Il 20 febbraio la Procura di Bergamo ha chiuso dopo tre anni le indagini sulla gestione della pandemia nella bergamasca, la regione più colpita dalla prima ondata del Covid.
La notizia ha fatto clamore soprattutto perchĆ© tra gli indagati figurano lāallora Primo Ministro Giuseppe Conte, lāex Ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, lāex Assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, il Presidente dellāIstituto Superiore di SanitĆ Silvio Brusaferro, il Presidente del Consiglio Superiore di SanitĆ Franco Locatelli, il coordinatore del primo Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo e lāallora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli.
I filoni dellāindagine sono tre: la gestione dellāospedale di Alzano Lombardo, che sarĆ uno dei principali focolai epidemici nella provincia, la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana e lāassenza di un piano pandemico.
Dalle intercettazioni pubblicate trova conferma ciò che già tutti sapevano: la zona rossa e le altre misure tempestive e necessarie a limitare la diffusione dei contagi non sono state prese per assecondare Confindustria.
Da esse emerge bene come la strage sia stata il prodotto di un intero sistema di potere marcio fino al midollo, responsabilitĆ di una classe dirigente criminale che mette sistematicamente il profitto davanti al benessere delle masse popolari. Basti pensare che il piano pandemico non veniva aggiornato dal 2006 (e non lo ĆØ tuttora!).
Dal momento della strage nella bergamasca, al Ministero della Salute si sono succeduti ministri di ogni colore politico e nessuno ha mai messo mano al piano pandemico, tutti invece hanno continuato a sfasciare la sanitĆ ! Basti pensare a come le pressioni di Confindustria siano state recepite senza indugi tanto da Speranza e Conte quanto da Fontana e Gallera, nonostante fossero formalmente su fronti politici opposti.
Però di questo sistema di potere le indagini non si occupano. Di fatto esse sono funzionali a preservarlo, attribuendo colpe e responsabilitĆ a singole mele marce allāinterno di un corpo sano. In questo sistema però neppure la sacrosanta condanna di singoli responsabili deve essere data per scontata.
Di stragi nel nostro paese ce ne sono state purtroppo tante, dalla strage di Viareggio a quella di Ustica, dai migranti morti in mare agli operai morti sul lavoro, dalle migliaia di morti per mala sanitĆ a quelli per inquinamento. Mai una volta i procedimenti giudiziari hanno fatto realmente āgiustiziaā.
Quando i responsabili sono stati processati se la sono cavata con assoluzioni o al massimo con pene irrisorie.
Questa ĆØ la volta di dire basta! Le migliaia di morti sacrificati durante la pandemia sullāaltare del profitto devono avere giustizia! Fatti del genere non devono ripetersi più! Le condizioni perchĆ© ciò accada ci sono tutte: quel sistema di potere che ad ogni strage si ĆØ sempre autoassolto oggi ĆØ in crisi nera, lacerato dalla guerra per bande, screditato agli occhi delle masse popolari. Ć più debole che mai, ma non cadrĆ da solo se nessuno lo farĆ cadere.
Serve la mobilitazione popolare. Serve usare quanto emerso dalle indagini per alimentare lāindignazione delle masse popolari e svilupparne la mobilitazione, per isolare anche nel campo della classe dominante i principali artefici della gestione criminale della pandemia. Serve trasformare il processo che si svolgerĆ in un processo di rottura. Occorre promuovere lāirruzione delle masse popolari fuori e dentro le aule dei tribunali perchĆ© facciano pressione sui giudici, perchĆ© facciano saltare il solito teatrino costringendoli ad andare fino in fondo. Serve fare della richiesta di giustizia per le migliaia di morti evitabili una questione di ordine pubblico, organizzarsi e mobilitarsi secondo il principio che ogni forma di lotta ĆØ legittima se ĆØ nellāinteresse delle masse popolari.
E soprattutto serve unire questa lotta alle innumerevoli altre mobilitazioni popolari che, in un modo o nellāaltro, si battono contro questo sistema di potere. Dobbiamo e possiamo rendere il paese ingovernabile alle istituzioni della classe dominante fino a farle saltare.