Mobilitarsi contro il governo della guerra, della finanziaria di guerra e dell’attacco al diritto di sciopero

Se lo sciopero è sotto attacco, contrattaccare!

Puoi scioperare essendo iscritto a qualunque sindacato, anche se non ha proclamato lo sciopero, e anche se non sei iscritto a nessun sindacato!

Il 17 novembre molte organizzazioni sindacali convergeranno per una giornata di sciopero e di lotta.

Sciopero generale nazionale del pubblico impiego, dei trasporti e della conoscenza proclamato da Cgil e Uil; sciopero generale nelle regioni del centro Italia, sempre proclamato da Cgil e Uil; sciopero generale del pubblico impiego proclamato da Usb, sciopero nel settore privato in solidarietà alla Palestina proclamato dal Si Cobas. Inoltre ci sono manifestazioni e scioperi indetti dai sindacati e dalle organizzazioni studentesche.

È la forma che sta prendendo il movimento delle masse popolari contro la legge di bilancio, la finanziaria di guerra e rapina, del governo Meloni.
Un movimento oggettivo iniziato settimane fa, passato dalla manifestazione del 7 ottobre a Roma della Cgil (“la via maestra”, per l’attuazione della Costituzione), passato dallo sciopero dei sindacati di base del 20 ottobre e dalle manifestazioni contro le basi e le installazioni militari del 21 ottobre, passato dalle tante manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese sparse per il paese e dal blocco delle armi destinate a Israele nel porto di Genova promosso dal Calp il 10 novembre. Un movimento che proseguirà con gli scioperi e le mobilitazioni già previste per le prossime settimane.

Questo è, nei fatti e al di là degli intenti degli organizzatori di ogni singola mobilitazione, un passo concreto nella costruzione di un fronte comune contro il governo Meloni, contro chi viola la Costituzione, contro chi vieta gli scioperi, contro chi sostiene le guerre criminali degli imperialisti Usa, sionisti e Ue sulla pelle delle masse popolari.
Lo sviluppo di questo fronte spaventa il governo Meloni. Giorgia Meloni e la sua cricca sanno che i lavoratori organizzati hanno la forza per cacciare il governo.
Ecco come e perché è nato l’attacco di Salvini e della Commissione Nazionale di Garanzia (composta da 5 personaggi nominati dal governo, sotto lo sguardo di Mattarella) allo sciopero del 17 novembre, la prima giornata delle cinque date previste: revoca dello sciopero nel settore aereo e riduzione da 8 a 4 ore di sciopero nel settore dei trasporti.
Sembra una “piccola limitazione”, invece è un attacco al diritto di sciopero di tutti i lavoratori. L’obiettivo del governo Meloni è indebolire il fronte della mobilitazione, depotenziarla e intimorire i lavoratori.
La precettazione dei lavoratori dei trasporti è un atto grave, ma è anche un’opportunità.

È un’opportunità che va colta per mandare in frantumi divieti, precettazioni e colpi di mano, gli strumenti su cui poggiano la “concertazione” e la finta “pace sociale” che grava solo sulle spalle dei lavoratori. Per questo è importante sostenere in ogni modo i lavoratori dei trasporti affinché prolunghino lo sciopero per 8 ore nonostante i divieti e la precettazione.

È un’opportunità anche per tutti gli altri lavoratori: scioperare in massa in tutti i settori e le regioni in cui è stato proclamato lo sciopero generale perché è nell’interesse di tutti i lavoratori che Salvini e la cricca del governo Meloni trovino una solida opposizione nelle aziende, nelle scuole e nelle piazze. È utile a tutti che il fronte comune si rafforzi facendo fronte a questo attacco (a questo proposito è esemplare la protesta dell’Usb nella sede della Lega a Roma).

Le multe sono carta straccia
La precettazione dello sciopero comporta una sanzione per il sindacato che non la rispetta. In alcuni casi anche una sanzione, una multa, per i lavoratori che non la rispettano e scioperano.
Questo è il motivo per cui, nel momento in cui scriviamo, Maurizio Landini è indeciso se cedere al colpo di mano di Salvini e della Commissione nazionale di garanzia.
Ragioniamo sul perché questa motivazione, se davvero fosse pretesto per sottomettersi alla precettazione dei lavoratori dei trasporti, sarebbe solo una scusa.
1. Se Cgil e Uil indicano di non sottomettersi alla precettazione e confermano lo sciopero di 8 ore anziché 4, decine di migliaia di lavoratori dei trasporti aderirebbero. Mettere in moto l’iter necessario a “condannarli” bloccherebbe tribunali, procure, uffici, ecc. a tempo indefinito. Le multe passerebbero “in cavalleria”, anche in ragione dei ricorsi che nel frattempo gli uffici legali di Cgil e Uil presenteranno, delle sentenze, degli appelli, ecc.
2. Cgil e Uil possono – dovrebbero, devono – farsi garanti di fronte a tutti i lavoratori (iscritti e non) che potrebbero essere multati. È una caratteristica ereditata dalla concertazione il pensare ognun per sé e al proprio orticello. E le casse di resistenza e di solidarietà gestite dalle organizzazioni sindacali NON SONO appannaggio del secolo scorso. Il sindacato che negli Usa ha diretto e vinto la battaglia contro le aziende automobilistiche [leggi: “Lo sciopero vince: risultati storici per gli operai dell’auto”] aveva preventivato “di spendere” per il sostegno ai lavoratori in sciopero 825 milioni di dollari. Non ha detto agli scioperanti “si salvi chi può” e infatti ha vinto.
Quindi bisogna essere concreti: se Cgil e Uil cercano una scusa per non rompere gli orpelli della concertazione (mentre governo e padroni sono invece all’attacco, ben decisi a romperli) allora diranno che la precettazione è ingiusta, ma per non compromettere gli operai è opportuno sottomettersi. Il che lascia facilmente prevedere che governo e padroni la prossima volta precetteranno di più, minacceranno di più, reprimeranno di più…
La strada per fare carta straccia delle multe esiste.

Quindi c’è una sola cosa da fare di fronte alla precettazione e di fronte ai tentennamenti di Cgil e Uil: estendere lo sciopero e rafforzarlo, concatenare la mobilitazione del 17 novembre con quella delle settimane successive per bloccare la legge di bilancio e cacciare il governo Meloni.

Le manifestazioni e i presidi del 17 novembre vanno usate per far montare la protesta e la mobilitazione, ma soprattutto per rafforzare l’organizzazione: discutere con i colleghi e con i lavoratori anche iscritti ad altri sindacati perché il governo Meloni intende fare orecchie da mercante rispetto alle rivendicazioni delle piazze.

Quindi bisogna che i lavoratori si coordinino meglio fra loro, si coordinino con gli studenti, con i movimenti ambientalisti, con i movimenti contro la guerra, con le associazioni palestinesi: bisogna usare lo sciopero generale in cinque giornate indetto da Cgil e Uil, gli scioperi già indetti dai sindacati di base e ogni altra mobilitazione per creare comitati unitari e intersindacali, autoconvocati, per promuovere una mobilitazione generale e uno sciopero unico che fermi il paese, riempia la capitale, assedi il palazzo e mandi a gambe all’aria il governo Meloni.

Il governo Meloni deve essere sostituto da un governo che fa gli interessi delle masse popolari. Non un governo dei “soliti noti” del Pd o del M5S, ma fatto da chi davvero ha intenzione di difendere la Costituzione, rigettare leggi come questa finanziaria, bloccare subito la partecipazione dell’Italia alle guerre della Nato e dei sionisti e contro l’economia di guerra imposta dalla Ue.

Se governo e autorità come la Commissione Nazionale di Garanzia cercano di impedire lo sciopero e precettano i lavoratori, sta ai lavoratori disubbidire, scioperare e far scioperare tutti i colleghi e le colleghe!

Difendiamo il diritto allo sciopero praticandolo, difendiamo la Costituzione applicandola!

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