Milano: da un lavoratore di una ditta di disinfezione

Riceviamo e pubblichiamo la lettera anonima di un operaio del settore delle disinfezioni, per due motivi: il primo per aprire una finestra su un settore particolare e mostrare come, anche in questo ambito, tutto poggia sullo sfruttamento della forza lavoro e la ricerca del massimo profitto; il secondo per evidenziare come i padroni che ingaggiano le ditte di disinfezione, se non ci sono i lavoratori a vigilare, puntano solo al massimo risparmio con buona pace della retorica del “siamo tutti uniti nella battaglia al Covid!”

Ciao compagni,
vi scrivo per aprire una finestra sulle condizioni di lavoro del nostro settore.
Una premessa importante: è ormai da un anno che noi siamo in prima linea contro la pandemia da Covid-19. Non ci siamo mai fermati, a parte qualche giorno di ferie ad agosto scorso. Da marzo a fine luglio abbiamo lavorato almeno 10 ore al giorno, per 6 giorni a settimana. Volevano farci lavorare anche la domenica, ma abbiamo detto no.
In quel periodo, in Italia, tutti i sistemi di protezione individuale (DPI) mancavano. Per fortuna non per noi, in quanto li usiamo, in molti casi, abitualmente.
All’inizio dell’emergenza pandemica abbiamo avuto migliaia di richieste di intervento, sia da clienti abituali che da nuovi.

Per quanto riguarda la nostra situazione sanitaria, un operaio è finito in rianimazione in condizioni critiche, mentre altri due sono stati ricoverati ma, per fortuna, non erano gravi. La politica aziendale pretendeva che appena ti reggevi in piedi dovessi rientrare a lavorare e così è avvenuto. Anche il collega gravemente malato è rientrato dopo soli 4 mesi. Ma per quanto riguarda i tamponi, zero! Da noi non sono stati fatti. Chi li ha eseguiti si è arrangiato privatamente. I padroni si lavano la coscienza provando la febbre a chi va in ufficio, questo è tutto!

Per tornare alla situazione pandemica devo fare una precisazione importante: all’inizio, solo noi imprese di disinfezione operavamo contro il Covid-19. Poi la legge del mercato libero e non controllato ha fatto sì che anche le imprese di pulizia potessero fare le sanificazioni, che sono cosa diversa dalle disinfezioni. Questa soluzione ha preso piede perché proposta chiaramente a prezzi inferiori.
Oggi non ci sono più le migliaia di richieste della prima fase, viaggiamo su qualche decina al mese. Le uniche aziende che hanno continuato a fare disinfezioni a cadenza mensile, almeno fino a giugno 2021, sono state quelle grandi in cui sono presenti i sindacati.
C’è un altro aspetto che mi preme sottolineare: ormai nessuno richiede disinfezioni generali, ma solo localizzate. Il ragionamento è: “in questo ufficio c’è stato un contagiato, trattate solo questo ambiente”, ma chiaramente, in questo modo, la sicurezza per i lavoratori è pari a zero.
Questa la situazione nella mia azienda, ma so da colleghi che lavorano in altre aziende (e sono ormai centinaia) che anche loro vivono le stesse problematiche.

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