Bastonare il nemico che annaspa. Il governo Meloni non è mai stato tanto debole

La particolare natura del nostro paese sottopone costantemente tutte le autorità e le istituzioni della Repubblica Pontificia italiana a particolari sollecitazioni che derivano da quello che succede sul piano internazionale.
L’insediamento di Trump alla Casa Bianca non è una solo una sollecitazione, è una sorta di “terremoto” che alimenta la crisi del sistema politico della borghesia imperialista tanto sul piano internazionale (crisi del sistema di relazioni internazionali), quanto sul piano della crisi politica di ogni singolo paese imperialista.
Non si tratta affatto di uno speciale potere (o di una particolare “capacità”) di Trump: Trump è “solo” figlio del suo tempo ed esponente della sua classe di appartenenza e della fazione del complesso militare-industriale-finanziario che rappresenta, è un campione della classe dominante nell’epoca imperialista del capitalismo ai tempi della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e nel bel mezzo della Terza guerra mondiale che va dispiegandosi.
Benché l’insediamento di Trump NON sia la causa della crisi dei vertici della Repubblica Pontificia e del sistema politico delle Larghe Intese, esso è un significativo incentivo al suo aggravamento.
L’asservimento del governo Meloni agli interessi Usa-Nato non è iniziato con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, viene da prima, dai tempi di Biden, ed è stato ereditato dal governo Draghi; con l’elezione di Trump è solo progredito più speditamente.
Questa accelerazione ha alimentato incertezze e contraddizioni tra le fazioni dei vertici della Repubblica Pontificia rispetto al posizionamento e al ruolo dell’Italia sul piano internazionale.
L’amministrazione Trump ha infatti iniziato fin da subito a portare più a fondo, rompendo lacci, laccioli, formalismi e “buone maniere”, gli attacchi alla Ue (e più precisamente ai gruppi imperialisti franco-tedeschi che ne sono il pilastro).
L’acuirsi della guerra per bande nei vertici della Repubblica Pontificia fra “il partito americano” (legato e sottomesso agli interessi Usa-Nato) e “il partito europeo” (legato agli interessi Ue) è stata l’immediata conseguenza della svolta nelle relazioni Usa-Ue imposta da Trump e del progressivo allineamento dell’Italia agli interessi Usa verso cui rema il governo Meloni.

Per comprendere la profondità, la portata e le implicazioni dello scontro in atto è utile considerare che esso prescinde dal teatrino della politica borghese (dove convenzionalmente vanno in scena le pantomime fra governo e opposizione) e coinvolge tutte le autorità, tutte le istituzioni e tutti i partiti delle Larghe Intese: dai servizi segreti alla magistratura, dall’industria dell’informazione mainstream ai centri di potere finanziari e industriali e alle organizzazioni criminali che operano in Italia e sul piano internazionale, dalle istituzioni sovranazionali all’esercito. Investe pertanto anche i due poli delle Larghe Intese e le compagini politiche che li compongono: il governo Meloni è attraversato dagli scontri, come anche il Pd.
In questo senso, il termine adeguato per descrivere il fenomeno è “guerra per bande”: la guerra per bande che caratterizza TUTTO il sistema di potere della Repubblica Pontificia italiana e che sta alla base della situazione che la classe dominante chiama “anomalia italiana” per edulcorare il contenuto di quella che è una guerra civile strisciante.

La resilienza del Vaticano
Il Vaticano, il più ramificato e longevo fra i gruppi imperialisti mondiali, ha la sua base in Italia ed è il governo occulto e di ultima istanza della Repubblica Pontificia italiana. Ma questo ruolo non lo pone semplicemente alla testa degli altri gruppi imperialisti che compongono i vertici della Repubblica Pontificia, lo pone a baluardo e garanzia del sistema di potere e degli interessi della classe dominante in Italia.
Il Vaticano tiene i piedi in tutte le scarpe, opera come forza di governo e come forza di opposizione ramificata in tutte le fazioni, i gruppi di potere e i comitati d’affari della Repubblica Pontificia.
Non parteggia apertamente né per il partito americano né per quello europeo, opera in tutti e due e per conto di tutti e due, ma sempre a salvaguardia dei suoi interessi.
Il Vaticano è resiliente: ha superato la prima crisi generale del capitalismo e grazie a Mussolini il suo ruolo in Italia è persino cresciuto, dalla fine della Seconda guerra mondiale ha assunto il controllo del paese su mandato degli imperialisti Usa, ha collaborato con le organizzazioni criminali e anzi le ha cavalcate diventandone protettore e promotore, ha svolto un ruolo di primo piano nella lotta “al comunismo” sul piano internazionale (con Solidarnosc in Polonia), ha superato la crisi “della Prima repubblica” italiana e si è integrato (e ha integrato nel suo sistema di potere) nell’ascesa della Ue sul piano internazionale e nazionale.
Questo non significa che la seconda crisi generale del capitalismo “gli scivoli addosso” (ad esempio, rispetto alla crisi politica della Repubblica Pontificia, il fatto che il suo ruolo sia sempre meno occulto è sinonimo di debolezza, fragilità e difficoltà), vuol dire che non ha né motivo né interesse a legare le proprie sorti a quelle di una o l’altra delle fazioni della borghesia imperialista. Solo la rivoluzione socialista che trionferà in Italia taglierà la testa al Vaticano e al suo sistema di potere.

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In questo quadro si inseriscono i principali fenomeni (e si svolgono le principali dinamiche) che caratterizzano la situazione politica italiana in questa specifica e particolare fase.
Il governo Meloni è bersaglio degli attacchi del “partito europeo” (e più in generale è bersaglio delle pressioni di tutti gli scontenti del suo operato), sul piano internazionale e su quello nazionale.
La vicenda Almasri e “lo scandalo” sul programma di spionaggio Paragon, lo scontro del governo con la magistratura (i contrattacchi della magistratura sulle manovre del governo per spostare gli immigrati in Albania e le agitazioni della magistratura contro la riforma Nordio), come anche la pubblicazione delle chat interne a Fratelli d’Italia, sono parte dell’arsenale della guerra per bande con cui una parte dei vertici della Repubblica Pontificia cerca di condizionare il governo Meloni e “rimetterlo in riga” a colpi di scandali, ricatti, dossier e inchieste che – nella speranza di chi li promuove – incidano sull’opinione pubblica al punto da condizionare il governo.
Sono armi sì, ma sono armi spuntate perché ai vertici della Repubblica Pontificia (a partire dagli “oppositori” al governo, Pd-M5s-Avs, Cgil, ecc.) non c’è nessuno disposto a percorrere l’unica strada efficace per cacciare il governo Meloni: la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari.

Ai piani alti della Repubblica Pontificia regnano confusione e incertezza perché gli oppositori al governo Meloni non hanno molte alternative oltre alla speranza che gli scandali, i ricatti, i dossier e le inchieste siano sufficienti a rimetterlo in riga:
– non possono permettersi di ordire una manovra di palazzo che porti alle dimissioni di Meloni perché non hanno un valido sostituto da installare al suo posto (operazioni analoghe furono già condotte con l’installazione di Monti al posto del governo Berlusconi e di Draghi al posto del governo Conte 2, ma al di là dei successi parziali e temporanei, per la classe dominante gli sforzi non sono stati efficaci a risolvere l’endemica ingovernabilità dall’alto del paese);
– non possono permettersi di chiamare alla mobilitazione i lavoratori e le masse popolari per cacciare il governo Meloni perché non possono offrire alle masse popolari altra alternativa che un governo di colore diverso, ma che attua il suo stesso programma. C’è poi da considerare che accendere la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari su ampia scala è un un rischio: dirigerla fino in fondo e decidere di spegnerla a comando è un’illusione. Per i vertici della Repubblica Pontificia promuovere la mobilitazione delle masse popolari è sempre un boomerang.

Ecco in cosa consiste la particolarità di questa specifica fase politica del nostro paese:
– il governo Meloni è estremamente debole, avviluppato nella crisi delle relazioni internazionali, nella crisi politica della Repubblica Pontificia e nella rete delle Larghe Intese. Anche una parte dei suoi sponsor della prima ora sono malcontenti e ogni iniziativa che tenta di prendere solleva proteste, reazioni, processi mediatici, incontra ostacoli (un esempio su tutti è la legge sull’autonomia differenziata) e allarga le crepe fra i partiti che lo compongono;
– le opposizioni parlamentari sono avviluppate nella stessa crisi politica e nella stessa rete delle Larghe Intese: il massimo che riescono a fare e possono fare è rilasciare dichiarazioni alla stampa e ruggire come conigli in parlamento, ma non hanno né la credibilità né il sostegno né la possibilità per mettersi alla testa di un’iniziativa pratica che alimenti la mobilitazione per cacciare il governo Meloni (un esempio su tutti: è significativo che sul caso Almasri i partiti di opposizione non abbiano promosso neppure un presidio di protesta…);
– la Cgil, che è stata spinta ad assumere un ruolo politico nel corso degli ultimi anni e oggi è a capo di un ampio aggregato (La via maestra), è ostaggio di un gruppo dirigente che NON vuole in alcun modo facilitare la via della mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari e fa letteralmente carte false per tenere al guinzaglio ogni spinta in questo senso: ne è esempio, dopo settimane di imbarazzante silenzio, il fatto che la rivolta sociale che Landini indicava a novembre oggi è diventata “il voto [al referendum, ndr] è la nostra rivolta”, così come la gestione al ribasso della mobilitazione per il rinnovo dei Ccnl, in particolare quello dei metalmeccanici.

È la tipica situazione in cui il nemico sta annaspando e va bastonato fino a farlo affogare. Ma nel campo delle Larghe Intese nessuno è veramente intenzionato a percorrere questa strada, gli unici a poterlo fare per davvero – che ne hanno l’interesse e la forza – sono i lavoratori e le masse popolari organizzate.

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Alberto
Alberto
Marzo 2, 2025 4:44 pm

Il vaticano è il cancro di questo paese

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