I lavoratori organizzati possono fare a meno dei padroni

I lavoratori degli enti pubblici fanno tremare il governo Meloni

Nelle ultime settimane si sono susseguite notizie sullo stato di agitazione dei lavoratori di enti e istituzioni pubbliche. Le loro mobilitazioni contribuiscono a rompere una volta di più la retorica del governo Meloni presentato come forte e stabile dai media di regime. e si mostra sempre più per quello che è: La verità è che questo governo è sempre più staccato dalle masse popolari anche di quelle che lavorano nell’apparato statale.

“Voi accelerate, noi ci fermiamo”. Con questo slogan i lavoratori del Viminale mandano all’aria la propaganda del governo Meloni sulle procedure accelerate per l’esame delle domande d’asilo. I dipendenti del ministero dell’Interno infatti, quelli che hanno davvero in mano le richieste di protezione internazionale, sono in stato di agitazione per la carenza di personale e le difficoltà a svolgere il proprio lavoro. Così la Funzione pubblica Cgil il 24 maggio ha indetto sciopero del personale delle Commissioni e Sezioni territoriali e della Commissione nazionale per il riconoscimento della protezione internazionale, un secondo sciopero seguito a quello di novembre 2023. (Fonte il Fatto Quotidiano del 21.05.24)

A scioperare nelle ultime settimane sono stati anche i dipendenti dell’Istat. I sindacati Felsa-Cisl, Nidil-Cgil e UilTemp hanno proclamato “sei giorni di sciopero nazionale delle rilevatrici e dei rilevatori precari Istat“. La mobilitazione ha coinvolto le giornate dal 20 al 22 maggio e poi dal 27 al 29 maggio “con la sospensione di tutte le attività connesse alle due commesse ‘Spese delle famiglie’ e ‘Forza di lavoro’. La mobilitazione fa seguito allo sciopero proclamato lo scorso 15 maggio in concomitanza con la presentazione del Rapporto annuale Istat 2024. Al centro delle rivendicazioni, c’è la salvaguardia della continuità lavorativa di circa 400 collaboratori e collaboratrici “storici“. Non solo. Anche la tutela dei salari e dei rimborsi spese (Fonte Il Fatto Quotidiano del 20.05.2024).

Quelle che abbiamo brevemente riportato non sono certo gli unici esempi di proteste e mobilitazioni di lavoratori delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. Quelle in corso sono iniziative che in parte nascono sulla spinta e in solidarietà al resto delle mobilitazioni che da nord a sud fioriscono nel paese e che in qualche caso stanno già legandosi e contribuendo a queste. È l’esempio della RSU della Regione Toscana, di Arpat, Arti e Irpet che nelle ultime settimane hanno sottoscritto la legge regionale proposta dal Collettivo di Fabbrica ex-Gkn e che si stanno mobilitando a loro sostegno.

È l’esempio anche di insegnanti e ricercatori che si sono schierati al fianco degli studenti in lotta per rompere accordi e collaborazioni con lo stato sionista d’Israele. Dottorandi e professori della Sapienza si sono ad esempio organizzati nel Comitato Sapienza per la Palestina e sono scesi in piazza al fianco degli studenti, mentre antropologi che lavorano in diverse università italiane hanno lanciato un appello per la Palestina. Dall’Università della California viene la protesta dei ricercatori che si stanno rifiutando di lavorare sapendo che il frutto delle loro ricerche viene usato contro le masse popolari del proprio paese e di altri paesi del mondo.

Queste sono alcune dimostrazioni tangibili del fatto che il sistema delle larghe intese ormai fatica a governare anche le proprie istituzioni. Se sono i lavoratori della pubblica amministrazione e delle istituzioni infatti a fermarsi, si blocca l’ingranaggio interno del funzionamento dello Stato. Sono loro che legandosi alla mobilitazione di operai, lavoratori e studenti in lotta contro le misure antipopolari del governo possono quotidianamente contribuire a sabotare leggi e misure. Loro a poter dare un deciso contributo a far vacillare fino a far cadere il governo Meloni, rendendogli ingovernabili le istituzioni attraverso cui deve governarlo.

Non solo. Se i lavoratori delle istituzioni si legano agli operai che si organizzano per imporre salute e sicurezza sul lavoro, a quelli che scrivono leggi, piani industriali, piani di riconversione, allora possono anche iniziare a decidere cosa l’apparato statale fa, come farlo funzionare negli interessi delle masse popolari. Loro possono ad esempio rendere ingovernabile le regioni fino all’approvazione della legge scritta dal Collettivo di Fabbrica Gkn, possono verificare capillarmente che la legge non rimanga su carta e non finisca in mano alle speculazioni. Sono loro a potersi accertare che accordi e finanziamenti a Israele non siano messi in campo, come per adesso promesso da alcune università.

Le masse popolari del paese sono di fatto in guerra con speculatori e affaristi per respingere le loro leggi criminali e per imporre quelle di cui invece hanno bisogno. È una guerra che porta alla necessità che a governare il paese sia un governo di emergenza che è frutto del loro lavoro, del loro sostegno e delle loro iniziative. Una guerra che già oggi passa da innumerevoli battaglie combattute in ogni posto di lavoro. Sono i lavoratori che devono strutture le battaglie in maniera sempre più coordinata e decisa per far valere la loro forza. I lavoratori organizzati possono fare a meno dei padroni!

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