Editoriale

La società, il mondo, il paese e la vita di miliardi di persone vanno in rovina, le masse popolari ne subiscono gli effetti, ma è impedito loro di accedere, oltre un grado superficiale e in modo caotico, alla comprensione delle cause di questo marasma, alla natura, alle forme, al contenuto e agli obiettivi della lotta di classe, che è l’unica strada per porvi fine.

Se bastasse manipolare l’informazione, intossicare l’opinione pubblica e impedire la comprensione organica della realtà alla classe operaia e alle masse popolari per mantenere il suo dominio sulla società, la borghesia imperialista avrebbe di che stare tranquilla. Invece due fattori, distinti ma combinati fra loro, concorrono a rompere la cappa di oscurantismo e la diversione: le contraddizioni della crisi generale nel campo della stessa classe dominante e l’azione del movimento comunista cosciente e organizzato.

La direzione della borghesia sulla società porta alla guerra imperialista. “A livello mondiale e considerando tutti i settori produttivi, il capitale accumulato è tanto che, se i capitalisti lo impiegassero tutto nelle loro aziende che producono merci (beni e servizi), estrarrebbero una massa di plusvalore (quindi di profitto) inferiore a quella che estraggono impiegandone solo una parte. La borghesia deve valorizzare il capitale, ma non può farlo solo o principalmente attraverso la produzione di merci e servizi. Questo ha dato luogo a tutti gli sviluppi che rientrano nei seguenti campi: spremitura delle masse popolari (riduzione dei redditi ed eliminazione dei diritti e delle conquiste); finanziarizzazione dell’economia reale e sviluppo del capitale speculativo; ricolonizzazione dei paesi oppressi e sfruttamento dei paesi ex socialisti; devastazione della terra (saccheggio delle risorse naturali, cambiamento climatico, inquinamento dell’ambiente, devastazione del territorio); lotta tra capitalisti ognuno dei quali cerca di ingrandirsi a spese di altri capitalisti.

Gli sviluppi in ognuno di questi cinque campi hanno come sbocco la guerra: la guerra è un effetto inevitabile del capitalismo in crisi” (vedi Resistenza n. 1/2016 “Sei tesi sulla situazione attuale e sulla tendenza alla guerra. A proposito degli attentati di Parigi e dello stato di emergenza”).

La crisi economica si riversa nelle relazioni politiche fra stati e gruppi imperialisti e, secondo il principio che la crisi economica è ormai diventata a pieno titolo crisi dei regimi politici della borghesia imperialista, aumenta l’instabilità politica in ogni paese imperialista. Ne sono dimostrazione tanti avvenimenti grandi e piccoli che la stampa borghese presenta frammentati e slegati fra loro, in forma caricaturale o ammantandoli di una straordinaria “complessità”; ne riportiamo alcuni:

– la guerra commerciale che gli USA hanno dichiarato agli altri paesi e gruppi imperialisti con l’introduzione di nuovi dazi. La decisione, che è una “bomba” rispetto alle relazioni commerciali esistenti, è anche la manifestazione di un inasprimento delle contraddizioni interne al complesso politico-economico-militare USA: Trump, lungi dall’essere “scalzato”, resiste e scombina ulteriormente le carte in tavola per rafforzarsi, ne è esempio la sostituzione al ruolo di Segretario di Stato di Tillerson con Gina Haspel della CIA, coinvolta con ruoli di massima responsabilità nelle torture ai prigionieri della “guerra contro il terrorismo”;

– la guerra diplomatica, con le tensioni fra Gran Bretagna e Russia a seguito del “caso Skripal”. Al di là della cronaca nera (che ha invece grande risalto sui giornali: il tentato omicidio di una ex spia russa e di sua figlia), sulla questione si è creato il caso attorno a cui USA, GB, Francia e Germania (i giornali borghesi danno l’Italia “più timida”) fanno fronte comune per “nuove sanzioni contro la Russia, che minaccia la pace e la sicurezza internazionale”. Si susseguono le espulsioni, più di 80, di diplomatici russi da USA, paesi della UE e della NATO;

– la crisi politica dei singoli paesi imperialisti. Prendiamo come riferimento la Germania: le difficoltà per la formazione di un governo di Larghe intese (IV governo Merkel), che giunge a sei mesi dalle elezioni politiche. Scrivemmo sul numero 1/2018 di Resistenza (“La scienza della rivoluzione socialista”): “La Germania è il paese che ha aperto la strada ai governi di Larghe intese al resto d’Europa: di fatto è governata ininterrottamente da una “grande coalizione” da quando, a cavallo del 2000, i socialdemocratici del governo Schröder imposero alle masse popolari tedesche il regime di austerità che l’oligarchia finanziaria europea non è ancora riuscita a imporre pienamente negli altri paesi europei. La situazione dopo le elezioni politiche del 24 settembre scorso è tale che per Angela Merkel è risultato finora impossibile costituire un governo sullo stesso modello del passato: non si tratta di “un problema della Germania”, è anzi il segno della crisi profonda, e non recuperabile attraverso le prassi della democrazia borghese, del sistema politico con cui la borghesia imperialista europea ha finora tentato di governare la fase acuta e irreversibile della crisi”;

– le manovre degli imperialisti USA per riprendere il controllo dell’America Latina, in particolare rovesciando il governo bolivariano del Venezuela;

– le manovre USA per sottomettere la Repubblica Popolare Democratica di Corea.

La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Per sua natura il capitalismo crea costantemente le condizioni oggettive per il suo superamento e per l’instaurazione di un superiore modo di produzione, il comunismo. Per questo Marx definì il comunismo “il movimento concreto che cambia lo stato di cose presenti”, cioè un movimento oggettivo che prescinde la volontà delle classi e degli uomini e condiziona (e determina) la volontà e la pratica delle classi e degli uomini. Ma il movimento concreto non è sufficiente: spontaneamente, come la storia insegna, la crisi del capitalismo sfocia in guerra imperialista. Per trasformare il modo di produzione capitalista nel modo in cui esso già predispone la società è necessaria l’opera cosciente degli uomini. Cioè è necessaria l’opera del movimento comunista cosciente e organizzato, costituito dal partito comunista e dai suoi organismi di massa, che:

– è l’intellettuale collettivo della classe operaia e delle masse popolari, cioè raccoglie le tendenze, le notizie, le informazioni le elabora e le riporta alla classe operaia e alle masse popolari sotto forma di conoscenza e coscienza, strumenti necessari per liberarsi dalla sottomissione culturale e intellettuale a cui la classe dominante le obbliga e per condurre la lotta di classe come lotta per il socialismo;

– contende alla borghesia imperialista la direzione (il cuore e la mente) delle ampie masse non solo e non tanto, attraverso l’opera di propaganda, ma principalmente attraverso il bilancio della loro esperienza pratica e attraverso la scuola di comunismo che esse compiono con le lotte spontanee e con le lotte rivendicative;

– perseguendo l’obiettivo di costruire il nuovo potere delle masse popolari organizzate o previene la guerra imperialista (dirige e trasforma la mobilitazione spontanea delle masse popolari in mobilitazione rivoluzionaria) oppure, se la mobilitazione reazionaria delle masse popolari prevale temporaneamente su quella rivoluzionaria, opera per trasformare la guerra imperialista in rivoluzione socialista (trasforma la mobilitazione reazionaria in mobilitazione rivoluzionaria), come è avvenuto in Russia 100 anni fa.

Nonostante gli sforzi e il dispiego di energie, mezzi e risorse con cui la borghesia alimenta confusione e rassegnazione, disfattismo e guerra fra poveri fra le masse popolari, non può impedire che le contraddizioni del modo di produzione capitalista aumentino anche nel suo campo, non può in alcun modo fermare la tendenza alla guerra. Allo stesso modo, non può impedire al movimento comunista cosciente e organizzato di esistere e di perseguire il suo obiettivo. Non può, infine, impedire alle ampie masse di sviluppare una resistenza spontanea alla crisi e di imparare dalla loro pratica, dalle vicende della loro stessa esistenza. Questo è ciò che sta succedendo oggi, ora, dietro il muro di intossicazione, di opinionismo, di moralismo, di terrorismo mediatico e di menzogne in cui siamo tutti immersi. Il contributo di ognuno alla rinascita e allo sviluppo del movimento comunista cosciente e organizzato è prezioso. L’eroismo in cui si incarna oggi la rivoluzione socialista non sono ancora le grandi imprese delle larghe masse, ma i tanti piccoli atti concreti nella quotidianità degli operai e delle masse popolari che si organizzano e si mobilitano nelle aziende, nelle scuole e nel territorio. Cose anche semplici: sostenere economicamente gli organi con cui la Carovana spiega la realtà alla luce della concezione comunista del mondo e diffondere la stampa comunista, leggerla con compagni di lavoro e famigliari, compagni di scuola e vicini; sostenere lo sviluppo organizzativo con sottoscrizioni economiche; mettere a disposizione della Carovana le conoscenze che si hanno della zona in cui si vive, dell’azienda in cui si lavora, della scuola e dell’università che si frequentano; organizzare iniziative, presentazioni di libri, portare i volantini durante scioperi e cortei… E’ un lavoro paziente, ordinario e ordinato, in una società caotica, disordinata e ingiusta che non ha più possibilità di salvezza. Va sostituita. Le artefici di questa sostituzione sono le masse popolari organizzate, dirette dal movimento comunista cosciente e organizzato.

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