Intanto a Savona… Attentato contro una petroliera russa

Benché la notizia avrebbe dovuto aprire i telegiornali e occupare le prime pagine dei quotidiani, non è andata molto oltre le cronache locali. A metà febbraio, nella notte tra venerdì 14 e sabato 15, la petroliera russa Seajewel ormeggiata a poche centinaia di metri dal porto di Vado Ligure (Savona) ha subito un attentato esplosivo che, dato il carico (109 mila tonnellate di petrolio), non si è trasformato in un disastro di enormi proporzioni solo per pura casualità.
Le autorità italiane hanno prima parlato di “incidente”, poi si sono orientate a inquadrare l’attentato fra le “attività mafiose”, ma sempre cercando di insabbiare l’evento. Hanno del tutto sorvolato sulla parziale rivendicazione ucraina dell’attentato arrivata per vie traverse da un articolo dell’Ukrainska Pravda del 17 febbraio: “Nave che trasporta petrolio russo aggirando le sanzioni è stata colpita da un’esplosione in Italia”.
Solo dieci giorni dopo, la notizia ha iniziato a diventare di dominio pubblico con il Fatto Quotidiano che rilancia: anche in Libia una petroliera su cui gravava il sospetto di trasportare petrolio russo è stata attaccata allo stesso modo e con le stesse armi solo pochi giorni prima.
Ovviamente non è possibile conoscere i dettagli della faccenda, ma le poche cose chiare sono sufficienti: i governi delle Larghe Intese hanno trascinato l’Italia in guerra esponendo le masse popolari a ogni tipo di ritorsione e conseguenza; le Larghe Intese sono perfettamente consapevoli della gravità della strada che hanno intrapreso, ma non rendono conto del loro operato alle masse popolari. Anzi, operano alle spalle delle masse popolari e temono la loro iniziativa. L’omertà, i tentativi di depistaggio e di insabbiamento di fronte a una strage e a un disastro ecologico scongiurati per pura casualità sono la manifestazione più eclatante della loro responsabilità.

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