[Reggio Emilia] Il sacco della struttura produttiva del territorio continua: la Nuova Castelli alla francese Lactalis!

Dopo le grandi aziende metalmeccaniche reggiane, come Lombardini e Brevini, anche il gruppo Nuova Castelli finisce nelle mani di un colosso multinazionale estero: la francese Lactalis!

Sono decenni che il tessuto produttivo del paese è ridotto, smantellato, svenduto alle multinazionali e sottoposto ai ricatti del mercato e delle regole imposte dall’Unione Europea che hanno avvantaggiato i grandi cartelli industriali a svantaggio dei piccoli produttori locali e delle piccole e medie aziende, costringendole spesso alla chiusura. Anche sul territorio reggiano abbiamo assistito, e assistiamo, a questo processo: le acquisizioni della Brevini e della Lombardini per mano delle multinazionali statunitensi DANA e Kohler Engines lo dimostrano chiaramente. Non solo, ma è notizia di questi giorni che l’ azienda casearia del parmigiano reggiano DOP, la Nuova Castelli di Reggio Emilia (all’80% inglese dal 2014), è stata acquisita da Lactalis, il colosso francese che in questi anni ha fagocitato marchi storici italiani come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Vallelata, Locatelli e Cademartori. È chiaro che, tramite Lactalis, i gruppi imperialisti francesi puntano ad accaparrarsi un settore, quello lattiero caseario, molto esteso nel nostro paese e anche delicato, dimostrando come anche all’interno della stessa Unione Europea sia viva e quotidiana la lotta tra gruppi imperialisti: si pensi alle battaglie per le “quote latte” dal 1984, cavallo di battaglia dell’allora Lega Nord, fino alle recenti mobilitazioni dei pastori sardi di quest’anno che hanno posto, con accenti e forme diverse, la questione della sovranità nazionale.

Parliamoci chiaro: non c’è sovranità nazionale, né benessere popolare, né sicurezza personale senza direzione delle autorità italiane e dei lavoratori sulle attività economiche che si svolgono in Italia! Infatti, giusto a febbraio ‘19, la stessa Lactalis ha annunciato una riorganizzazione di Parmalat che apre le porte alla delocalizzazione: a Collecchio (PR) significherebbe la fine di un pezzo di storia del tessuto produttivo locale che coinvolge duemila lavoratori! È interesse dei lavoratori difendere il tessuto produttivo nazionale e locale perché attiene all’esercizio della sovranità nazionale, contro le ingerenze del capitale straniero e dei corsari e avventurieri del mercato finanziario. Altro che immigrati che ci rubano il lavoro, sono le multinazionali, i gruppi finanziari e i padroni stranieri che ci smantellano l’intero tessuto produttivo retto dal lavoro degli operai e dei lavoratori che vivono in Italia! Ai loro attacchi, rispondiamo facendo valere i nostri interessi, a tutto campo e unendosi: non solo Lactalis, ma anche lotta contro le opere speculative! Infatti, il terreno agricolo intorno a Reggio E. è direttamente coinvolto nella filiera DOP del parmigiano reggiano e, a Gavassa (RE), la popolazione e gli agricoltori si ritrovano a dover combattere contro un mega impianto a biogas della multiutility IREN che minaccia seriamente la tenuta ambientale dell’area e quindi la salute della popolazione locale in nome del profitto di pochi! Per questo, anche il mondo agricolo locale è sul “chi va là” e realtà come Confagricoltura, Coldiretti e Consorzio Parmigiano Reggiano hanno presentato delle Osservazioni critiche per l’approvazione dell’impianto. Questo è il fronte da costruire per tutelare la nostra struttura produttiva e l’ambiente! La strada è quella intrapresa dai comitati popolari!

Inoltre, se è vero, e lo è, che le eccellenze eno gastronomiche del nostro territorio devono essere salvaguardate, è necessario ragionare oltre i nostri confini, perché nella fase di crisi acuta e terminale del capitalismo (dal 2008 in poi) nessuna garanzia di continuità produttiva regge se rimane sulla carta. I casi di Mercatone Uno (come qui a Rubiera) e della Whirlpool di Napoli ne sono evidente dimostrazione: perché allora affidarsi al fatto che nell’area DOP non si può delocalizzare? Le leggi vengono subordinate agli interessi della valorizzazione del capitale, non illudiamoci! Mai fidarsi delle promesse dei padroni!

Prima gli italiani” sono parole vuote e campate in aria se non mettono al centro gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari e servono per continuare a sottomettere questi ultimi agli interessi dei padroni, italiani o stranieri che siano. Per questo, verso il ballottaggio delle amministrative del 9 giugno, i candidati sindaco Luca Vecchi (PD) e in particolare Roberto Salati (centro destra) che dicono in materia? Da che parte stanno? Degli interessi delle multinazionali alla Lactalis o della qualità e stabilità del tessuto produttivo locale? Anche qui non illudersi: PD e accrocchio del centro destra (le Larghe Intese) non fanno gli interessi delle masse popolari e per questo il 9 giugno non un singolo voto né al PD di Vecchi né al centro destra di Salati!

Operai, lavoratori, disoccupati, giovani, cè bisogno della mobilitazione di tutti per una nuova liberazione nazionale contro gli occupanti del nostro paese: banchieri, speculatori, capitalisti, potenze straniere (come la NATO), Vaticano. Ognuno può dare e deve dare il suo contributo per costruire e far costruire organizzazioni operaie e popolari, collegarsi con altri organismi e movimenti popolari, portare ovunque arriva la parola d’ordine di “organizzarsi, coordinarsi, ribellarsi, formare un governo di emergenza popolare che metta al centro del suo programma: un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

È impossibile instaurare il socialismo senza lottare per la sovranità nazionale! Per l’Italia oggi la lotta per la sovranità nazionale è reale ed efficace solo se combinata con la lotta per instaurare il socialismo!

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