Come avanzare nella lotta dentro le aziende?

Fare di ogni vertenza un focolaio di lotta per cacciare il Governo Meloni

105.974 lavoratori coinvolti in crisi aziendali con tavoli aperti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un incremento di 50.000 in un solo anno. 12.336 addetti di piccole e medie aziende che hanno perso il lavoro nel 2024, a cui vanno aggiunte le decine di migliaia di lavoratori di aziende in crisi che hanno tavoli a livello regionale e l’enorme indotto coinvolto, non mappati (fonte Cgil).

Sono i numeri dei crimini contro l’apparato produttivo del paese con cui il governo del “Made in Italy” chiude l’anno. Ognuna di queste vertenze però è anche il focolaio che può incendiare la mobilitazione ed esprimere la forza capace di mettere fine al suo operato.

Una parte di questi lavoratori sono già in lotta ed esprimono esperienze di avanguardia, che per diversi motivi illuminano la via da seguire e sono un esempio per i lavoratori che ancora non si mobilitano. È il caso degli operai Transnova, che hanno vinto la battaglia contro Stellantis per bloccare i licenziamenti annunciati. È il caso anche degli operai della Beko di Siena, che si stanno strutturando in collettivo, al di là di divisioni di tessera, per resistere e difendere l’apparato produttivo del territorio (ascolta a questo LINK le corrispondenze operaie e le voci dei lavoratori in piazza lo scorso 29 novembre!).

Certo, la vittoria di una battaglia singola non risolve l’attacco complessivo all’apparato produttivo nel paese, ed è temporanea. Ma ogni vittoria, se inquadrata in un progetto, è terreno conquistato. Indebolisce l’arbitrio di speculatori e affaristi, e rafforza il fronte in lotta della classe operaia perché ogni singola vittoria insegna, con il suo esempio, che padroni e istituzioni non sono invincibili e che i lavoratori, se sono decisi e hanno un giusto orientamento, conducono battaglie vittoriose.

Vincere è possibile, ma per farlo sono necessarie alcune condizioni:
1. che gli elementi decisi a vincere si coalizzino e prendano in mano la direzione della lotta (non la linea del meno peggio, ma la linea del combattere e vincere). Per riuscire a vincere non è sufficiente volerlo, ma di certo non si vince se chi dirige la lotta non è deciso a farlo. Là dove gli elementi più avanzati non sono già organizzati, il primo passo è raccoglierli in un organismo, ufficiale o informale, in modo da coalizzarli, individuando i punti di forza su cui far leva e gli aspetti negativi da neutralizzare, definire la linea e i passi da fare, dividersi i compiti;
2. non farsi legare le mani dalle leggi e dalle regole della classe dominante e dal senso comune (“si è sempre fatto così”). Decidere in piena autonomia quali sono, caso per caso, i metodi di lotta più efficaci e sostenibili, a prescindere dalla loro legalità. L’unico principio valido è che è legittimo tutto quello che serve agli interessi dei lavoratori, anche se è vietato dalle leggi dei padroni e delle loro autorità;
3. tenere in mano l’iniziativa senza lasciare tregua al nemico (non attestarsi sulla difensiva; bando all’attendismo). Rispondere colpo su colpo agli attacchi della classe dominante e delle sue autorità non basta! Si tratta di organizzarsi per prevenire e anticipare le sue mosse e continuare a organizzarsi e mobilitarsi con autonomia e costanza a prescindere da quello che il nemico fa o non fa;
4. costruire attorno alla lotta una fitta e ampia rete di alleanze anche uscendo dall’azienda, dalla scuola, dal territorio, ecc. Ogni lotta se esce dal proprio ambiente può fungere da catalizzatore del malcontento generale e alimentare la mobilitazione. In questo modo può raccogliere sostegno e solidarietà su vasta scala. Quanto più la solidarietà è estesa, tanto più diventa un’arma potente per la vittoria;
5. usare ogni appiglio, a cominciare dalle contraddizioni in campo nemico, per rafforzare il nostro campo e isolare il nemico (“metterne dieci contro uno”). La classe dominante non può governare il paese senza un certo grado di consenso o almeno di indifferenza delle masse popolari. Sono loro il suo tallone d’Achille! Bisogna fare leva su questo aspetto, spingendo personaggi pubblici, esponenti politici, dirigenti sindacali, amministratori locali, ecc. a sostenere concretamente la lotta, anche mettendoli in competizione l’uno con l’altro.
Tratto da Chi non lotta ha già perso, ma per vincere sono necessarie alcune condizioni

Lottare in maniera adeguata a vincere spinge in avanti tutto il movimento di resistenza che si sviluppa nel paese. Illumina la strada, alimenta la fiducia, estende le pratiche vincenti. Eleva la capacità di vincere di tutti. Soprattutto assesta gravi colpi ad un governo che è forte solo a parole e propaganda e che può cadere se i lavoratori organizzati prendono in mano la gestione delle aziende che padroni e affaristi vogliono chiudere o delocalizzare fino a rendere ingovernabile il paese.

Ma come avanzare nella lotta dentro le aziende? Ogni lavoratore o gruppo già organizzato può fare un passo in questa direzione promuovendo assemblee unitarie tra lavoratori per discutere dei problemi che ci sono sul posto di lavoro e per confrontarsi sulle mosse del padrone di turno. Può promuovere l’organizzazione di mobilitazioni, scioperi e aderire a quelli indetti dai sindacati di base e confederali, generali o di categoria che siano. Può promuovere iniziative in solidarietà a sostegno di altri lavoratori in lotta.

Può mettere in campo insieme ai suoi colleghi, per alimentare la propria lotta o in solidarietà con le lotte in corso di altri gruppi operai, forme alternative di boicottaggio e blocco della produzione come lo sciopero bianco, di un’ora (che rende difficile al padrone trovare soluzioni per coprire il vuoto), quello a scacchiera, rifiutarsi di svolgere compiti fuori dalle proprie mansioni o di fare lo straordinario (altre forme sono proposte nell’articolo Scioperi senza picchetti?).

Ogni iniziativa che i lavoratori mettono in campo per organizzarsi e mobilitarsi è necessaria per immettersi e costruire una rete capillare e salda, in cui l’iniziativa di uno è forza anche per l’altro, in cui gli scioperi generali hanno preparazione e seguito in ogni azienda, con momenti di confronto a cui devono seguire blocchi o boicottaggi. Le pratiche che i lavoratori possono usare per farlo sono tantissime e vengono proprio dalla gloriosa storia del movimento operaio nel paese. Da queste dobbiamo attingere e sperimentare oltre, per trovare soluzioni adeguate alla situazione d’emergenza attuale!

Imparare a darsi i mezzi per vincere ogni battaglia è il presupposto anche per vincere la guerra contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e lo stillicidio di posti di lavoro. Lo sbocco politico di ogni vertenza e mobilitazione deve essere allora quello di cacciare il governo Meloni e impedire qualsiasi altro governo delle Larghe Intese. Ai lavoratori non serve un altro governo amico dei padroni, serve imporre un governo di emergenza espressione del movimento di resistenza.

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Revisionismo storico e valori europei

La borghesia imperialista prova a riscrivere la storia perché...

Sull’opportunismo di Bonelli a Bruxelles

La Rete no ddl sicurezza – A pieno regime,...

Solidarietà a Firenze per la Palestina. Antisionismo non è antisemitismo

La repressione contro il movimento italiano in solidarietà al...

Verso le Quattro giornate di Napoli – La storia di Gennarino Capuozzo

Il 27 Settembre 1943 iniziavano le “Quattro giornate di...