[Roma] Ai morti del decreto Minniti bisogna rispondere con la mobilitazione rivoluzionaria

Nell’articolo [Italia] Decreto Minniti: la vostra repressione rafforza la nostra lotta!del 4 aprile scrivevamo: “La stretta repressiva dello Stato, come detto, aumenta e via via che la mobilitazione popolare si fa largo in tutto il paese tanto più aumenterà rivolgendosi non più solo ai comunisti e alle avanguardie di lotta ma sempre più al resto delle masse popolari a partire dalle fasce più deboli e oppresse: donne, giovani, immigrati, omosessuali ecc. Espressione di questo processo in corso è il decreto Minniti, di cui si parla tanto negli ultimi tempi.”

Gli effetti del decreto Minniti, che da strumento di “prevenzione” e di “disinnesco” della mobilitazione popolare si è aperto a strumento per continuare con più veemenza la mobilitazione reazionaria contro gli immigrati, non tardano ad arrivare. Dopo la retata di ieri alla stazione centrale di Milano, oggi il rastrellamento a Trastevere ha causato il suo primo morto: Magat.

Il governo centrale, a prescindere dal colore della sua bandiera, è oggi il principale promotore della mobilitazione reazionaria, con le sue manovre che puntano ad attuare misure di lacrime e sangue, di emarginazione sociale, di discriminazione.

Ma la borghesia imperialista ha molte riserve nel procedere sulla strada della mobilitazione reazionaria aperta, quando è stata costretta ad innescare due guerre mondiali per uscire dalla sua prima crisi generale ha perso (anche se solo temporaneamente) il controllo su 1/3 del pianeta passato nel blocco socialista, ha dato via a rivoluzioni e lotte di indipendenza e liberazione, ha alimentato il processo rivoluzionario in tutto il mondo. Nonostante ciò, è costretta dalla crisi nella sua fase acuta e terminale a concentrare la sua azione verso le fasce più deboli della società, verso quegli elementi delle masse popolari meno tutelati e meno difendibili: in questo caso la componente più esposta e colpita sono gli immigrati. In tutto questo marasma “La mobilitazione reazionaria e la mobilitazione rivoluzionaria sono due vie alternative, in concorrenza e antagoniste, entrambe possibili sulla base delle condizioni imposte dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale. Per sua natura e per il ruolo di dominio che ha sulla società, la borghesia imperialista non ha altra strada che creare le condizioni e in una certa misura promuovere la mobilitazione reazionaria, ma l’affermazione di un regime assimilabile per contenuto a un “moderno fascismo” può passare solo da una rottura del sistema politico, una “rivoluzione reazionaria”. La tendenza è oggettivamente quella e quello sarà lo sbocco, se la borghesia imperialista non sarà sconfitta e soppiantata dalla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari ad opera dei comunisti, dalla rivoluzione socialista.
Per questo motivo dobbiamo spingere principalmente sulla lotta contro la borghesia e le autorità della Repubblica Pontificia e contro il degrado generale a cui sono costrette le masse popolari italiane e immigrate, partendo dall’applicazione delle parti democratiche della Costituzione, dalla lotta per un lavoro utile e dignitoso per tutti e un reddito conseguente per tutti quelli che lavorano. Questa è la strada per prevenire la mobilitazione reazionaria e favorire quella rivoluzionaria”.
Da Resistenza 04/2017

Concretamente oggi si traduce nel rendere i focolai di lotta esperienze di nuovo potere, vuol dire coordinare le organizzazioni operaie e popolari esistenti, favorirne la nascita dove non ci sono, per costruire la rete di nuova governabilità del paese che metta al centro gli interessi delle masse popolari, che punti a costruire un Governo d’Emergenza Popolare: solo in questo modo possiamo avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese.

***

I rastrellamenti di Minniti uccidono a Roma un lavoratore senegalese

Mercoledì 03 Maggio 2017 16:04

In mattinata a Trastevere degli agenti della guardia di finanza, con il pretesto di comprare un paio di scarpe da alcuni venditori ambulanti, avevano dato avvio a un’operazione contro gli abusivi della zona. Commercianti ma soprattutto persone abusive. La retata si è presto trasformata in caccia all’uomo per Trastevere, un altro rastrellamento come quello che ieri ha interessato la stazione centrale di Milano, voluto, preparato e organizzato dalla regia politica del ministero degli Interni e dai dispositivi da questo predisposti con le leggi Minniti-Orlando.

Nel primo pomeriggio Magat, un lavoratore senegalese, preso dal panico, si è dato alla fuga. Braccato da alcuni agenti della polizia di Roma Capitale è stato da questi raggiunto, sgambettato, e fatto rovinare al suolo. Cadendo Magat ha battuto la testa è morto in una pozza di sangue in via Beatrice Cenci come raccontano i suoi amici. Dopo poche ore la rabbia dei lavoratori senegalesi è cresciuta. Mentre scriviamo il lungotevere è bloccato all’altezza di via Arenula da una cinquantina di ragazzi, fratelli di Magat, lavoratori oggetto del rastrellamento. La polizia è tesa, schierata in assetto antisommossa e sembra intenzionata a voler rimuovere il blocco e sedare la giusta protesta. L’appello è a raggiungere il blocco.

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