Negli ultimi mesi, a Firenze, la mobilitazione in sostegno alla resistenza del popolo palestinese ha fatto un importante passo avanti. Le iniziative promosse hanno rappresentato un salto qualitativo nel superamento delle divergenze tra organismi a vantaggio dell’unità d’azione per l’obiettivo comune; hanno inoltre creato sommovimenti in alcuni contesti come l’università e le amministrazioni comunali di Firenze e Sesto Fiorentino.
Sono continuati i cortei nel centro della città promossi dai Giovani Palestinesi d’Italia e da Firenze per la Palestina.
A gennaio si è tenuto un presidio, a cui hanno aderito molte associazioni e partiti, davanti al rettorato dell’ateneo per chiedere lo stop alla collaborazione fra università di Firenze e atenei israeliani. Alla rettrice Alessandra Petrucci è stato inoltre chiesto di dimettersi da una delle cariche che riveste e decidere da che parte stare: “dalla parte degli studenti o dell’industria bellica?”. La Petrucci (così come molti altri rettori universitari), infatti, è anche componente del comitato scientifico della Fondazione Med-Or, legata alla Leonardo Spa (azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza e che esporta armi in tutto il mondo, compreso Israele) e questo è palesemente in contrasto con il suo ruolo istituzionale che deve essere libero dalle ingerenze di un’industria di morte come quella bellica.
Esemplari sono state le iniziative di boicottaggio di alcuni prodotti come le arachidi israeliane presenti sugli scaffali dei negozi Coop o il boicottaggio dei prodotti farmaceutici Teva promosso dai Sanitari per Gaza. Così come molto importante è stato anche il presidio del 27 gennaio, “giorno della memoria”, davanti a Palazzo Vecchio (sede comunale) per denunciare il silenzio delle istituzioni, a partire dalla sindaca Sara Funaro, sul genocidio che si consuma oggi in Palestina e l’odiosa strumentalizzazione che viene fatta da anni di questa ricorrenza per giustificare l’oppressione sionista del popolo palestinese.
Rilevante è stata l’opposizione forte e decisa al convegno promosso a inizio febbraio dall’università di Tel Aviv con la presenza del sionista Marco Carrai (console onorario di Israele per Toscana, Emilia e Lombardia) e di due soldati israeliani. La mobilitazione ha imposto all’università fiorentina di fare un passo indietro e di dissociarsi dall’evento al quale ha partecipato “una docente, a titolo personale, nell’ambito della sua attività di ricerca”.
Mosso da queste mobilitazioni, si è espresso anche il sindaco di Sesto Fiorentino e membro della segreteria nazionale di Sinistra Italiana, Lorenzo Falchi, che ha chiesto al governatore Eugenio Giani di destituire Carrai da presidente della Fondazione dell’ospedale pediatrico Meyer, in quanto questo ruolo è evidentemente in conflitto con l’essere console di uno Stato illegittimo che sta perpetrando un genocidio principalmente contro donne e bambini. Analoga posizione è stata presa subito dopo anche da Caterina Arciprete, la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in consiglio comunale a Firenze.
Falchi non si è limitato a questa importante presa di posizione, ma ha patrocinato un’iniziativa organizzata da Firenze per la Palestina, ha firmato la petizione all’Unesco promossa dal Comitato No Comando Nato a Firenze e ha dato la disponibilità a sostenere il boicottaggio di alcuni prodotti israeliani.
Questa esperienza mostra come sia possibile inserirsi nelle contraddizioni del teatrino della politica borghese e spingere anche esponenti delle amministrazioni comunali su posizioni favorevoli agli interessi delle masse popolari.
È un esempio che il movimento in solidarietà con la resistenza palestinese può replicare in ogni città in cui è presente.
Ottima iniziativa!