[Firenze] Lottiamo con tutti i mezzi necessari contro la NATO e la Terza Guerra Mondiale!

Un breve commento sull’iniziativa del Comitato No Comando NATO di Firenze con il Consigliere Comunale Dmitrj Palagi

Il Comitato No Comando NATO né a Firenze né altrove martedì 18 febbraio, presso la Casa del Popolo Adreoni a Firenze, ha promosso un’iniziativa con il Consigliere comunale Dmitrj Palagi di Sinistra Progetto Comune. Il titolo dell’incontro era: “Comandi NATO e basi militari: cosa possono fare i consiglieri comunali? Quali sono i possibili interventi dei Comuni e delle altre istituzioni, le sinergie fra territori e comitati popolari per impedire la militarizzazione e tutelarci dai pericoli della guerra?”. Consigliamo la visione della registrazione a questo link: https://www.facebook.com/share/v/1MJdHXfRDX/. Avrebbe dovuto partecipare anche il Consigliere comunale di Pisa Ciccio Auletta (Diritti in Comune: Una Città in Comune – PRC) che però non era presente a causa di un imprevisto.

Abbiamo scritto questo breve resoconto-commento (cioè un resoconto commentato del dibattito) in quanto da sostenitori delle attività del comitato, e soprattutto della lotta contro la NATO e l’insediamento di un suo comando nella città di Firenze, vogliamo sintetizzare e trasmettere gli aspetti positivi che a nostro avviso sono emersi dalla discussione. Il dibattito è stato istruttivo rispetto al modo in cui i comitati e le organizzazioni operaie e popolari possono mettere a contributo le conoscenze e l’azione dei soggetti istituzionali che sono sensibili alle problematiche che le attanagliano. Non solo: il confronto ha fatto emergere l’importanza di avvalersi anche delle contraddizioni che attraversano il campo delle istituzioni per aprire e allargare brecce a favore degli interessi delle masse popolari. Sono state sviscerate una serie di questioni “tecniche” che celano contenuti evidentemente politici. Ad esempio, sono emersi il ruolo e le responsabilità dei Comuni e della Regione nei processi di militarizzazione dei territori. Nonostante le diverse appartenenze politiche – a Pisa governa la Lega, a Firenze il PD- è evidente che queste istituzioni si muovono in perfetta armonia dimostrando plasticamente il concetto di “larghe intese” che spesso enunciamo. Nel dibattito sono anche emersi una serie di spunti relativamente ad appigli tecnici e legali su cui il comitato potrà far leva per avanzare nella sua battaglia, come le prescrizioni ambientali (la caserma sorge in riva all’Arno) ma anche lo stesso esposto all’UNESCO mentre in materia di urbanistica e stradale è emersa la responsabilità della Regione Toscana.

Altra questione emersa è sulla cosiddetta logistica di guerra e in particolare sul rapporto fra le basi, le caserme e gli aeroporti, visto anche che infuria da anni una battaglia sull’allargamento dello scalo fiorentino. Infatti, non si tratta soltanto di alimentare ulteriormente il turismo predatorio e selvaggio che soffoca già ora Firenze e Pisa, ma entrambi gli aeroporti sono due infrastrutture che possono essere militarizzate alla bisogna. Il tratto comune fra queste è Marco Carrai, noto faccendiere che è alla presidenza di Toscana Aeroporti (oltre a essere Console onorario di Israele).

Dall’iniziativa è emerso, in generale, che una struttura come un comando NATO (non una base qualunque) rappresenta un serio pericolo per le masse popolari che abitano, lavorano e vivono nei dintorni e questo è un altro ottimo motivo per impedire che venga insediato. Inoltre, è stato istruttivo approfondire la conoscenza delle varie leggi e responsabilità in materia che ancora, almeno formalmente, sussistono anche per la classe dominante (visto che le hanno promulgate loro) e che violano sempre più sistematicamente per perseguire i propri scopi più o meno inconfessabili. L’insegnamento è che anche le masse popolari non devono farsi legare le mani e adottare ogni forma di lotta: anche illegale, purché legittima per affermare i loro interessi contro gli sfruttatori. Questo orientamento ci serve a evitare in ogni modo di farci spaccare dal nemico di classe che sulla distinzione fra “buoni e cattivi” gioca da sempre per dividere il campo delle masse popolari e indebolirlo: è stato molto utile l’esempio del Movimento No TAV, dove lottano insieme i cattolici e i pacifisti con gli “antagonisti” che portano azioni di disturbo e sabotaggio ai cantieri che rischiano di devastare la loro terra. In conclusione il consigliere Palagi e altri interventi hanno puntualizzato un concetto fondamentale: vanno bene i ricorsi, le richieste di accesso agli atti e altre strade simili, ma rimane centrale la mobilitazione, l’incalzo e la vigilanza dei comitati.

Tre eventi significativi

1. A due settimane dall’iniziativa, il presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi (PD) ha detto di essere contrario al Comando NATO perché “troppo vicino alle case”, oltre ad aver dichiarato di essere stato sempre presente a tutte le assemblee dei cittadini sulla questione. Ora, a parte la palese cazzata perché non si è mai visto a nessuna riunione del comitato o ad altre assemblee, la questione è: caro Pierguidi, cosa vuoi fare concretamente contro il Comando? Firmi anche tu l’appello all’Unesco? Metti a disposizione le tue risorse e relazioni per fermare questo scempio? Userai il tuo ruolo per far portare il tema in Consiglio comunale e sostenere il consigliere Palagi? Hai intenzione di dimetterti dal PD? Il partito che governa questa città e che quindi è diretto responsabile dell’installazione del comando? Quel partito che – proprio in questi giorni – continua a “chiamare alle armi” a sostegno della guerra voluta dalla NATO contro la Federazione Russa continuando a fare degli ucraini carne da cannone e impoverendo i lavoratori e le masse popolari del nostro paese sacrificando scuola, sanità, servizi, diritti, sull’altare dell’economia di guerra?

2. L’8 febbraio scorso, nel confinante comune di Sesto Fiorentino il sindaco Lorenzo Falchi e il consigliere comunale Jacopo Madau hanno sottoscritto l’appello del comitato per denunciare all’Unesco la pericolosità del Comando. Come ha giustamente fatto presente lo stesso Comitato sarebbe curioso sapere cosa ne pensano AVS e il PD fiorentino che non proferiscono parola sul progetto ma anche che ne pensano gli elettori della sindaca Sara Funaro e dei partiti di maggioranza, di fronte alla totale censura su un’opera così impattante per la città?

3. La CGIL di Firenze ha votato, il 24 febbraio scorso, un ordine del giorno contro l’installazione del comando NATO nel quartiere di Rovezzano. In questi giorni il sindacato è alle prese con la decisione se aderire o meno a una manifestazione di guerrafondai (Michele Serra in testa) chiamata il 15 marzo, a Roma con la scusa di “difendere” l’Europa…Peccato che quanto dichiarato da Ursula Von der Leyen è quanto mai eloquente nello smascherare questa iniziativa come un atto a sostegno dell’impegno militare in Ucraina. Condividiamo quanto scritto dai compagni delle Giornate di Marzo – area alternativa in CGIL e ci associamo al loro appello. I lavoratori iscritti e simpatizzanti della CGIL di Firenze proprio in virtù dell’odg ratificato dalla Camera del Lavoro contro l’installazione del comando NATO devono impedire la partecipazione a questa parata di guerrafondai, la Camera del Lavoro di Firenze, d’altro canto, deve dare seguito a quell’ordine del giorno. Nei prossimi giorni la classe operaia fiorentina ci troverà davanti alle fabbriche per portare loro questo appello.

Ebbene, questi appigli mostrano come sia possibile (e la necessità di farlo) inserirsi nelle contraddizioni del teatrino della politica borghese e spingere anche esponenti delle amministrazioni comunali su posizioni favorevoli agli interessi delle masse popolari e alimentare le contraddizioni nel loro campo (eroderlo, indebolirlo fino a scalzarlo). Tutto questo grazie alla costante e multiforme iniziativa popolare.

Le strade per affermare gli interessi delle masse popolari sono tante e vanno battute tutte quelle che sono coerenti con gli interessi di classe: senza farsi illusioni e combattendo chi vuole trascinare la lotta nei binari morti della concertazione, delle manovre elettorali o dell’affermazione identitarie fine a se stessa (e a “zappare il proprio orticello”). Il punto è fermare l’installazione del comando NATO a Firenze: vincere questa battaglia è del tutto possibile se mettiamo al centro la mobilitazione e il protagonismo popolare, se ci sperimentiamo nel fare quello che non abbiamo mai fatto e che dobbiamo imparare a fare, se ci cimentiamo nel rispondere alla repressione con una linea d’attacco (usare anche gli attacchi repressivi per accumulare forze, rispedirli al mittente, approfittare delle spaccature in seno alla classe dominante tra chi vuole passare alle vie di fatto con le masse popolari e chi invece è incline, ancora, a cedere e concedere…).

Compagni: la classe dominante non è forte, è debole. La crisi generale del capitalismo l’ha trasformata in un gigante dai piedi di argilla. Sta a noi decidere se plasmare la nostra analisi sulla stazza o sulla pasta del nemico.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

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