Contributo del Direttore di Resistenza

Mondo multipolare o nuova ondata mondiale della rivoluzione proletaria

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo dedicato vari articoli di Resistenza al tema del “multipolarismo” (o mondo multipolare).
Torno sull’argomento perché il dibattito è vivo e si è arricchito ulteriormente con le discussioni sui documenti congressuali (in particolare la Risoluzione n. 1). Non procederò trattando ogni singolo argomento sollevato, ma cercherò di sviluppare un ragionamento generale per toccare alcuni degli argomenti emersi.
Il multipolarismo è una tesi politica, pertanto è “figlio” di un’ideologia.
Il fulcro della tesi è il seguente: il dominio degli imperialisti Usa sul mondo (unipolarismo), con le sue conseguenze, può essere efficacemente contrastato dall’esistenza di più potenze (paesi o gruppi di paesi) che contendono loro l’influenza commerciale, economica, finanziaria e militare fino a metterne in discussione il ruolo egemone. Paesi o gruppi di paesi che, in ragione del consolidamento e allargamento della loro sfera di influenza possono assumere un ruolo antagonista agli Usa, essere un ostacolo, o almeno un deterrente, al loro arbitrio.
La tesi del multipolarismo ha raccolto consensi fra tutti coloro che si oppongono al dominio degli imperialisti Usa e della loro Comunità Internazionale. Il motivo di tale successo poggia su quattro motivi:

– con la lente del multipolarismo è possibile fare una fotografia della realtà, cioè la tesi ha un riscontro immediatamente verificabile;

– è una tesi dettata dal buonsenso;

– incarna la linea politica che i governi della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese dicono pubblicamente di perseguire (questo ha un grande peso rispetto ai sostenitori del multipolarismo che appartengono al movimento comunista cosciente e organizzato);

– appare come una tesi “rivoluzionaria”.

Vediamo brevemente ognuno di questi quattro aspetti per inquadrare il campo entro cui si colloca ideologicamente il multipolarismo: quello dell’idealismo conservatore.

Il mondo multipolare esiste già. Cioè esistono già paesi e gruppi di paesi che intaccano l’egemonia degli imperialisti Usa e della loro Comunità Internazionale. Per non limitarsi alla fotografia della realtà, però, bisogna cercare di vedere cosa ci sta dietro.
La crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale – iniziata intorno alla metà degli anni Settanta – impone il progressivo declino degli imperialisti Usa e del loro ruolo egemone nel mondo.
La globalizzazione è stata, esattamente, la risposta che gli imperialisti Usa hanno dato alla crisi generale del capitalismo, ma proprio la globalizzazione ha creato le condizioni per cui, mentre avanzava il declino degli Usa, nascevano e avanzano paesi e gruppi di paesi che assumevano un ruolo nello “spazio che questi avevano lasciato libero”.
Non è mai stato un processo pacifico. Anzi, è stata una fase costellata da battaglie sul piano economico, commerciale, monetario, energetico, ma anche militare. Basta ricordare la quantità di guerre “regionali” e per interposta persona che si sono susseguite nell’epoca in cui, formalmente, il mondo era “in tempo di pace”, oltre alle guerra in Afghanistan, Iraq, ecc.
La globalizzazione che gli imperialisti Usa hanno imposto al mondo con il ferro e con il fuoco è stata la premessa e la condizione per la nascita e il consolidamento di paesi e gruppi di paesi che nel corso degli ultimi trent’anni hanno assunto un ruolo e una posizione abbastanza solida da insidiare il loro ruolo egemone.
Ecco, quindi: il multipolarismo è la fotografia della realtà attuale. È la condizione in cui la tendenza alla guerra – “naturale” sbocco della crisi generale del capitalismo – si sviluppa oggi ed è condizione che oggettivamente la favorisce.
Il multipolarismo è espressione di un’ideologia idealista perché non possono e non potranno mai esistere più “potenze mondiali” con cui gli imperialisti Usa non entreranno in guerra per difendere il loro ruolo egemone.
Infine, il multipolarismo è espressione di un’ideologia conservatrice perché il precario equilibrio su cui si è retto il mondo negli ultimi trent’anni – posto che di pacifico non c’era niente – è destinato a saltare, è impossibile da mantenere ed è un’illusione pensare di poterlo mantenere.

Il ragionamento esposto chiarisce anche il secondo motivo della diffusione del multipolarismo: le sue radici affondano nel buonsenso. Infatti è un’“ideologia” che accomuna sinceri democratici, promotori della sovranità nazionale, pezzi del movimento comunista cosciente e organizzato e persino organizzazioni reazionarie e scimmiottatori del fascismo. Sono tutti uniti dall’illusione che si possa fermare la storia e che il buonsenso, in qualche modo, possa spingere anche gli imperialisti Usa a non oltrepassare un certo limite, quello che sprofonda il mondo nella guerra aperta e dispiegata.


Ad ammantare di concretezza – solo apparente – la tesi del multipolarismo, soprattutto fra quanti se ne fanno sostenitori nel movimento comunista cosciente e organizzato, c’è il fatto che i governi della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese lo indicano come la strada da perseguire per “un futuro di pace e cooperazione”.
Compagni e compagne, chiariamoci: che cosa dovrebbero affermare di diverso i governi della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese? “Facciamo la guerra aperta agli Usa”?
Mentre i governi della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese parlano di mondo multipolare si preparano alla guerra e anzi fanno le loro mosse nella guerra che gli imperialisti Usa hanno già scatenato contro di loro. Lo fanno, giustamente e legittimamente, poiché sanno che gli imperialisti Usa non sono affatto disposti ad accodarsi ai loro protocolli e alle loro prospettive di cooperazione e di pace!
Mentre nel movimento comunista cosciente e organizzato si discute di multipolarismo sì o multipolarismo no, divampa la guerra economica, commerciale, delle valute, delle materie prime e dei semilavorati e prende piede la guerra aperta e militare degli imperialisti Usa contro la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese. Altro che multipolarismo!

Credo sia abbastanza evidente, a questo punto, quanto siano fragili anche le fondamenta del quarto motivo per cui la teoria del multipolarismo è così diffusa. Sembra una teoria rivoluzionaria, ma non lo è. Appare tale solo a chi non ha chiara la situazione in cui siamo: il mondo – e ovviamente anche il nostro paese – è immerso nella fase della guerra imperialista e della rivoluzione socialista. È la fase in cui per scongiurare la guerra imperialista bisogna fare la rivoluzione socialista. O, per lo meno, trasformare la guerra imperialista in rivoluzione socialista.

Ci sono alcuni aspetti che è utile approfondire ulteriormente.
Fin dall’inizio dell’operazione speciale della Federazione Russa in Ucraina abbiamo messo in chiaro che “l’equidistanza” (né con la Nato né con Putin) è una posizione che indebolisce la giusta condanna della Nato e la mobilitazione che dobbiamo promuovere nel nostro paese contro la Nato e contro la guerra.
Alcuni compagni ci chiedono il motivo per cui alla critica dell’equidistanza non facciamo seguire un sostegno aperto alla Federazione Russa. Alcuni ci dicono che sottovalutiamo il ruolo antimperialista della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese.
Riprendo la questione per sviluppare il ragionamento iniziato sul multipolarismo e portarlo a conclusione.
Per un partito comunista, il “tifo” non è mai un approccio serio. I comunisti hanno l’obbligo di essere conseguenti con quello che dicono e le cose che dicono devono essere coerenti con l’obiettivo e la linea di fare la rivoluzione socialista nel proprio paese.
Tifare per la Federazione Russa è semplice, ma anche sbagliato, soprattutto se non si è conseguenti con quella posizione. Essere conseguenti vuol dire prendere l’iniziativa pratica per sostenere la Federazione Russa. Per essere chiari: vuol dire pensare e agire sotto il comando dello Stato Maggiore della Federazione Russa.

La Federazione Russa di oggi non è l’Urss del 1943. Non difende le conquiste del socialismo e non alimenta la rivoluzione proletaria negli altri paesi del mondo. Non è la base rossa del movimento comunista internazionale.
Il discorso vale anche per la Repubblica Popolare Cinese, un paese socialista in cui da decenni è in atto la lotta fra la tendenza alla restaurazione del capitalismo ad ogni costo e la tendenza ad avanzare nel consolidamento e nello sviluppo del socialismo.
Possono i comunisti italiani – come di qualunque altro paese – operare agli ordini di uno Stato Maggiore che non è lo Stato Maggiore della rivoluzione socialista del proprio paese? No, non possono e non devono farlo.
Giunti a questo punto, la conclusione sul multipolarismo non può che essere la seguente.

Non siamo contro la tesi del multipolarismo perché sottovalutiamo il ruolo della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese, nel preciso senso – al contrario – che dobbiamo approfittare per avanzare nella rivoluzione socialista nel nostro paese degli ostacoli posti dall’esistenza e dall’azione di paesi che si oppongono al dominio degli imperialisti Usa.
Siamo contro la tesi del multipolarismo spacciata come prospettiva che garantisce “la pace nel mondo” e, peggio ancora, come linea di prospettiva e rivoluzionaria.
Noi comunisti lottiamo affinché il mondo sia riunito nel movimento che procede verso il comunismo, sia riunito nel socialismo.
Per procedere in questa direzione bisogna che in ogni paese trionfi la rivoluzione socialista, in particolare è necessario che la rivoluzione socialista trionfi nei paesi imperialisti.
Il primo paese in cui la classe operaia e le masse popolari riusciranno nell’impresa aprirà la strada agli altri: questo significa che la rivoluzione proletaria è un processo mondiale.
Noi comunisti italiani lottiamo per fare la rivoluzione socialista nel nostro paese e contribuire così alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato a livello internazionale.

Pablo Bonuccelli

Per approfondire l’argomento
Supplemento al n. 72 de La Voce del (n)PCI.
“L’intervento militare della Federazione Russa in Ucraina. La guerra Usa e Nato contro la Federazione Russa” – sul n. 70 de La Voce del (n)PCI.
“Sulla natura e il ruolo della Federazione Russa” – sul n. 72 de La Voce del (n)PCI.

La necessaria coerenza
Nel nostro paese c’è un certo numero di comunisti (partiti, organizzazioni e singoli) che sostengono di vivere in un regime di “moderno fascismo”. Si incontrano spesso nelle manifestazioni, nei cortei, nelle assemblee. Tutte situazioni che in un regime fascista, moderno o meno, sarebbero vietate e disperse a fucilate dalla polizia o dall’esercito.
Una caratteristica della Carovana del (n)PCI è quella di aver analizzato a fondo il regime politico dei paesi imperialisti: non è affatto un regime di moderno fascismo (e nemmeno di “democratura” o altri neologismi che confondono le acque), ma un regime di controrivoluzione preventiva.
Per condurre la lotta politica rivoluzionaria, la guerra popolare rivoluzionaria, la Carovana del (n)PCI si è data una struttura organizzativa coerente con il regime vigente in Italia: un partito comunista clandestino qual è il (n)PCI, Stato Maggiore della rivoluzione socialista, e un partito comunista pubblico qual è il P.CARC, che sfrutta tutti gli spazi di agibilità (fra i quali la partecipazione alla lotta politica borghese) che ancora esistono.
Ai compagni che parlano di moderno fascismo va chiesto: se viviamo nel moderno fascismo come bisogna organizzarci? Come pensate che ci si debba muovere? Che tattica proponete di adottare?
Il fascismo è stato sconfitto dalla combinazione di tre fattori: partito comunista clandestino, mobilitazione delle masse popolari, guerriglia nelle città e nelle campagne. Davvero c’è chi propone di contrastare il moderno fascismo con la denuncia del moderno fascismo? Ma questa non è politica rivoluzionaria, è piagnisteo e disfattismo!
Se poi la denuncia del moderno fascismo si combina con le professioni di fede pacifista, non violenta e legalitaria… beh, in questo caso si entra nel campo dell’intossicazione vera e propria.

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