Nel mese di gennaio si sono svolte alcune importanti iniziative nel campo del movimento comunista cosciente e organizzato. Il 25 gennaio si è svolta a Bologna la conferenza promossa dal Fronte della Gioventù Comunista (Il partito che serve oggi, organizzata con Fronte Comunista, Unione di lotta per il partito comunista e Laboratorio politico “A. Gramsci” di Brescia), molto partecipata, soprattutto da giovani; a Roma si è tenuta, invece, l’assemblea costitutiva di Prospettiva Unitaria (Movimento per la rinascita comunista, Costituente comunista, Patria socialista e Resistenza popolare), arricchita da molti contributi internazionali.
Gennaio è stato anche il mese in cui si è svolto il grosso di lavori congressuali del Prc (il congresso nazionale si è svolto dal 7 al 9 febbraio) e la vigilia del congresso del Pci.
In ultimo, ma questo a febbraio, la Rete dei Comunisti ha pubblicato gli atti del convegno tenuto all’inizio dello scorso ottobre Elogio del comunismo del Novecento.
Insomma, un bel gran sommovimento.
Luci, questioni aperte e ombre
Spicca un primo elemento molto importante: aumentano le spinte a rispondere all’esigenza storica di dotare la classe operaia del suo partito. “Suo” in termini non solo di appartenenza, ma anche e soprattutto di coerenza con gli interessi della classe operaia, quelli immediati e quelli di prospettiva.
A causa dell’aggravamento della crisi generale, in tempi relativamente brevi siamo passati dalla situazione in cui le concezioni della classe dominante influenzavano profondamente anche parte del movimento comunista (influenza della sinistra borghese: “gli errori e gli orrori del comunismo”, “la lotta di classe è finita”, “il comunismo è stato sconfitto e superato dalla storia”) alla situazione in cui il movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese cerca di darsi i mezzi per assumere il ruolo e svolgere la funzione che la storia gli assegna.
Questo slancio, questi tentativi e queste spinte appartengono tutte al campo delle luci.
Che le iniziative, i tentativi e le spinte avvengano ancora in larga parte in ordine sparso e disordinatamente è la manifestazione del livello di elaborazione effettivamente conquistato dal movimento comunista italiano.
In altri termini, è una manifestazione dell’attuale debolezza del movimento comunista.
Effettivamente conquistato significa che non basta aver elaborato una teoria che “spiega” la frammentazione delle forze comuniste e indica come superarla, significa anche averla praticata e aver tirato un bilancio di quella pratica per poterla sottoporre a verifica ed eventualmente rettificarla.
Incanalare tutte le iniziative, i tentativi e le spinte in un processo unitario (che non è ancora “l’unità”) è il passo concreto che il movimento comunista italiano può e deve compiere. Esso sarà effettivamente compiuto o sulla base delle sollecitazioni delle condizioni oggettive (quando i comunisti saranno costretti a compierlo) o sulla base di una decisione cosciente (quando i comunisti saranno decisi a compierlo).
Quale delle due strada imboccare è una delle questioni aperte, cioè una delle questioni a cui le iniziative di gennaio, in particolare quelle del 25, non hanno dato una risposta chiara: possono i comunisti dirigere più coscientemente e più praticamente il processo di rinascita del movimento comunista? La risposta, che nella pratica è tutt’altro che retorica, introduce la questione delle ombre.
I sommovimenti del mese di gennaio non sono una novità. Nel corso degli ultimi anni ci sono stati vari tentativi di compiere un salto nella “ricostruzione del partito comunista” e, anzi, alcuni dei promotori delle due iniziative del 25 gennaio sono stati protagonisti di articolati e reiterati tentativi in questo senso.
Proprio su questo rimangono due zone d’ombra:
– posta la spinta positiva, è stato fatto un bilancio dei tentativi precedenti, sono stati tratti insegnamenti dalla strada già percorsa, oppure lo slancio di oggi è una meccanica coazione a ripetere?
– posti i propositi positivi, è stata elaborata una linea per alimentare più coscientemente e più praticamente la rinascita del movimento comunista?
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Siamo fermamente convinti che uno dei principali limiti che ostacola la rinascita del movimento comunista sia il settarismo. Chiariamoci: siano sostenitori del principio maoista “che cento fiori fioriscano, che cento scuole gareggino”, ma quel “gareggino” ha a che fare con l’emulazione socialista, non con lo spirito di concorrenza borghese.
Ogni questione che riguarda anche solo uno dei partiti e delle organizzazioni che lo compongono è questione che riguarda il movimento comunista nel suo complesso. Tutte le contraddizioni, le difficoltà, i problemi, come anche tutte le scoperte, le conquiste, i passi avanti. È come un grande reparto di ricerca scientifica e di sperimentazione pratica in cui ogni laboratorio concorre al raggiungimento dell’obiettivo comune.
Oltre a ciò, siamo fermamente convinti che la strada principale per cui rinasce il movimento comunista, per cui si rafforza e diventa un punto di riferimento per settori via via più ampi della classe operaia e per la parte più avanzata delle masse popolari consiste nel praticare già – alle condizioni di sviluppo, di forza e di capacità date – la politica rivoluzionaria.
La dialettica impone una riflessione vincolante: come è vero che non può esserci movimento rivoluzionario senza il partito comunista che lo dirige, non può esserci partito comunista (propriamente detto, rivoluzionario) che nasce e si sviluppa senza praticare la politica rivoluzionaria.
Se è vero che la storia è maestra, i comunisti devono essere i suoi primi e migliori scolari.
La storia della rivoluzione socialista in Russia e in Cina dice esattamente che il partito comunista è diventato capace di guidare la rivoluzione socialista promuovendola, non solo “invocandola”.
La storia della Resistenza in Italia, di cui ricorre l’80° anniversario della vittoria proprio nel 2025, dice esattamente che il Pci è diventato il punto di riferimento per la classe operaia italiana grazie al ruolo di avanguardia che ha assunto nella guerra di Liberazione.
La storia già scritta, il bilancio elaborato, gli insegnamenti tratti lo confermano, ne fanno una legge universale della rivoluzione socialista: se il partito comunista la promuove, la rivoluzione si sviluppa; man mano che la rivoluzione si sviluppa il partito comunista accresce le sue capacità politiche, organizzative, militari e rafforza il suo prestigio e il suo ruolo fra gli operai e le masse popolari.
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Guardiamo con interesse e passione a quanto gli altri partiti e le altre organizzazioni del movimento comunista italiano elaborano e realizzano e siamo sempre disposti a condividere, discutere e mettere a disposizione quanto il P.Carc, ma più in generale la Carovana del (n)Pci, ha elaborato e imparato nel corso della sua esistenza.
Siamo fra quelli convinti che la rinascita del movimento comunista procederà tanto più spedita e sarà tanto più gravida di conquiste quanto prima e più a fondo i comunisti si decideranno a compiere i passi che hanno di fronte con coscienza e convinzione, per decisione.
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