Pubblichiamo l’intervista rilasciata all’Agenzia Stampa “Staffetta Rossa” dalla Brigata Volontaria nata ufficialmente nelle Marche lo scorso settembre. Abbiamo chiesto ai compagni di raccontarci la loro esperienza di organizzazione per far fronte all’emergenza Covid data la gestione scellerata che di essa ha fatto e continua a fare il Governo Conte 2.
La nascita di nuove Brigate in tutto il paese è manifestazione della necessità che le masse popolari hanno di organizzarsi dal basso per far fronte alla crisi sanitaria, economica e sociale dalla quale sono state investite a causa dell’incapacità del Governo nazionale e locale di salvaguardare gli interessi della popolazione a vantaggio di quelli dei capitalisti.
Per rafforzare e coordinare le tante esperienze di organizzazione territoriale consigliamo la lettura di alcune interviste pubblicate nelle scorse settimane sul nostro sito, come quella rilasciata dal “Comitato Perugia Solidale” (link) dove i compagni ci parlano di come si è strutturato il comitato e dei metodi di lavoro elaborati per rendere efficace la loro attività.
E quella di “Giovani in Solidarietà” di Colle Val d’Elsa – Siena (link) dove i ragazzi raccontano della loro partecipazione diretta nella campagna elettorale in occasione delle elezioni regionali che si sono svolte in Toscana a fine settembre 2020 per mettere alla prova fin da subito i candidati sulle promesse fatte.
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Le Brigate in tutta Italia sono nate con la parola d’ordine “siamo il popolo che aiuta il popolo”. Sviluppare il coordinamento tra le Brigate e gli altri organismi operanti sui territori (organizzazioni operaie, associazioni ambientaliste, collettivi studenteschi, ecc.) per alimentare la costruzione di una rete di pubblico supporto che nasce dalle esigenze dei cittadini è fondamentale per estendere a ogni ambito della vita sociale l’attività di pubblica assistenza offerta dalle Brigate.
Che genere di organizzazione avete adottato dalla vostra nascita? Di quali strumenti pratici vi servite per svolgere la vostra attività (raccolta generi alimentari, farmaci, ecc.)?
Durante i mesi del primo lockdown ci siamo organizzati come gruppo di volontari nell’ambito di una associazione culturale che ci ha offerto “ospitalità” per avere un minimo di struttura formale per poter essere autorizzati a circolare e per stabilire relazioni con il Comune e la Protezione Civile locale.
Come la popolazione locale ha accolto la vostra disponibilità ad attivarvi per il benessere collettivo?
Il progetto è stato accolto con molta simpatia, abbiamo ricevuto tante richieste di partecipare come volontari e volontarie. A volte c’è stato anche un pò di stupore perché generalmente le attività di sostegno alla popolazione vengono condotte sempre dalla Caritas o dalla Protezione Civile e invece con noi si manifestava un soggetto laico e popolare.
Siete riusciti a coinvolgere attivamente comitati in difesa della salute e istruzione pubblica, contro il consumo di suolo, per il trasporto pubblico efficiente e accessibile, ecc.?
Sinceramente no, non abbiamo avuto il tempo nella prima fase del lockdown e successivamente non siamo riusciti più di tanto a fare rete nel territorio con questi soggetti che sono attualmente piuttosto deboli e poco incisivi. Stiamo attraversando una fase di grande dispersione e debolezza delle forze popolari e anticapitaliste nelle Marche.
Come Brigate volontarie per l’emergenza – Marche siete attivi ufficialmente da settembre ma avete prestato supporto alle famiglie di Senigallia fin da marzo, subito dopo l’imposizione del lockdown nazionale.
Quali passi avete fatto finora nell’ambito dell’assistenza alla popolazione locale?
Quali progetti avete messo in campo per fronteggiare urgentemente le difficoltà date dall’emergenza sanitaria, aggravata questa da una crisi economica e sociale senza precedenti?
Ti rispondo ad entrambe le domande: il primo passo dopo Settembre è stato quello di ri-strutturare il progetto attorno alla forma giuridica della OdV: una associazione di volontariato riconosciuta a livello regionale che ci permettesse di dare maggiore solidità e continuità al nostro impegno nel campo del mutualismo. Poi siamo partiti con un piccolo progetto di assistenza a domicilio per le spese di alimenti e medicine a favore di chi non poteva uscire di casa per motivi di salute. Abbiamo in preparazione anche un progetto di sostegno educativo per l’età delle elementari e medie che rappresenta un evoluzione del centro estivo popolare che abbiamo messo in campo con successo tra Giugno ed Agosto scorsi.
Anche nelle Marche la lotta per tenere aperti gli ospedali – pensiamo a quello di Senigallia ma anche al “Madonna del Soccorso” di S. Benedetto del Tronto e altri – è uno dei fronti caldi in un periodo di gravi deficienze strutturali del SSN e locale dovute ai programmi “lacrime e sangue” applicati indistintamente dai governi di centro-destra e centro-sinistra negli ultimi trent’anni.
Ad oggi, qual è la situazione epidemiologica delle Marche? Come stanno funzionando le strutture ospedaliere che accolgono i malati di COVID-19? Il servizio sanitario regionale è adeguato per combattere il coronavirus rispetto all’organico del personale medico-sanitario, strutture disponibili, investimenti, medicina preventiva e territoriale?
Nelle Marche che sono una piccola regione i contagi hanno raggiunto livelli gravi all’inizio di Novembre e infatti la regione è passata dalla zona gialla a quella arancione. Le strutture ospedaliere reggono, ma la medicina territoriale è in grande affanno. Nelle USCA, le unità assistenziali sul territorio stanno lavorando sia medici giovani che medici più esperti e da quello che sentiamo hanno una discreta efficienza. Purtroppo il primo atto del nuovo governo regionale di destra è stato quello di finanziare più di 120 posti letto per malati Covid in strutture private del mondo cattolico senza porsi minimamente il problema di potenziare il pubblico.
Negli ultimi giorni, abbiamo saputo che le Brigate di Quarto (provincia di Napoli) hanno avviato una collaborazione stretta con due medici e un infermiere per realizzare visite domiciliari gratuite ai pazienti COVID-19 locali dimenticati dalle strutture sanitarie locali.
Avete pensato anche voi di allargare ulteriormente il campo di attività delle BdS alla sanità o altre problematiche gravi quali disoccupazione ed emergenza abitativa, iniziando ad attuare da subito quelle misure che possono già essere adottate con i mezzi che avete a disposizione?
Al momento non abbiamo le forze per entrare in azione su altri campi come la perdita del lavoro o della casa. Quello che stiamo facendo è preparare una rete di sostegno a situazioni di povertà alimentare sia con distribuzioni dirette che con la messa in rete e la distribuzione delle risorse che già ci sono.
Che rapporto avete instaurato con la nuova amministrazione comunale di Massimo Olivetti? Vi ha aiutati oppure si è messa di traverso? Come sta affrontando la situazione?
Per noi la nuova amministrazione rappresenta l’espressione politica più becera del neofascismo e del sovranismo locale e non abbiamo intenzione di stabilire rapporti. Manteniamo relazioni funzionali alle nostre attività associative con gli uffici comunali preposti ma niente di più. Pensiamo che sia ancora più urgente visto il quadro politico essere presenti nel mondo delle associazioni di volontariato per dare una risposta di presenza e vicinanza alle classi popolari che se anche hanno votato in massa per i sovranisti non sono del tutto allineate con la loro ideologia. Il rischio è che anche in ambito sociale i neofascisti inizino a fare spazio alle loro associazioni come è avvenuto da tempo ad Ascoli e Fermo e come sta avvenendo a Macerata.
Le Brigate sono nate sull’onda dell’emergenza sanitaria a marzo, consapevoli che la crisi economica, sociale, ecologica in cui versa il nostro paese non sarebbe finita con la sconfitta della pandemia. Esse sono organismi che raccolgono la parte più generosa e determinata della popolazione che vuole darsi gli strumenti per conquistare una maggiore giustizia sociale, la partecipazione sempre più ampia delle persone al patrimonio collettivo del paese e, progressivamente, la gestione in presa diretta delle vertenze che si sviluppano su ogni territorio.
Esse hanno dimostrato che chi si organizza riesce ad arrivare più lontano e ad agire più efficacemente di quanto facciano governo e amministrazioni locali, che è possibile, necessario e utile fare gli interessi della gran massa della popolazione senza sottostare alle direttive di Confindustria o ai DPCM del governo Conte 2.
In base a quanto avete realizzato fino ad oggi, quali prospettive avete per il medio-lungo termine?
Vogliamo crescere a livello regionale come una realtà di riferimento per l’intervento mutualistico nelle emergenze combinando una crescita del livello di formazione operativa e politica dei nostri soci e volontari.
Che tipo di consigli dareste ad altre Brigate per sostenere l’attività durante la seconda ondata e svilupparne il lavoro sulla base degli insegnamenti che avete ricavato dagli ultimi mesi di attività?
E’ fondamentale essere aperti ed accoglienti verso chi vuole attivarsi in questa fase a servizio ed a sostegno della comunità, senza perdere la nostra identità anticapitalista e radicale ma con la capacità di mettere da parte il gergo ideologico, gli atteggiamenti minoritari e con molta umiltà perché nel mondo della solidarietà si trovano anche tante persone valide e capaci che possono trovare in noi un interlocutore ed un progetto nel quale crescere insieme.