Quale unità?

Sabato 26 novembre si è tenuta, a Roma, un’assemblea convocata dalla Confederazione delle Sinistre Italiane (CSI) che aveva al centro il tema del coordinamento tra le forze politiche che vogliono opporsi al governo Meloni e promuovere una unità d’azione per intervenire sui problemi urgenti e del paese, che attanagliano donne, giovani, lavoratori, pensionati, precari.

L’assemblea, partecipata da diverse forze politiche e sindacali, ha visto numerosi interventi. Hanno infatti partecipato: Partito dei CARC, USI, CUB, Ultima Generazione, PRC-SE, Inventare il Futuro, Democrazia Atea, PMLI, La città futura, ManifestA, Partito del Sud, PCI, Sequs.

Tutti gli interventi hanno posto al centro la necessità dell’unità d’azione, da praticare rispetto ad una serie di temi: dal lavoro all’ambientalismo, dalle questioni di genere al tema della rappresentanza ecc.

La convergenza verso l’unità è, da mesi, un tema aperto e che riguarda tutte le organizzazioni politiche, sindacali, sociali che in qualche modo oggi si pongono il problema di far fronte all’attacco ai diritti delle masse popolari, alla guerra in corso promossa dalla NATO cui il nostro paese è sottomesso, al carovita, alle delocalizzazioni e chiusure di aziende.

I militanti, i sostenitori, gli attivisti e gli elettori delle liste che alle scorse elezioni politiche si sono presentate in funzione anti Draghi e anti Larghe Intese – ma il discorso vale in particolare per i comunisti ovunque collocati – hanno il dovere e la responsabilità (non solo la possibilità) di imporre nei fatti la via dell’unità d’azione. Bisogna allo stesso tempo che i capi delle organizzazioni che raccolgono le forze sane di questo paese si mettano sulla via di cercare l’unità, praticarla, cominciando anche a fare autocritica e trattare pubblicamente le posizioni sbagliate che hanno assunto nel passato recente. Questa è la sola strada per evitare che la delusione per l’avventura elettorale si trasformi in sfiducia e alimenti la rassegnazione, è la sola strada per aggregare e mobilitare le masse popolari che cercano una soluzione agli effetti più devastanti e urgenti della crisi.

In questo senso l’assemblea organizzata da CSI è stata molto positiva.

Innanzitutto, ha messo avanti ad un tavolo di discussione numerose organizzazioni anche di diversa estrazione (partiti, associazioni, sindacati di base ecc.): è un passo avanti che dimostra che la tensione all’unità è percepita da una platea sempre più estesa di organismi che cercano una strada comune per lottare contro il degrado in cui versa la società. In secondo luogo, ha visto anche la trattazione di aspetti che prima della campagna elettorale erano considerati “tabù”, argomenti “divisivi” ma che hanno anche frenato la convergenza di diverse liste e organismi nell’ottica di costruire un unico fronte (anche) elettorale in funzione anti-Draghi. È il caso di Maurizio Acerbo, che in qualità di segretario del PRC-SE fa autocritica rispetto al mancato intervento della propria organizzazione nel movimento No Green Pass e contro la discriminazione dei lavoratori imposta dal governo Draghi. Un piccolo ma significativo passo avanti nel porre apertamente questioni divergenti e che hanno favorito divisioni e spaccature anche nel movimento popolare (clicca qui al minuto 2.27.00).

Oggi, come è stato ribadito più volte nell’assemblea, il progetto di unità non deve essere concepito nell’ottica principalmente elettorale o nella pretesa di fusioni a freddo, ma nell’ottica di lavorare su iniziative, attività e mobilitazioni comuni, per fare questo il P. CARC concentrerà la propria azione

  • nel favorire la costruzione di organismi di lavoratori e operai in ogni azienda (pubblica e capitalista) per far fronte allo smantellamento, alle chiusure, delocalizzazioni, seguendo l’esempio del collettivo di fabbrica degli operai ex GKN;
  • nell’alimentare il fronte di forze che deve diventare il nuovo CLN del paese: un fronte largo, variegato ma che ha come obiettivo quello di cacciare il governo Meloni, asservito alla NATO e prosecutore delle politiche guerrafondaie del PD e Mario Draghi, e si metta nell’ottica di costituire un governo d’emergenza popolare.

Bene che chi ha partecipato all’assemblea promossa da CSI abbia posto i temi necessari all’unità e alla promozione di iniziative e attività comuni. Bene che Maurizio Acerbo abbia “rotto il ghiaccio” pubblicamente cominciando a porre anche le questioni divisive e su cui oggi, allo stato attuale, non c’è unità e anzi c’è malessere e sfiducia. Alimentiamo il percorso di costruzione dell’unità d’azione favorendo lo scambio d’esperienza e la convergenza di tutte le organizzazioni, a partire dal prossimo sciopero indetto dal sindacalismo di base per il 2 dicembre e per la mobilitazione a Roma del 3 dicembre “giù le armi, su i salari”.

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