Il 20 gennaio Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca. È un evento che “apre una fase nuova per il mondo” dicono gli scribacchini della classe dominante. Da una parte gli illusi, per cui la fase nuova è una superiore stabilità a livello internazionale, dall’altra i catastrofisti, che temono che Trump faccia compiere al mondo un “salto nel buio”.
Anche in questo caso, la verità NON sta nel mezzo.
Trump, come qualunque altro singolo individuo nella storia, per quanto “potente”, non ha alcuna possibilità di garantire al mondo una nuova e superiore stabilità, così come non ha possibilità di spingere il mondo verso il baratro.
Trump, come ogni altro individuo nella storia, è figlio e frutto del suo tempo, strumento e agente della sua classe di appartenenza. Sopravvalutare ciò che può fare e farà, esattamente come sottovalutarlo, è un errore.
I suoi margini di manovra sono limitati e determinati dalle condizioni e dalle contraddizioni di questa fase storica.
L’umanità è nel pieno della fase imperialista, nell’epoca delle guerre e delle rivoluzioni socialiste. O Trump conformerà il suo operato agli interessi della sua classe di appartenenza, cioè darà slancio, vigore e sviluppo alla tendenza alla guerra, oppure necessariamente dovrà conformare il suo operato agli interessi delle masse popolari e dare slancio e vigore alla mobilitazione rivoluzionaria. La domanda è solo retorica: quale strada seguirà Trump?
Rimane da definire quali saranno i principali fronti su cui l’Amministrazione Trump si cimenterà nella promozione della guerra, al di là delle tragicomiche sparate propagandistiche che hanno preceduto l’insediamento alla Casa Bianca.
Il Maga (lo slogan Make America Great Again – rendere di nuovo grande l’America) ha attecchito anche in alcuni strati del proletariato degli Usa, persino fra quelle minoranze che avevano sostenuto Trump e che oggi sono già minacciate di ghettizzazione o addirittura di espulsione dal paese [sono già iniziati i rastrellamenti dei “clandestini” e i primi tentativi di rimpatrio in Colombia, creando tensioni con il presidente colombiano Petro che ha respinto inizialmente i voli].
È dunque probabile che Trump concentrerà gli sforzi, almeno nella prima parte del suo mandato, sul fronte interno. Il che equivale a dire che la guerra civile già in corso negli Usa farà un salto.
Poi ci sono le questioni “continentali”, che riguardano quei territori e paesi che gli imperialisti Usa hanno sempre considerato il giardino di casa loro.
Anche se le iniziative di Trump spingono a guardare unilateralmente a nord (Canada, Groenlandia), il Maga pretende di ristabilire il pieno controllo Usa anche a sud, dal Messico in giù. A questo proposito, la grottesca alleanza fra Trump e Musk è eloquente.
Musk è uno che si è vantato pubblicamente di aver finanziato i tentativi per “far fuori” il presidente Evo Morales in Bolivia (2019) e che, altrettanto pubblicamente, minaccia il Venezuela bolivariano. È uno che rivendica il colpo di Stato come strumento per appropriarsi delle risorse che servono ai suoi progetti imprenditoriali e speculativi. Ha i soldi per dare seguito alle sue trame e adesso anche una copertura politica.
Ma detto ciò, e tralasciando inevitabilmente molto, c’è un altro modo di porsi per analizzare e capire quello che succede negli Usa. Non quello che conferisce a Trump, miliardario gretto e parafascista a capo della più grande potenza mondiale, il potere e la facoltà di fare e disfare a proprio piacimento, ma quello che riconosce il panico degli imperialisti Usa, potenza in decadenza e lacerata dalla guerra civile, che devono affidarsi a un miliardario gretto e parafascista – anziché a un cervellone dell’accademia – nella speranza che la politica del bullismo e delle minacce possa evitare il loro tracollo.
Più che chiedersi cosa farà o non farà Trump, dilemma che a un certo punto diventa strumento di diversione dalla realtà, è utile dunque cercare di capire cosa farà il movimento comunista negli Usa e sostenerlo nel suo sviluppo. Perché, in definitiva, è questo che decide le sorti della guerra civile in corso nella “principale potenza mondiale”.