Dichiarazione di Lino Parra al processo di Lanciano

Il futuro non ce lo regala nessuno, sta a noi prendercelo!

Oggi in quest’aula si tiene la quarta udienza del mio processo, un processo che costa ai contribuenti e a me molti soldi e che è uno schiaffo in faccia a tutti i familiari e lavoratori che subiscono le conseguenze dei cosiddetti “incidenti sul lavoro”. In Italia, fino ad oggi, sono morti 928 lavoratori per infortuni sui luoghi di lavoro (tutti registrati) e 1334 se si aggiungono i morti in itinere e sulle strade di categorie non Assicurate a INAIL e in nero. 1 su tre aveva oltre i 60 anni.

Nonostante le promesse degli imprenditori e le lacrime di coccodrillo delle istituzioni sul fatto che non si può e non si deve continuare a morire così, secondo i dati aggiornati dell’Inail, rispetto allo stesso periodo del 2023, i morti sono aumentati del 25%.

Non c’è giorno che un lavoratore, che esce di casa per guadagnarsi onestamente di che vivere, non faccia più rientro oppure ritorni gravemente invalido dai suoi familiari.

Perché ero ad Atessa il giorno in cui sono stato identificato? Ero alla Sevel per volantinare, per invitare gli operai a organizzarsi, perché è dalla nostra organizzazione che dipende il nostro futuro, perché solo con l’organizzazione degli operai e dei lavoratori le leggi sulla sicurezza, di cui oggi si fa carta straccia, possono essere finalmente applicate.

Quel giorno, era il 4 giugno 2021, due poliziotti, che a sentir loro passavano casualmente di là, hanno pensato bene di identificarmi e poi anche di denunciarmi. Ricordo al giudice che era passato appena un mese dalla morte di Luana D’Orazio, uccisa in una fabbrica di Montemurlo, a Prato, il 3 maggio 2021. Ho chiesto ai poliziotti perché non erano a indagare sulla morte degli operai, su chi ha ammazzato Luana D’Orazio, invece che a perdere tempo con me. Questo ho detto. È, forse, una frase ingiuriosa? Ingiuriosa per chi? Non credo di esagerare nel dire che i morti sul lavoro sono stati “assassinati dai padroni e dalla legge del profitto” e che l’omicidiodi Luana lo mostra con chiarezza. Il padrone aveva manomesso la macchina che l’ha assassinata per produrre di più in meno tempo. Aveva disattivato per questo i sistemi di sicurezza. Quante volte sarà successo prima che Luana perdesse la vita? Quante volte succederà ancora? Io sono un ex lavoratore delle Ferrovie e ho lavorato per 40 anni nella manutenzione. Quando sono stati travolti dal treno i miei colleghi a Brandizzo ho sentito la rabbia salirmi in corpo mentre osservavo il coro degli avvoltoi e coccodrilli di turno che provava ad addossare tutta la responsabilità alla Sigifer mentre già pensavano a come trarre profitto anche da questa tragedia. Quale è stata la mossa di RFI dopo le lacrime? Smantellare le squadre della manutenzione che hanno ridotto a due o massimo tre operai e assistere all’ennesimo assassinio di un operaio 47enne che lavorava per una ditta appaltatrice di Rfi investito da un treno nel Bolognese. Ma i dirigenti di RFI non “piangevano” dicendo che bisognava rafforzare la sorveglianza alle ditte in appalto??

Ma se le ricorda, lei giudice, le risate degli imprenditori intercettati che, a poche ore dal terremoto dell’Aquila, già pregustavano l’ennesima speculazione?

Bugie e menzogne per nascondere la verità di un sistema marcio fino al midollo, fatto di appalti e subappalti al ribasso, turni massacranti, tempi di lavoro assurdi, stipendi da fame, riduzione massiccia del personale, esternalizzazione delle attività e scarsa professionalità delle ditte alle quali vengono assegnati i lavori. La strage nel cantiere Esselunga a Firenze, del 16 febbraio scorso, ne è stata l’ennesima dimostrazione! Come lo è, sicuramente, anche la strage che si è consumata nella centrale idroelettrica di Bargi. Come lo è la strage di Ercolano e quella avvenuta alla Toyota di Borgo Panigale. Siamo stanchi, signor giudice! I familiari delle vittime sono stanchi! I colleghi dei morti sul lavoro sono stanchi! È stanco il popolo italiano che paga, in mille modi diversi, gli appetiti e la sete di profitto di un pugno di pescicani e di sindaci che fanno finta di non essere a conoscenza delle fabbriche senza regole di fuochi d’artificio. Ma cosa faceva il sindaco di Ercolano per guadagnarsi lo stipendio, per tutelare la salute e la sicurezza dei suoi cittadini?

La lista di lavoratori assassinati e finanche di ragazzi sacrificati sull’altare dell’alternanza scuola-lavoro è così lunga che a scriverla tutta non mi basterebbe l’inchiostro e questa lista mostra chiaramente che chi governa questo paese si arricchisce sulla nostra pelle… e se ci scappa il morto poco importa! C’è sempre il “morto a punti”, più morti meno punti sulla patente. Come dire che la morte di Luana vale come togliere punti sulla patente per un verbale di divieto di sosta!!

C’è da dire, signor giudice, che spesso le sentenze sono una vergogna per la nostra stessa Costituzione, come quella emessa nel caso dell’omicidio di Lorenzo Parelli ucciso all’età di 18 anni l’ultimo giorno di stage. Per il tribunale, infatti, la vita di Lorenzo Parelli valeva una multa all’azienda (la Burimec Srl di Lauzacco, in provincia di Udine) di 23mila euro e un patteggiamento che da 3 anni si trasformerà in un nulla. Anche la titolare della fabbrica dove fu assassinata Luana d’Orazio patteggiò: solo 1 anno e 6 mesi per aver tolto i dispositivi di sicurezza in moda da poter guadagnare di più sulla vita di una giovane operaia!!! E tutto questo mentre andava in scena l’assemblea degli Stati generali della Salute e Sicurezza sul lavoro: un teatrino messo in piedi dalle istituzioni!

Il decreto 1660 vuole mettere in galera chi lotta per la propria dignità, per difendere il proprio posto di lavoro, l’ambiente, la sanità pubblica, il diritto ad una casa ma di fatto assolve gli assassini di operai, dei giovani studenti sfruttati senza retribuzione attraverso l’alternanza scuola lavoro

Nel 2010 l’allora ministro dell’economia Tremonti dichiarò spudoratamente la linea dei padroni e delle loro autorità e disse: “Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili (…), robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci”.

Il mio processo si inserisce in questo contesto signor giudice e a proposito di ciò per cui vengo accusato, alcuni mi hanno detto che sarebbe stato tutto più semplice se avessi fornito i miei documenti senza proferire parola perché qualunque cosa avrei detto sarebbe stata strumentalizzata, ma la verità è che, se anche lo avessi fatto, questo non garantirebbe affatto la mia assoluzione. La verità è che il problema non si pone nei termini di quello che sarebbe più comodo per me. La questione la pongo nell’unico modo in cui può essere affrontato un processo che ha l’obiettivo di punire chi va a parlare di sicurezza agli operai, chi porta la linea dell’organizzazione, della mobilitazione e della riscossa!

Questo processo è politico e politica è la mobilitazione che bisogna continuare a sviluppare. Politica è anche la soluzione, perché oggi dire la verità davanti ai cancelli di una fabbrica è diventato reato.

La verità è che viviamo in una società in cui la produttività e il profitto vengono prima della sicurezza e della vita dei lavoratori e anche la “giustizia” si adegua troppo spesso a tale “legge” o chiude gli occhi di fronte a ciò che invece costituisce, quella sì, una grave violazione dei diritti costituzionalmente riconosciuti: lavorare in sicurezza è un diritto, vivere in un ambiente salubre è un diritto, è un diritto organizzarsi, esprimere le proprie opinioni, volantinare e manifestare. Ma io qui rischio di essere condannato proprio per aver rivendicato e praticato questi diritti. Si chiede alle masse popolari di aver fiducia nella polizia, nei tribunali e nelle istituzioni di questo Stato, ma come è possibile averla quando ogni giorno constatiamo la disparità di trattamento riservata a noi e ai padroni, agli speculatori e affaristi di turno, ai politici conniventi? Chi ha ucciso Luana ha patteggiato una condanna a 1 anno e 6 mesi. E dove sono i responsabili del crollo del ponte Morandi, del rogo alla Thyssen Krupp o della strage di Viareggio? Dove sono i responsabili delle centinaia di persone che si ammalano o muoiono a causa degli inquinanti della ex-Ilva di Taranto, per i Pfas, per l’amianto mai bonificato? Quanti di questi dovrebbero essere in carcere e invece sono a godersi promozioni o pensioni d’oro?

La sentenza con cui si chiuderà questo processo, mi sento di dirlo tranquillamente, non sancirà la mia condotta, ma piuttosto quella di chi è chiamato a giudicarmi, la sua posizione rispetto a quelle leggi fondamentali su cui ha giurato, leggi troppo spesso violate o “forzate” per reprimere un giusto e soprattutto doveroso esercizio dei propri diritti.

Chiudo dedicando questa giornata, che per me è di lotta, a Luana D’Orazio, ai 3 giovani operai assassinati a Ercolano, a Lorenzo Parelli e a tutti i delegati sindacali e compagni licenziati per aver fatto quello che facevo anche io volantinando fuori della Sevel: organizzare gli operai e i lavoratori, trasmettere loro la consapevolezza che il futuro non ce lo regala nessuno, ma sta a noi prendercelo!

Lino Parra

linopara1956@gmail.com

3496331272

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