Proseguono nel nostro paese le mobilitazioni promosse dal movimento di solidarietà con la resistenza del popolo palestinese.
Per il 21 febbraio Giovani palestinesi d’Italia (GPI), Unione democratica arabo palestinese (UDAP) e Associazione dei palestinesi in Italia (API) hanno lanciato una mobilitazione nazionale in risposta alla presentazione del piano Trump, secondo il quale gli Usa dovrebbero prendere il controllo della striscia di Gaza deportando i palestinesi in altri paesi e puntando a fare della Striscia di Gaza un insediamento di coloni.
La chiamata è consistita in una spinta a promuovere e organizzare presidi contro l’occupazione Usa e sionista della Palestina e per fermare la complicità dell’Italia, prendendo di mira centri di potere Usa, basi militari Nato e aziende di guerra. Presidi si sono svolti a Roma davanti all’ambasciata Usa, a Milano davanti al consolato Usa, a Napoli davanti alla fabbrica della Leonardo, a Torino dove è stato occupato il politecnico e a Firenze, in piazza dell’Indipendenza, dove già si era tenuto un presidio lo scorso 15 febbraio davanti all’ambasciata Usa.
Ecco una carrellata delle iniziative di giornata pubblicato da Udap
Un importante fronte di lotta è poi la campagna in solidarietà a Anan Yaeesh, da oltre un anno tenuto sotto sequestro dal governo Meloni in ossequio degli ordini dello stato illegittimo d’Israele, per cui si stanno svolgendo presidi in tutto il paese, come quello dello scorso 9 febbraio organizzato dal Coordinamento ternano per la Palestina a Terni.
Per la sua liberazione si è tenuta un’assemblea nazionale il 16 febbraio con l’obiettivo di coordinare e unificare la campagna in corso. Con questa iniziativa i promotori dell’assemblea rendono la campagna strumento di lotta contro i sionisti e il governo Meloni loro complice in tutto il paese e marciano per coordinare le forze a questo scopo.
Fare fronte alla repressione è una scuola di lotta di classe
La classe dominante conta molto sul potere deterrente della repressione. Ma la repressione non è affatto utile a fiaccare la mobilitazione e la lotta, affrontata con spirito battagliero è anzi una scuola di lotta di classe per chi ne è colpito e, più in generale, alimenta la mobilitazione delle masse popolari. Cosa vuol dire spirito battagliero?
1. Imparare a resistere alla repressione. Non desistere dalla mobilitazione, ma dare continuità all’attività politica e sindacale, tenere in mano l’iniziativa politica, non affidarsi “alla giustizia”.
2. Lottare contro la repressione. Denunciare su larga scala le operazioni repressive; gli abusi degli apparati repressivi contro le masse popolari e le loro organizzazioni.
3. Chiedere e dare solidarietà. Chiamare le masse popolari a esprimere solidarietà verso gli organismi e gli individui colpiti dalla repressione. La solidarietà è un’arma perché è un deterrente contro l’aumento dell’azione repressiva, ma anche contro la sfiducia e la rassegnazione al fatto che “il nemico è troppo forte”. La solidarietà educa alla coscienza di classe e alla lotta di classe.
Per aderire, sostenere e seguire gli sviluppi della campagna con Anan Yaeesh è possibile mettersi in contatto alla pagina del Comitato Free Anan [email protected], alla pagina Facebook Free Anan e su Instagram alla pagina @free_anan.
Per il movimento di solidarietà alla resistenza palestinese questi sono passi decisi e unitari per far proseguire la lotta per la liberazione della Palestina e per dare il contributo maggiore che è possibile dare alla sua resistenza: rovesciare il sistema politico dei sostenitori e complici dei sionisti, di chi fa affari con l’occupazione, degli agenti dell’entità sionista che operano in Italia e dei promotori di leggi reazionarie e securitarie come il ddl1660.
Assumere questo ruolo nel nostro paese significa lavorare ordinariamente in ogni città per portare le masse popolari a convergere nella lotta per cacciare dal governo i sostenitori e i complici dei sionisti,. per cacciare tutti quelli che speculano sull’occupazione della Palestina e gli agenti sionisti che fanno affari in Italia. Per far confluire su questi obiettivi singoli e organismi che lottano per la Palestina, contro l’imperialismo Usa e contro il governo Meloni e le sue leggi antipopolari costruendo un fronte di forze compatto che sia capace non solo di resistere al governo Meloni, zerbino di Nato e dei sionisti, ma di approfittare della sua debolezza per rendere ingovernabile il paese fino a cacciarlo. Queste le migliori prospettive che il movimento di solidarietà con il popolo palestinese deve darsi.