Corrispondenza di un compagno del P.Carc

Sciopero e picchetti per il contratto! Mobilitazione alla Beko di Cassinetta (VA)

In occasione dello sciopero provinciale di otto ore per il Ccnl dei metalmeccanici, proclamato dai sindacati confederali il 21 febbraio, siamo andati ai cancelli della Beko (ex Whirlpool) di Cassinetta (VA). Le Rsu hanno deciso di presidiare i cancelli fin dal mattino per tenere i riflettori accesi sulla vertenza in corso nel loro gruppo. Si tratta di migliaia di licenziamenti che coinvolgono il loro stabilimento e gli altri presenti in Italia: uno a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, e uno a Siena.
Alle 5.30 del mattino i delegati sindacali, le Rsu e qualche lavoratore avevano già bloccato le due entrate principali dello stabilimento. Il blocco era formato da circa quindici persone per cancello, divise tra iscritti Fiom, Fim e Uilm. Dalle 5.30 alle 9.30 sono stati bloccati una decina di Tir diretti in fabbrica, mentre in azienda sono riusciti a entrare solo una decina di operai del settore forni su un totale di quasi duemila dipendenti. Gli altri che volevano entrare sono stati invitati caldamente a non farlo e questo ha permesso di scioperare anche a una cinquantina di lavoratori in staff leasing, che sono fra i più ricattabili.
Al presidio non è mancata la solidarietà dei pensionati ex Whirlpool che hanno lasciato pagato caffè a volontà per tutti i partecipanti al presidio in cerca di ristoro.
Il clima che si respirava era contrastante. Da una parte c’era attesa rispetto al tavolo di crisi per la vertenza previsto per il 24 febbraio a Roma, dall’altra la consapevolezza che il processo di smantellamento è comunque in atto e che se non si inverte a stretto giro la politica industriale, ci si troverà nuovamente a lottare contro la chiusura.
Parlando con alcuni delegati è emerso che in fabbrica è determinante fare un lavoro uomo a uomo, in particolare sui giovani cercando di parlare il loro stesso linguaggio, in quanto spesso i diritti o le conquiste sul contratto collettivo sembra cadano dal cielo, quando invece la lotta è determinante. Lo è stata in passato, come lo è oggi.
Questo modo di intervenire produce dei risultati, tanto che, come ci hanno raccontato, anche alcuni lavoratori precari scioperano e partecipano ai picchetti.
Gli operai sono convinti che il governo e la multinazionale cerchino di sfiancare la lotta e dividere gli operai. Un risultato di questo, come ci hanno fatto notare, lo si vede nella scarsa presenza ai cancelli dei lavoratori (nonostante l’altissima adesione allo sciopero) rispetto agli scioperi dello scorso autunno.
Fare in modo che gli operai partecipino non è semplice. Spesso, con gli accordi per gestire i cosiddetti esuberi, le “vecchie guardie” vengono mandate in prepensionamento. Per questo è importante che si mantenga il filo rosso e si trasmetta in fabbrica quella che gli operai definiscono la “coscienza sociale”, una coscienza che va oltre le otto ore di lavoro e si traduce, per esempio, nel sostenere i colleghi quando vivono momenti difficili.
Una lavoratrice di un’azienda d’appalto era molto arrabbiata contro il governo che “non fa niente”; ci ha raccontato che il ministro Giorgetti abita a circa 3 km dallo stabilimento e non si è mai fatto vedere.
Un punto su cui gli operai hanno insistito è che la lotta per il Contratto nazionale deve essere un’occasione per rafforzare le lotte in corso contro lo smantellamento dell’intero apparato produttivo, dal settore auto a quello degli elettrodomestici. Quella per il contratto è una lotta che coinvolge i lavoratori di diversi settori ed è quindi più facile estenderla e renderla collettiva, andando al di là delle richieste di aumento in busta paga.
In chiusura, riporto una nota significativa: qualche giorno fa i sorci di Casapound hanno affisso nella notte un grosso striscione di solidarietà agli operai, nel giro di breve è stato rimosso dagli operai stessi.

***

Intervista a Luciano Frontera – Rsu

Oggi facciamo sciopero nel quadro della mobilitazione provinciale dei sindacati confederali: è previsto un presidio alla Leonardo, ma abbiamo deciso di tenere il presidio anche qui a Cassinetta per dare visibilità alla nostra vertenza e trasmettere un segnale.
La nostra vertenza è partita a settembre 2024 e a novembre ci hanno presentato un piano industriale che prevedeva in tutti gli stabilimenti italiani 1.935 esuberi tra gli operai, più 700 tra gli impiegati.
Abbiamo messo in campo varie iniziative di lotta: presidi davanti alla portineria, ma anche cortei per le vie del paese, e di fronte alla mobilitazione l’azienda ha presentato un nuovo piano industriale che, però, per noi è ancora pesante: 350 esuberi solo a Cassinetta, a fronte dei 541 precedenti, e sempre 700 esuberi tra gli impiegati, senza specificare quanti di questi saranno a Cassinetta. Il vecchio piano industriale prevedeva anche la chiusura degli stabilimento di Comunanza e Siena, oltre alla chiusura di due linee produttive qui a Cassinetta, ma nel nuovo piano industriale non c’è chiarezza sulla sorte degli altri due stabilimenti.
Vista la situazione, tutti gli stabilimenti italiani sono uniti nella mobilitazione, c’è una sorta di coordinamento: puntiamo a raggiungere la situazione per cui, se davvero fosse dimostrata l’esistenza degli esuberi, puntiamo a trattarli tutti insieme, senza licenziamenti e senza chiusura di stabilimenti.
È chiaro che è un risultato difficile, ma se effettivamente si riesce a rimanere uniti nella lotta, è un risultato possibile.
Questa lotta si sposa con quella per il Ccnl perché abbiamo bisogno non solo di risolvere la vertenza Beko, ma anche di un piano industriale a livello nazionale che consenta lo sviluppo del settore metalmeccanico e manifatturiero in generale, considerando che il settore degli elettrodomestici, insieme al settore auto, è quello più coinvolto nella crisi industriale del nostro paese.

Rispetto alla lotta per la difesa dei posti di lavoro avete ricevuto solidarietà anche da altre aziende del circondario?
Sì, certo. In un nostro sciopero a dicembre abbiamo fatto un presidio a Cassinetta con un’assemblea a cui hanno partecipato e dato il loro sostegno altre aziende, non solo dell’indotto ma anche fuori dal perimetro di produzione di Cassinetta. Anche al corteo hanno partecipato delegazioni di colleghi operai che lavorano in altre fabbriche. Quindi è una vertenza che sta avendo il sostegno anche di altre aziende e questo, in un certo modo, dimostra la sua importanza: una multinazionale che pretende di spostare la produzione da una parte all’altra ha effetti incalcolabili anche sulle aziende più piccole del circondario, dell’indotto… che poi hanno meno operai e sono meno sindacalizzate…

Il 24 febbraio ci sarà un incontro con il governo, che iniziative pensate di mettere in campo prima e dopo?
Abbiamo fatto sciopero e assemblea l’11 febbraio dopo l’incontro del 10. Le iniziative che faremo dal 25 in poi, quindi dopo l’incontro del 24, dipendono anche dalle cose che emergeranno.
Al momento, ripeto, l’azienda ci ha prospettato il mantenimento delle due linee che nel vecchio piano voleva smantellare, riducendo gli esuberi da 541 a 350 e mantenendo però il numero di esuberi a livello impiegatizio. Quindi non si escludono altre iniziative, sia attraverso assemblee in sciopero che presidi; valutiamo di volta in volta come coinvolgere i lavoratori nella lotta in base alle comunicazioni che ci vengono date.

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