In questi giorni i media della borghesia stanno seminando terrore sulla diffusione del Corona virus. Al di là dell’allarmismo e del terrorismo psicologico quest’emergenza sta mostrando una volta di più gli effetti della devastazione del sistema sanitario nazionale. I dati sono inequivocabili. Basti pensare che il sindacato dei medici italiani da ormai un anno ha denunciato che i continui tagli alla Sanità pubblica hanno provocato una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni. Tra le ragioni di questo declino i tagli selvaggi, l’aziendalizzazione, il decentramento e le privatizzazioni. Di queste misure politiche sono figlie anche la crisi dei Pronto Soccorso e le scene da trincea sempre più comuni nelle principali città italiane (soprattutto a Roma e Napoli). È cresciuto, inoltre, il ricorso al precariato tra il 2014 e il 2015 di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori (in Italia il pubblico impiego in generale, ha perso qualcosa come 10 miliardi di salari).

Rispetto all’allarmismo da Corona virus che imperversa nel paese, bisogna spingere per trasformare l’emergenza in mobilitazione per una sanità pubblica dignitosa e universale. Proprio in queste settimane ci sono state alcune esperienze di mobilitazione delle masse popolari che vogliamo segnalare per alimentare il coordinamento e l’emulazione tra chi si mobilita in difesa del diritto alla salute.

Particolarmente importante è stata la mobilitazione di alcuni comitati che da anni si mobilitano per la tutela della salute pubblica. Il Comitato Ambiente e Salute di Quarto (Napoli), ad esempio, ha effettuato un’azione di controllo popolare all’interno dell’ASL territoriale per mostrare come quella struttura sia una scatola vuota, svuotata da anni di tagli e clientele. L’attivista che ha realizzato il video ha mostrato bene come non ci sia personale e che quel poco di servizio che rimane è dovuto all’opera di alcuni volontari. Mentre in TV si grida all’emergenza Corona virus i presidi sanitari territoriali sono vuoti e non forniscono alcun servizio. Bisogna promuovere dieci, cento, mille irruzioni di controllo popolare negli ospedali, nelle ASL e nei presidi sanitari di tutto il paese!

Altra azione importante è stata quella condotta dal Comitato NO alla chiusura dell’Ospedale San Gennaro di Napoli che ha organizzato uno sportello popolare all’interno dell’ospedale per denunciare la mancanza di cartellonistica nella struttura, la carenza di personale e la necessità di assumere i disoccupati del quartiere per i servizi di cura all’ammalato e sostegno all’interno della prestazione sanitaria (accompagnamento da un reparto all’altro, evitare ore di fila in piedi, sostegno nel tornare alla propria abitazione, ecc.). Rimettere in piedi la sanità nel nostro paese significa assumere medici, infermieri, Operatori Socio-Sanitari (OSS), significa lavorare alla ristrutturazione e messa in sicurezza delle strutture ospedaliere, significa formare e assumere uomini e donne che accompagnano l’ammalato nel processo di cura. Mettere al centro la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” è la chiave per imporre con la lotta e dal basso il Sistema Sanitario Nazionale che serve alle masse popolari, non a chi specula e guadagna sulla salute.

Anche i lavoratori della sanità stanno denunciando le carenze in cui versano le strutture sanitarie italiane sia in termini di strutturali, di fornitura materiali che in termini di carenze di personale. È questo il caso dei lavoratori degli ospedali San Giovanni Bosco e Ospedale del Mare i quali hanno mostrato come tutti gli eccessi di zelo e le comunicazioni televisive circa le disposizioni anti-contagio siano una balla. Altrettanto importante è stata la presa di posizione di un’infermiera di un ospedale di Milano che ha mostrato come l’emergenza Corona virus sia diventata un ulteriore modo per spolpare i lavoratori degli ospedali a tempo indeterminato e i lavoratori precari (senza tutele e senza diritti) che verranno rimandati a casa una volta tamponata l’emergenza al contempo pagando il triplo altri lavoratori chiamati apposta per “fare fronte all’epidemia”. I lavoratori della Sanità italiana devono cominciare sempre più a denunciare questa situazione e a organizzarsi ospedale per ospedale, reparto per reparto per imporre quelle misure che realmente servono a far funzionare gli ospedali e le strutture sanitarie e garantire un servizio sanitario pubblico dignitoso.

In queste settimane importanti sono state le prese di posizione di medici come Vittorio Agnoletto, medico e docente di Globalizzazione e politiche della salute all’Università Statale di Milano, in cui afferma che il sistema sanitario nazionale pubblico aveva il suo punto di forza nella partecipazione dal basso e che se l’effetto più evidente dello smantellamento sono i tagli dei fondi, l’aspetto principale è proprio la mancanza di partecipazione. È proprio quello che bisogna ricostruire a partire dalle esperienze popolari e dal basso di gestione e controllo popolare della sanità, a partire dagli utenti e dai lavoratori. I comitati, i lavoratori gli utenti spingano tutti i medici e i docenti democratici, progressisti e interessati alla salute dei cittadini a seguire questo esempio, prendere posizione e chiamare alla partecipazione, al controllo e alla gestione popolare delle strutture sanitarie pubbliche e private.

Altro esempio importante è venuto dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris che in una presa di posizione video ha affermato di non voler cedere alla propaganda tesa a nascondere le politiche di tagli degli ultimi anni nella sanità ma che questa emergenza deve essere il terreno in cui incalzare il governo e il Ministro alla Salute Speranza ad assumere nuovo personale in tutta Italia, a riattivare i posti letto che sono stati tagliati e dare alla salute dei cittadini la priorità che essa deve avere. De Magistris ora ha l’opportunità di spingere altri sindaci a prendere posizione su questi temi. I lavoratori, i pazienti e i comitati ora spingano De Magistris e tutti i sindaci che si schiereranno ad andare fino in fondo alla lotta per le assunzioni, la stabilizzazione dei precari e la manutenzione delle strutture sanitarie!

A fronte del terrorismo mediatico e delle politiche di terrore che non fanno altro che nascondere la polvere sotto al tappeto, i lavoratori, i precari, i disoccupati e tutti coloro i quali hanno a cuore la salute delle masse popolari italiane devono impegnarsi per trasformare l’emergenza in un’opportunità di organizzazione, partecipazione, lotta e soprattutto mobilitazione per imporre le vere misure che servono alla maggioranza della popolazione per avere garantito il diritto alla salute. Mentre i capitalisti distruggono il pianeta, privatizzano ogni servizio privatizzabile, licenziano in massa operaie e lavoratori, distruggono la stabilità mentale e psicologica di milioni di persone, l’emergenza non è il Corona virus, l’emergenza è fare fronte agli effetti più gravi della crisi del capitalismo. C’è bisogno di un Governo di Emergenza Popolare, un governo che non prenda gli ordini dalle case farmaceutiche o dalle multinazionali ma da chi si organizza dal basso; un governo in cui le misure che servono per tutelare la salute dei cittadini le decidono i lavoratori e i pazienti, il Comitato San Gennaro e i tanti Comitati Salute e Ambiente sparsi per tutto il territorio nazionale.

 

Trasformiamo il terrorismo mediatico in lotta per salute!

10,100,1000 azioni di lotta per imporre la sanità che ci serve!

Chiamiamo i sindaci e i sinceri democratici a incalzare il governo centrale!

Operai, lavoratori, precari e utenti uniti nella lotta per gestire dal basso la sanità pubblica!

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