Intervista a Laura Baiano segretaria della Sezione flegrea del P.Carc
Puoi dirci sinteticamente come si vive oggi nei Campi Flegrei?
I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva e vivono da anni il fenomeno del bradisismo, che è una deformazione del suolo: fasi di lento abbassamento si alternano a fasi di rapido sollevamento, accompagnate da terremoti e scosse di superficie. Per capirci, è come se il suolo “respirasse” e improvvisamente tremasse.
Negli anni si sono verificate varie crisi bradisismiche, tra le più recenti e note quelle del 1970-1972 e del 1982-1984. Emergenze che ebbero delle conseguenze non solo geologiche, ma anche sociali: divennero occasione di speculazione e attacco alle condizioni di vita delle masse popolari.
Oggi viviamo una nuova crisi bradisismica che, già dalla fine del 2023, ha alzato il livello di preoccupazione per una possibile risalita di magma e un’eruzione vulcanica. Dopo mesi di scosse, quella del 20 maggio 2024 ha allarmato tutta la popolazione, costretta ad abbandonare le abitazioni, a dormire in auto o per strada e a vedere le proprie case lesionate o comunque inagibili. Oggi siamo a circa mille sfollati. Questa emergenza ha portato alla nascita di comitati popolari, ce ne sono almeno quattro attivi e di una certa importanza, composti da abitanti spinti ad autorganizzarsi stante l’incapacità e l’inefficienza delle istituzioni. Basta pensare al fatto che il 20 maggio, durante la scossa, gli abitanti si sono riversati in strada presi dal panico e non hanno trovato né le Forze dell’Ordine né presidi di accoglienza, orientamento o soccorso. Tutto è stato delegato, ore dopo, a sparuti gruppi di volontari della Protezione Civile.
- Un approfondimento da Operai Contro del 3 giugno 2024 A POZZUOLI SI GIOCA SULLA VITA DELLA POPOLAZIONE
Che ruolo hanno le istituzioni nazionali e locali?
Alla fine del 2023 il governo ha approvato il primo “Decreto Campi Flegrei” che consisteva in una serie di misure preventive e stanziava 52 milioni ai Comuni interessati. Tra le misure: un piano di comunicazione alla popolazione, un piano straordinario di analisi della vulnerabilità degli edifici, verifica delle infrastrutture di trasporto e dei servizi essenziali e un potenziamento della Protezione Civile.
Nonostante il decreto, varato il 12 ottobre 2023, i primi controlli, superficiali e insufficienti sono stati effettuati soltanto dopo la scossa del 20 maggio 2024. Nel frattempo, tutti gli edifici pubblici e privati di interesse sociale – scuole, ospedali, fabbriche, ecc. – sono stati utilizzati senza alcun controllo. Soltanto il carcere femminile di Pozzuoli, probabilmente per evitare rivolte, è stato evacuato a seguito della scossa del 20 maggio.
L’informazione alla popolazione è stata debole e confusionaria, con un rimpallo di responsabilità tra enti locali e governo centrale riguardo a chi se ne doveva occupare e con dichiarazioni del ministro Musumeci del tipo che, abitando in quella zona, gli sfollati “se la sono cercata”.
Il sindaco di Pozzuoli, invece, prima ha tappezzato la città di tende per propagandare la vicinanza dell’amministrazione agli abitanti, poi ha fatto dietrofront su richiesta degli imprenditori locali che, nella “città bomboniera”, vedevano i propri affari disturbati dalla presenza degli accampamenti di sfollati.
In questo teatrino, le persone rimaste senza casa sono state stipate nel Palazzetto dello sport di Monteruscello, un quartiere di Pozzuoli. Chi ha deciso di non dormire in macchina è stato deportato temporaneamente in strutture alberghiere a decine di chilometri di distanza. Scaduti gli accordi con queste strutture, gli sfollati saranno di nuovo messi per strada, “supportati” dal Comune attraverso un misero contributo che non basterà neanche a pagare un affitto.
Ora su spinta delle assemblee, presidi e incontri istituzionali fatti dai comitati, in particolare del Comitato Emergenza Campi Flegrei che ha tenuto un incontro con Musumeci, il governo emanerà un nuovo decreto che prevede la nomina di un commissario straordinario per la gestione dell’emergenza.
A ogni modo la fiducia degli abitanti del territorio verso le istituzioni è pari allo zero. Dimostrazione ne è che all’ultima prova di evacuazione organizzata dalla Protezione Civile e dal Comune di Pozzuoli hanno partecipato solo trenta persone.
Che ruolo stanno avendo i comitati cittadini?
Alcuni comitati cittadini sono nati all’inizio delle scosse, alla fine del 2023, preoccupati dall’immobilismo delle istituzioni nell’attuare le misure varate nel primo decreto. Altri sono nati dopo il 20 maggio 2024, principalmente per denunciare e porre rimedio all’inefficienza delle istituzioni nel fronteggiare gli effetti più gravi di questa emergenza.
L’analisi dell’emergenza, le misure ritenute necessarie e la composizione di questi comitati sono molto varie. C’è chi promuove assemblee pubbliche e mobilitazioni per richiedere e imporre le misure urgenti e necessarie per la popolazione – contributi per gli alloggi, ristrutturazione delle case a carico dello Stato, interventi a sostegno degli sfollati, presidi sanitari e supporto fissi sul territorio, ecc. – come il Comitato Emergenza Campi Flegrei. C’è chi organizza momenti di approfondimento sul sisma e azioni di pressione sull’amministrazione locale per la messa in sicurezza degli edifici del territorio (con scioperi della fame e presidi fissi) come il Comitato Pozzuoli Sicura. C’è poi chi si sta organizzando per mettere in campo un’azione di controllo popolare sulle decisioni politiche e lo stanziamento delle risorse economiche (stop affitti e mutui, ecc.) come l’Assemblea Popolare sul bradisismo.
All’oggi, tutti i comitati sono uniti nel denunciare le inefficienze e la gestione criminale e speculativa delle istituzioni e nell’individuare misure necessarie per fare fronte all’emergenza.
Sappiamo che la Sezione flegrea del P.Carc sta intervenendo sulla questione: che tipo di contributo portate e quale linea promuovete?
Come Sezione flegrea siamo intervenuti sin da subito con un comunicato che metteva in chiaro la gestione criminale delle istituzioni, indicava alcune misure urgenti da mettere in campo e soprattutto che queste potevano essere attuate e imposte solo su spinta dell’organizzazione e della mobilitazione delle masse popolari.
In questo ragionamento ci è stato molto utile riprendere gli insegnamenti ricavati dalla pandemia: non accettare l’indicazione di “stare a casa, che andrà tutto bene”, ma organizzarsi da subito, senza delegare alle istituzioni, per risolvere dal basso i problemi attraverso il protagonismo popolare. Abbiamo ripreso l’orientamento delle brigate di solidarietà.
L’emergenza bradisismo, seppur diversa per fenomeno e natura, ha in comune con l’emergenza pandemia il fatto che sarà l’ennesima emergenza che istituzioni locali e governo centrale cercheranno di utilizzare per continuare ad affossare le masse popolari, per proseguire nell’opera di espulsione dei proletari dai centri abitati, per adottare leggi speciali per avere mano libera nella speculazione sulla vita e il futuro del territorio.
In questi mesi stiamo partecipando e sostenendo ogni iniziativa e azione di lotta promossa dai comitati popolari, mettendo al centro la linea del non delegare la sicurezza dei territori ai carnefici delle masse popolari, spingendo per l’unità delle varie anime della mobilitazione.
Siamo interni ai principali comitati in cui cerchiamo di supportare al meglio la parte più attiva, propositiva e che si predispone ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la popolazione. Lo facciamo nell’ottica di sviluppare e creare le condizioni per cui siano i comitati a decidere quali e quante misure vanno prese, quando e come debbano essere messe in campo. Ma soprattutto nell’ottica di spingere i comitati a mobilitarsi sin da subito per attuare le misure che è già possibile mettere in campo autorganizzandosi (sportelli popolari di mutuo sostegno, registro degli edifici lesionati, censimento degli sfollati, ecc.) e per pretendere, invece, dalle istituzioni, con la lotta e la mobilitazione, l’attuazione di quelle misure che non sono ancora alla nostra portata.
Questa è la traduzione pratica della linea del Governo di Blocco Popolare che stiamo sperimentando in questa emergenza.
Quali sono a tuo avviso gli aspetti di questa esperienza che sono più utili ai comunisti per approfondire un ragionamento sul loro ruolo e sul loro intervento?
Innanzitutto, abbiamo riscontrato una certa diffidenza da parte degli elementi avanzati delle masse popolari verso le organizzazioni politiche, in particolare verso i tentativi di “mettere il cappello” sulle mobilitazioni, di sostituirsi e mettersi in concorrenza con le avanguardie che emergono dai comitati, anziché sostenere la parte più avanzata.
Con le altre organizzazioni politiche impegnate in questa battaglia, in particolare con quelle del movimento comunista, stiamo conducendo una lotta contro queste tendenze. Lo facciamo perché l’aspetto principale non è l’autoreferenzialità dei comunisti, ma la scuola di comunismo e di organizzazione che dobbiamo promuovere tra le masse. Non si tratta di combattere la delega alle istituzioni promuovendo la delega ai comunisti, ma di sprigionare le potenzialità di cui le masse sono portatrici. È sulla base dell’esercizio di questo ruolo che i comunisti conquistano fiducia e autorevolezza, non scimmiottando vecchi atteggiamenti dei revisionisti moderni o della sinistra borghese che hanno fatto il loro tempo.
Insomma, dobbiamo far valere il principio che sono le masse popolare a fare la storia!
Siamo alle conclusioni, vuoi aggiungere qualcosa?
I nostri nemici di classe portano avanti un’opera incessante di intossicazione, cercando di instillare in noi la sfiducia nella vittoria, di seminare concorrenza e di metterci gli uni contro gli altri. In questa vera e propria guerra dobbiamo avere ben chiaro chi sono i nostri veri nemici e fare fronte comune per vincere. Divisi siamo deboli, uniti siamo tutto!