[Internazionale] Sulla “guerra diplomatica” della comunità internazionale contro la Federazione Russa e l’azione del governo “dimissionario” di Gentiloni

Un’espulsione e quattro lezioni

Sulla “guerra diplomatica” della comunità internazionale contro la Federazione Russa e l’azione del governo “dimissionario” di Gentiloni

L’espulsione di due diplomatici russi dall’Italia mette bene in luce alcuni aspetti della situazione politica internazionale e nazionale di cui i comunisti, gli elementi avanzati delle masse popolari e tutti i progressisti del nostro paese devono tener conto nella loro azione per invertire il corso disastroso delle cose.

  1. Il peccato originale della Federazione Russa, da cui derivano tutti gli attacchi di cui è bersaglio e la preparazione dell’opinione pubblica a ulteriori attacchi, è quello di essere l’unico paese che ha un livello di armi di distruzione di massa e un livello di ricerca e produzione di armamenti tali da impedire alla comunità internazionale degli imperialisti europei, americani e sionisti di ricattare o intervenire liberamente nei paesi che pongono ostacoli o freni alle libere scorrerie dei gruppi imperialisti. Detto in altri termini, se non ci fosse la Russia con queste caratteristiche la Comunità Internazionale avrebbe una libertà di manovra più ampia: potrebbe interferire e intervenire più liberamente in Cina, in Corea del Nord, in Venezuela, in Iran, in Siria così come aveva fatto in Iraq e in Libia.

In secondo luogo la Russia pone dei limiti al potere degli imperialisti USA in Europa.

La vicenda dell’avvelenamento dell’ex spia russa è un pretesto, basta domandarsi che interesse aveva la Russia ad avvelenarlo. La politica è talmente costruita sul segreto che la ricostruzione dei singoli fatti non ci mettiamo neanche a farla! Ma il corso delle cose è questo: la Russia limita la libertà di manovra della Comunità Internazionale nel mondo (e in secondo luogo il potere degli USA in Europa).

  1. L’espulsione di due diplomatici russi dal nostro paese indica che i vertici della Repubblica Pontificia puntano a ribaltare l’esito delle elezioni del 4 marzo: parafrasando quanto disse Kissinger dopo l’elezione di Allende in Cile, “mica possiamo perdere l’Italia perché gli italiani hanno sbagliato a votare”! Uno dei modi per farlo è replicare quanto è avvenuto in Belgio (che è rimasto all’incirca due anni senza governo dopo le elezioni del 2010) o in Germania, dove la Merkel continua a governare dalle elezioni di settembre del 2017. Continuare cioè alla chetichella l’attuazione del programma comune della borghesia imperialista contro le masse popolari attraverso la soluzione che Mario Draghi ha indicato con l’espressione “pilota automatico”. Benché dimissionario, il governo Gentiloni ha infatti continuato ad agire come se fosse nel pieno dei poteri. L’espulsione di due diplomatici russi si aggiunge alla missione di guerra in Niger, al rinnovo di cariche decisive di aziende ed enti statali, al rinnovo dell’accordo con il Vaticano sui cappellani militari, alla riforma dell’ordinamento penitenziario…tutte misure che decisamente non sono “disbrigo degli affari correnti”!
  2. L’espulsione di due diplomatici russi, cioè la partecipazione del nostro paese alla guerra diplomatica contro la Federazione Russa persino a danno dell’economia e dell’occupazione in Italia, conferma che i caporioni della finanza, dei banchieri e dei grandi capitalisti dell’industria e del commercio, dalla Corte Pontificia e dai capi della criminalità organizzata (i vertici della Repubblica Pontificia) hanno infeudato il nostro paese alla comunità internazionale degli imperialisti europei, americani e sionisti, allo stesso modo del re, del Papa, della borghesia industriale e finanziaria, degli agrari che prima affidarono la direzione del paese ai fascisti di Mussolini, poi lo misero al carro della Germania nazista e infine, dopo che nel 1945 il PCI ebbe rinunciato a continuare la lotta fino a instaurare un nuovo ordinamento sociale conforme agli interessi delle masse popolari, ne hanno fatto una Repubblica Pontificia sotto l’ombrello della NATO.
  3. Questa vicenda è infine una sonora lezione per quanti (in particolare le forze della sinistra borghese) sono affetti da cretinismo parlamentare e dall’illusione che è possibile invertire il corso delle cose attraverso iniziative parlamentari, proposte di leggi popolari, raccolta firme per referendum anziché utilizzare le risorse, le relazioni e i mezzi di cui già dispongono per rafforzare il movimento dei lavoratori e delle masse popolari fino a imporre un proprio governo di emergenza.

Alla luce degli interessi immediati e di prospettiva della classe operaia e delle masse popolari, alla luce della crisi politica in atto nel paese, consapevoli che i vertici della Repubblica Pontificia ricorreranno a colpi bassi e manovre sporche per “cambiare tutto per non cambiare niente”, il Partito dei CARC chiama i comunisti, gli operai avanzati, gli elementi avanzati delle masse popolari, i giovani, le donne, gli immigrati a mobilitarsi in ogni ambito, contesto e forma per

indurre i vertici della Repubblica Pontificia a rispettare l’esito del voto affidando al M5S, che ha vinto le elezioni, l’incarico di formare il nuovo governo;

– spingere il governo M5S ad attuare le misure che ha promesso in campagna elettorale, a partire dall’abolizione del Jobs Act e della Legge Fornero, dal reddito di cittadinanza, dalle misure per impedire la chiusura delle aziende dall’Alitalia all’ILVA dalla FCA alla Embraco;

– costruire coscientemente quell’ampio fronte delle forze contro le Larghe Intese e farlo diventare il centro propulsore dell’organizzazione e della mobilitazione popolare;

– costituire in ogni azienda privata e pubblica, in ogni scuola e in ogni quartiere organizzazioni operaie e popolari che si coordinino con quelle che già esistono e agiscano da nuove autorità pubbliche, alternative e antagoniste alle autorità della Repubblica Pontificia;

– perseguire in ogni ambito e con ogni mezzo l’attuazione dal basso delle parti progressiste della Costituzione.

Il Partito dei CARC chiama inoltre gli esponenti dei sindacati di sinistra, i sindaci democratici, i personaggi della società civile e della politica, gli intellettuali e tecnici che sono preoccupati del corso delle cose ad agire da subito da Comitato di Salvezza Nazionale per incitare e incoraggiare lavoratori ed elementi delle masse popolare a organizzarsi e a mobilitarsi.

Se il M5S prenderà le misure di rottura che ha promesso in campagna elettorale e finché le prenderà, se andrà fino in fondo e finché andrà fino in fondo nell’abolizione del Jobs Act e della Legge Fornero, nell’introduzione del reddito di cittadinanza, nelle misure contro la chiusura delle aziende e contro le grandi opere speculative, noi comunisti lo sosterremo e chiameremo la classe operaia e le masse popolari organizzate a sostenerlo nella sua opera.

Chi vuole davvero invertire il catastrofico corso delle cose e quindi darsi i mezzi (la forza) per farlo nonostante i promotori del catastrofico corso delle cose, nonostante gli interessati a esso, nonostante quelli che solo grazie ad esso prolungano la vita del loro sistema di profitti, di privilegi, di corruzione, di sopraffazione dei lavoratori (uomini e peggio ancora per le donne, degli italiani e peggio ancora per gli immigrati) e di crimini, deve sostenere e promuovere la mobilitazione e organizzazione degli operai e delle masse popolari.

Come giustamente indicato dal (n)PCI, “noi comunisti siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre forze e fin d’ora chiamiamo tutti i lavoratori avanzati a scendere in campo per far rispettare il risultato delle elezioni. Se il governo Di Maio non adempirà alle promesse del M5S per mantenere la benevolenza dei gruppi imperialisti e della loro istituzioni (UE, BCE, NATO, ecc.), con lo stesso vigore lo combatteremo e chiameremo tutti i lavoratori avanzati a mobilitarsi contro di esso, a organizzarsi e a costituire un proprio governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia”.

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