di tutto nel Pd, sia quelle interne alle masse popolari che ripongono in lei speranze destinate a rimanere deluse. Non costa niente dire di essere a favore del Reddito di Cittadinanza, ma nel concreto questo che significa? Cosa fa praticamente la Schlein per il Reddito di Cittadinanza? Niente, solo chiacchiere.
L’indirizzo politico di tutte le “bande” all’interno del Pd è, come detto, il medesimo: il programma comune della borghesia imperialista. Ma quanto più esplicitamente si fa del Pd uno strumento per portare avanti il programma comune della borghesia imperialista, tanto più tutto l’apparato si stacca dalle masse popolari rendendo, in prospettiva, il Pd… sempre meno utile.
Noi comunisti dobbiamo approfittare di queste contraddizioni, di queste crepe. Se da una parte dobbiamo marcare una netta differenza tra i comunisti e la classe di cui è espressione la Schlein, dall’altra dobbiamo stanarla, incalzarla, costringerla a prendere posizione, a passare dalle parole ai fatti e denunciare le sue reticenze a farlo.
Agli elettori del Pd e a tutti coloro che hanno guardato e guardano in positivo alla segreteria di Schlein (tra cui parte del M5S) l’occasione per organizzarsi e forzare dal basso affinché le sue belle parole non siano ancora una volta tanto fumo e niente arrosto. Dall’abolizione del Job’s Act, alla Buona Scuola allo stop all’invio di armamenti in Ucraina (che Schlein ha votato, chiarendo che su questo punto la linea del Pd è inflessibile): sono queste le misure “di sinistra” che vanno imposte all’agenda Schlein unendosi e partecipando alla resistenza spontanea in corso delle masse popolari in ogni angolo del paese.
Questa elezione alimenterà la tendenza a mobilitarsi già in atto fra le strutture di massa che fanno capo al Pd. Di questo i comunisti devono avvalersi!