Racconti e poesie dalla Palestina
Le Edizioni Rapporti Sociali pubblicano questa raccolta di testi – racconti e poesie – che parlano della resistenza del popolo palestinese all’occupazione sionista. È una pubblicazione partigiana e il messaggio è molto chiaro fin dalla decisione di pubblicarlo: “siamo solidali con la causa della liberazione della Palestina”, “stiamo dalla parte del popolo palestinese”.
Poi, però, questo libro contiene anche altri messaggi. Indico quelli che a mio avviso sono i più importanti.
Patria
Prendiamo una definizione da manuale “Territorio abitato da un popolo, al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni”.
Il libro che leggerete è stato scritto nella lingua di un popolo, ne trasuda la storia e le tradizioni. Tramanda la cultura di quel popolo e anzi ne è parte esso stesso. Ciascuno dei componenti di quel popolo vi si sente rappresentato per nascita, benché magari sia nato in un campo profughi in Libano o in uno dei molti altri luoghi della diaspora palestinese. Cosa manca?
Manca lo Stato palestinese in cui quel popolo può autodeterminarsi, la sua patria. E manca perché il territorio su cui sorge lo Stato palestinese è occupato dai sionisti da oltre settant’anni.
I sionisti di oggi sono uguali ai nazisti di ieri. L’occupazione sionista è un’occupazione militare, un regime fra i più brutali della storia. Ma poiché non era sufficiente l’occupazione militare per soffocare la lotta per la liberazione della Palestina, i sionisti hanno progressivamente introdotto strumenti complementari per cancellare la storia, le tradizioni e soprattutto la cultura del popolo palestinese. Quindi agli insediamenti dei coloni nei territori palestinesi, i sionisti hanno combinato la persecuzione poliziesca, il terrorismo, l’apartheid, il razionamento controllato dell’acqua, i rapimenti di civili e la detenzione amministrativa, le esecuzioni sommarie; hanno profanato i luoghi religiosi e ostacolato la scolarizzazione. Ogni anno, fra i 500 e i 1000 bambini palestinesi sono detenuti nelle carceri sioniste.
Tutto questo ben prima del 7 ottobre 2023.
I sostenitori dei sionisti e i loro complici provano a nascondere tutto questo dietro la parola d’ordine “due popoli e due Stati”, una truffa per sradicare anche solo l’idea di legittimità di uno Stato palestinese che non preveda il dominio suprematista dei sionisti.
Tuttavia, nonostante tutto, pagando un prezzo non calcolabile, il popolo palestinese resiste e lotta con fierezza per la costruzione del suo Stato, della patria a cui appartiene “per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni”.
Ecco un messaggio che potrete leggere fra le righe di questo libro, aprendolo su una pagina qualunque: onore a chi combatte la guerra di liberazione della propria terra! Onore a chi combatte con tutte le armi a disposizione, fra cui rientrano a pieno titolo le scuole, le università, la letteratura, la poesia, la musica, la cultura…
Resistenza
Ai tempi dell’operazione militare Piombo fuso che i criminali sionisti condussero fra il 2007 e il 2008 per “eliminare Hamas”, partecipai a un’iniziativa pubblica sulla resistenza palestinese. Ricordo la discussione che ebbi con un amico tornando a casa: sosteneva che le forze della resistenza palestinese fossero infinitamente inferiori a quelle dell’esercito sionista e che se lo Stato sionista d’Israele non aveva ancora preso la decisione di radere al suolo tutto quello che rimaneva della Palestina era solo per le implicazioni che ciò avrebbe comportato nelle relazioni internazionali, non certo per la forza del popolo palestinese. Non concordavo con lui.
La resistenza palestinese dimostrava – ha dimostrato nel corso del tempo e dimostra – che il motore di qualunque resistenza è l’aspetto politico. Quale che sia il grado di brutalità raggiunto sul piano poliziesco, repressivo e militare, lo Stato sionista non riuscirà mai a debellare la resistenza palestinese. Questo perché la resistenza palestinese nasce precisamente dall’occupazione sionista; rinasce e rinascerà infinite volte nonostante le eventuali e temporanee sconfitte, sotto le macerie della Palestina sventrata, fintanto che durerà l’occupazione.
Oggi siamo nel 2024 e non so dire se l’amico con cui ebbi quella discussione ha infine cambiato opinione. So che ci sono però molte evidenze che lo spingono a farlo.
Lo Stato sionista d’Israele – che vanta uno degli eserciti più forti ed equipaggiati al mondo – è stato colpito al cuore dal contrattacco della resistenza palestinese il 7 ottobre 2023. Ha reagito con una rappresaglia in pieno stile nazista, radendo al suolo la Striscia di Gaza e conducendo un genocidio contro il popolo palestinese. Ma non c’è alcuna ragione di credere alla sua propaganda: non ha spazzato via la resistenza palestinese e non lo farà.
Il discorso, tuttavia, non si limita a una “questione di opinioni”. La resistenza palestinese fornisce preziosi insegnamenti a tutti coloro che, in ogni angolo del mondo, lottano contro la dittatura della borghesia imperialista.
I successi e le sconfitte della mobilitazione popolare non dipendono MAI dalla forza del nemico. Dipendono sempre, in tutto e per tutto, dalle caratteristiche e dalle capacità di chi la dirige.
La resistenza del popolo palestinese dimostra che si può tenere testa a un nemico enormemente più forte a patto di voler combattere, voler imparare a combattere, voler vincere. Certo, la volontà da sola non basta. Per vincere la guerra servono molte altre cose. Ma senza la volontà di vincere tutto è perduto.
Ecco un messaggio che potrete leggere fra le righe di questo libro, aprendolo su una pagina qualunque: dagli anni Cinquanta del secolo scorso fino a oggi, “dal fiume al mare”, il popolo palestinese insegna che bisogna osare vincere, bisogna lottare fino alla vittoria.
Socialismo
La resistenza del popolo palestinese è strettamente legata al movimento comunista internazionale. Vi è stata legata nella fase in cui il movimento comunista era forte a livello internazionale e dava linfa alla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917 – 1976) e vi è legata ancora oggi, nonostante le apparenze, in una fase in cui il movimento comunista è debole e la sua rinascita è l’aspetto urgente e decisivo per costruire un nuovo ordine nel caos prodotto dalla crisi generale del capitalismo e dal dominio della borghesia imperialista sul mondo.
Non intendo ripercorrere qui, per intero, le tappe e le evoluzioni di questo legame. Mi limito a segnalare che aprendolo una pagina qualunque di questo libro, il legame che c’è stato fra il movimento comunista e la resistenza palestinese è palese. Quello che non troverete è il legame fra la resistenza palestinese e la rinascita del movimento comunista, il contributo che la resistenza palestinese offre alla rinascita del movimento comunista. Non lo troverete perché prima di leggerla su un libro i comunisti italiani e degli altri paesi imperialisti quella pagina devono scriverla.
Per particolari e precise ragioni storiche non è sufficiente riassumere il discorso nello slogan degli anni Settanta “Palestina libera – Palestina rossa”. Oggi la resistenza palestinese non è diretta (solo) dal movimento comunista. Le vecchie organizzazioni che la dirigevano hanno imboccato la strada del collaborazionismo con il nemico e dalla capitolazione: è la manifestazione particolare, “palestinese”, della deriva del vecchio movimento comunista internazionale una volta che i revisionisti moderni ne hanno preso la testa.
Oggi la resistenza palestinese è diretta (soprattutto) da organizzazioni di matrice clericale e religiosa. La loro nascita e la loro affermazione è stata inizialmente favorita dai sionisti e dagli imperialisti Usa in chiave anticomunista. Ma una volta che hanno assunto un ruolo di direzione della lotta contro l’occupazione sionista, queste stesse organizzazioni si sono trovate di fronte a un bivio: tradire il popolo palestinese (e perdere il ruolo che avevano conquistato) oppure diventare autentiche interpreti delle aspirazioni e della combattività del popolo palestinese (e sviluppare la guerra di liberazione).
Hanno imboccato la seconda strada, sono diventate le forze della resistenza, hanno raccolto, incanalato e orientato la spinta popolare alla lotta di liberazione. Via via che questo ruolo si è dispiegato – e per dispiegarlo fino in fondo – anche la natura di queste organizzazioni si è trasformata. Da organismi reazionari, faziosi e clericali nutriti dalle forze occupanti con l’obiettivo di cancellare quello che rimaneva del movimento comunista fuori dalle carceri, sono dovuti diventare organizzazioni politiche e militari di carattere popolare e antimperialista.
Dunque, non ci sono solo le bandiere rosse in questa fase di lotta del popolo palestinese. Ma questo non cambia di una virgola il legame che la resistenza palestinese ha avuto con il movimento comunista, né inficia il fatto che solo nel solco della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria la causa della liberazione della Palestina può vincere.
La resistenza palestinese è manifestazione che quella “seconda ondata” è possibile, ed è testimonianza concreta che è già in corso. Deve dispiegarsi e si dispiegherà a unica condizione che il movimento comunista riprenda il suo posto nella storia.
Liberazione
Questo è un libro di testi scritti in arabo e tradotti in italiano. Parla di resistenza, di Palestina, di patriottismo, è un libro partigiano che parla agli italiani. Ma non è un libro “di tifosi” o “per tifosi” della causa palestinese. Non è affatto solo quello.
Tratto la cosa nel modo più semplice e lineare possibile: la più alta ed efficace forma di sostegno alla lotta del popolo palestinese è impedire che l’Italia sia complice dell’occupazione sionista della Palestina e del genocidio del popolo palestinese. Bisogna togliere il governo del nostro paese dalle mani dei sionisti, della Nato, della Ue. Anche la nostra, in questi termini, è una lotta di liberazione.
Ecco, questo è il messaggio che non troverete in questo libro. Per la verità è un messaggio che dovete andare a cercare e che dovete imparare a riconoscere perché è una verità bandita, censurata, insabbiata. Sebbene possiate vederla in tante manifestazioni differenti nella vostra stessa esperienza pratica.
Viviamo in un paese, l’Italia, governato per mezzo di un intrigo di poteri sovrapposti: gli imperialisti Usa e la Nato, i sionisti, la Ue, le organizzazioni criminali, il Vaticano, i comitati d’affari di capitalisti nostrani e stranieri.
Questa è la particolarità del nostro paese – la Repubblica Pontificia italiana – un unicum fra tutti i paesi imperialisti.
A differenza delle classi dominanti di Germania e Francia, ad esempio, i vertici della Repubblica Pontificia italiana governano e operano come forze occupanti, piegando il paese a ogni tipo di traffico e speculazione che consente immediati profitti, a ogni tipo di prostituzione alla Comunità Internazionale degli imperialisti incuranti delle conseguenze a breve, medio e lungo termine. Ci sono molti esempi di ciò.
La sottomissione dell’Italia alla Nato, le servitù militari, lo stoccaggio illegale di armi nucleari Usa, i miliardi di euro spesi in missioni militari e che vengono sottratti alla sanità, l’incondizionato sostegno ai sionisti, la complicità con il genocidio che stanno conducendo in Palestina, la collaborazione delle università italiane con quelle israeliane sono fra questi.
Anche le coperture, il sostegno e l’impunità di cui godono le squadracce nazi-sioniste in Italia sono fra questi. I nazi-sionisti sono professionisti del vittimismo, prendono a pretesto la “lotta contro l’antisemitismo” per emulare in tutto e per tutto le camicie nere e le camicie brune degli anni Venti e Trenta del secolo scorso.
Ecco perché, anche in Italia, serve una nuova liberazione. Non la liberazione da “un nemico straniero” che occupa il paese, ma una liberazione dagli agenti e dai servi italianissimi che per conto della Nato, dei sionisti, della Ue, dei gruppi industriali e speculativi e del Vaticano occupano tutti i gangli del potere, sia quelli palesi che quelli occulti.
Il Direttore di Resistenza
Pablo Bonuccelli