La catastrofe incombe. Bisogna rompere gli indugi – Per un Comitato di Salvezza Nazionale

La catastrofe incombe

La Comunità Internazionale degli imperialisti sta trascinando il mondo nella guerra. La guerra contro la Federazione Russa è già in atto, quella contro la Repubblica Popolare Cinese è in preparazione. Appelli e preghiere non sono sufficienti per far desistere la Comunità Internazionale, e in particolare l’apparato militare-industriale USA, da ciò che è “di vitale importanza” per gli interessi dei grandi capitalisti.

Le conseguenze della guerra si fanno sentire. Costo dell’energia e del carburante, rincari generalizzati e indiscriminati per milioni di famiglie sono una tagliola, ma oggi sono ancora poca cosa rispetto a ciò che diventeranno a breve, se non si cambia subito rotta, se non si disinnesca il processo, sottraendo l’Italia alla cieca obbedienza agli USA, alla NATO e alla UE.

Se i padroni e i loro lacchè “fanno la guerra” al Reddito di Cittadinanza, la misura degli sconvolgimenti in corso è data anche dal fatto che a non reggere più sono milioni di lavoratori dipendenti, di partite IVA, di bottegai e commercianti, di artigiani e piccole imprese, non solo i disoccupati e “i poveri”.

Queste cose le sappiamo tutti. O, meglio, chi non le sa, le vede. E anche chi prova a chiudere gli occhi o a voltarsi dall’altra parte, in ogni caso, le vive. La propaganda di regime crea mille diversivi, mille occasioni per distogliere lo sguardo dalla realtà, ma la realtà bussa alla porta. È il vecchio mondo dei padroni che sta andando in fiamme. Non ci sono bende, occhiali, mondi virtuali paralleli che lo possano nascondere.

In questo contesto, è necessario – non solo utile o positivo, ma necessario – che il variegato fronte anti Larghe Intese assuma, con decisione e coraggio, un ruolo conforme al fatto che l’unica strada percorribile per affrontare la catastrofe che incombe è la strada della riscossa.

Cosa è il fronte anti Larghe Intese. Organizzazioni operaie (come il Consiglio di Fabbrica della GKN di Firenze), organizzazioni popolari (come il Movimento disoccupati 7 novembre e i disoccupati del Cantiere 167 di Napoli, i nodi territoriali della campagna Noi non paghiamo, ecc.), organizzazioni sindacali di base, comitati e organismi nati sull’onda delle mobilitazioni contro il Green Pass (come Miracolo a Milano, gli Studenti NO Green Pass), i partiti “anti sistema” e le liste che alle elezioni del 25 settembre hanno sfidato le Larghe Intese (in particolare Unione Popolare, ISP e PCI), i movimenti (come Friday For Future, il Movimento NO TAV, ecc.): indipendentemente da mille differenze appartengono tutti al campo di coloro che si mobilitano contro la crisi e i suoi effetti, la classe dominante, l’agenda Draghi… Indipendentemente dalle differenze devono costituire un fronte comune perché SOLO unendo le forze di tutti è possibile sbarrare la strada alla classe dominante e cambiare la rotta che sta imponendo al paese. 

La strada della riscossa è lastricata di mobilitazioni.È urgente uscire dall’immobilismo di chi sogna grandi mobilitazioni di massa (che non ci sono ancora) e vivere nella realtà, per trasformarla.
Benissimo le grandi mobilitazioni, dove e quando ci sono, ma ancora meglio – in queste condizioni – mille mobilitazioni diffuse e capillari, come furono quelle – per capirci – contro il Green Pass (in ogni città, in ogni provincia, con continuità, ecc.).

La strada della riscossa è basata sull’organizzazione. I gruppi dirigenti dei grandi e tradizionali centri di organizzazione delle masse popolari (sindacati confederali, grandi associazioni laiche o cattoliche) sono cooptati, per interesse o convinzione, dalla classe dominante. Serve l’organizzazione dal basso, servono 10, 100, 1000 organismi operai e popolari che assumano un ruolo d’avanguardia e costituiscano la capillare rete organizzativa di cui c’è bisogno.

Cosa fa un’organizzazione operaia d’avanguardia?
Il Collettivo di Fabbrica (CdF) della GKN è un’organizzazione operaia d’avanguardia a tutti gli effetti. Vediamo cosa ha fatto.
Appena appreso della chiusura della fabbrica ha occupato lo stabilimento (formalmente “in assemblea permanente”).
Ha costituito il gruppo solidali “Insorgiamo”, attraverso cui ha riunito tutti i più attivi sostenitori della lotta presenti sul territorio.
Ha avviato il primo “Insorgiamo tour” con cui una delegazione del CdF si è collegata alle realtà di lotta più rappresentative del paese.
Ha indetto la manifestazione nazionale del 18 settembre 2021 scavalcando tutte le tradizionali centrali di mobilitazione e ponendosi come punto di riferimento.
Ha promosso la costituzione del gruppo di tecnici e giuristi che hanno elaborato il “Piano per la mobilità sostenibile” (per rilanciare la produzione) e il DL antidelocalizzazioni.
Ha raccolto deputati e senatori solidali per presentare il DL antidelocalizzazioni in parlamento.
Ha lanciato un secondo “Insorgiamo tour” per raggiungere altre realtà operaie.
Ha partecipato alle manifestazioni di altri operai e ha promosso la convergenza fra lotte diverse (ad esempio quelle contro la devastazione ambientale, quelle studentesche, ecc.).
Il 26 marzo 2022 ha indetto una seconda manifestazione nazionale a Firenze, anch’essa partecipata da migliaia e migliaia di persone
Nel corso della scorsa estate ha tessuto una fitta rete di relazioni per le mobilitazioni di questo autunno.
Questa attività, riportata per forza di cose sinteticamente, è stata promossa da un solo organismo operaio.
Pensate che tipo di sviluppo avrebbe la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari se ci fossero 5, 10, 50 organismi che “fanno come il collettivo GKN”.
Non è solo una questione di quantità, ma di contenuto e qualità delle mobilitazioni.
Costruire 10, 50, 100 organismi che fanno come il CdF della GKN è l’obiettivo che ci poniamo e sul quale chiamiamo tutti a collaborare – da Resistenza n. 10/2022.

La strada della riscossa è alimentata dalla partecipazione e dal protagonismo “dal basso”. Ci sono mille motivi e occasioni per dividersi e contrapporsi in opposte tifoserie su questo o quell’argomento e la classe dominante ne crea di nuovi in continuazione. Mentre a le masse popolari si scannano sulle “posizioni di principio”, intanto, la catastrofe incombe.
I partiti e le organizzazioni politiche che si definiscono “antisistema”, le organizzazioni sindacali di base e combattive, le reti e i movimenti devono discutere di tutto, apertamente, seriamente e con responsabilità. E in particolare devono discutere delle questioni più “spinose e divisive”, quelle su cui si sono creati nel corso del tempo – e in particolare gli ultimi 2 anni – campi apparentemente inconciliabili: la criminale gestione della pandemia da parte della classe dominante (in particolare Green Pass e obbligo vaccinale); l’analisi sulla guerra in corso in Ucraina (ruolo della NATO e ruolo della Federazione Russa); la sovranità nazionale (uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE), la questione fascismo/antifascismo (per non accodarsi all’antifascismo padronale), la contrapposizione fra diritti civili e diritti sociali; l’accoglienza degli immigrati, la disponibilità o meno a intrattenere rapporti, più o meno sottobanco, con il polo PD o il polo Salvini-Meloni-Berlusconi delle Larghe Intese.
Non bisogna omettere o minimizzare queste differenze/contraddizioni in nome di una “unità” che oggi non esiste. Bisogna trattare (e insegnare a trattare) queste contraddizioni alla luce della contraddizione principale, quella fra masse popolari e borghesia imperialista, alla luce della situazione di straordinaria gravità in cui versa il paese e alla luce della necessaria unità di azione.
Le questioni divisive vanno trattate apertamente, nel contesto di un ragionamento politico e di un lavoro di prospettiva.

Su questa base, nonostante esistano differenze, contraddizioni e divisioni, l’unità d’azione di tutti coloro che vogliono avere un ruolo positivo nella lotta di classe di questa specifica fase è possibile.

Rompere gli indugi

Le elezioni del 25 settembre consegnano un paese che marcia spedito nella direzione decisa dalla NATO e dalla UE.
Il governo Meloni non è né migliore né peggiore del governo Draghi, ne è il figlioccio e il continuatore.
Tuttavia, il corso delle cose dei prossimi mesi NON dipende da quello che farà o non farà il governo Meloni, dipende principalmente da quello che faranno o non faranno le forze del variegato – e per il momento disordinato e contraddittorio – fronte anti Larghe Intese.

I partiti e le liste che alle elezioni del 25 settembre si erano presentati in opposizione e in alternativa alle Larghe Intese oggi sono tutti ripiegati su loro stessi, alle prese con la delusione dei risultati elettorali, con le beghe interne, con la sindrome di quelli che aspettano le grandi mobilitazioni senza assumere il ruolo di promotori della riscossa.
La disfatta elettorale che hanno subito ha cause precise e i capi politici ne hanno la piena responsabilità. Per affrontarle e superarle devono mettersi alla testa del movimento per fare oggi quello che si sono rifiutati di fare durante la campagna elettorale: incontrarsi, trattare apertamente le questioni divisive e sottoporre le sintesi alle decisioni delle masse popolari (attraverso assemblee, dibattiti, consultazioni), attenersi a quelle decisioni e agire in modo unitario.
Tuttavia, è possibile un ulteriore passo: costituire un Comitato di Salvezza Nazionale, un embrione di governo ombra, che agisce su mandato degli organismi operai e popolari.

Le Larghe Intese stanno installando il governo Meloni per proseguire l’attuazione dell’agenda Draghi. Il fronte anti Larghe Intese deve iniziare a strutturarsi come comitato di Salvezza Nazionale che opera come governo ombra
– per alimentare e favorire l’organizzazione delle masse popolari (rafforzare gli organismi operai e popolari esistenti e crearne di nuovi, sostenerli ad assumere un ruolo di avanguardia);
– per rendere ingovernabile il paese alla cricca Meloni/Mattarella/Draghi attraverso la mobilitazione delle masse popolari;
– per iniziare ad attuare – con le forze e le risorse che sono già a disposizione – le misure necessarie a fare fronte alla situazione.

Nelle prossime settimane la catastrofe che incombe farà nuovi e ulteriori passi. La questione da affrontare è la seguente: la classe dominante riuscirà a imporre alle masse popolari di subirla come carne da macello e da cannone, oppure le masse popolari riusciranno ad usare gli sconvolgimenti in corso come opportunità per liberarsi dell’attuale classe dominante e avanzare verso la costruzione di una nuova umanità? Bisogna darsi gli strumenti affinché la seconda strada prevalga sulla prima. Questo vuol dire alimentare la via della riscossa.

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