Se qualcuno la promuove, la resistenza si estende e diventa invincibile

Gaza. La tregua è una vittoria della resistenza e del popolo palestinese

Il 17 gennaio, dopo giorni di annunci e smentite, è stato firmato l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
L’accordo era sul piatto dal maggio scorso, ma i sionisti d’Israele si erano sempre rifiutati di accettare le condizioni della tregua, definendole “irricevibili”. In effetti, l’accordo è stato firmato senza che i sionisti abbiano raggiunto alcun obiettivo di quelli che si erano prefissati con 15 mesi di genocidio del popolo palestinese, l’assedio e la distruzione della Striscia di Gaza: non sono riusciti a liberare “gli ostaggi” (il pretesto con cui hanno giustificato ogni tipo di crimine), non sono riusciti a occupare stabilmente e controllare la Striscia (le azioni della resistenza non sono mai state interrotte), non sono riusciti a “debellare Hamas” e le altre organizzazioni del fronte della resistenza, non sono riusciti a piegare il popolo palestinese e non sono riusciti a “cambiare il volto del Medio Oriente” – come dichiarava il boia Netanyahu – neppure con le manovre che hanno esteso la guerra al Libano, alla Siria e all’Iran.

Comunicato dell’Unione Democratica Arabo Palestinese (Udap) del 15 gennaio 2024

RAGGIUNTO ACCORDO DI CESSATE IL FUOCO A GAZA: UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA!
La determinazione del popolo e della resistenza palestinese costringe l’occupazione israeliana ad accettare le proprie condizioni: cessate il fuoco, scambio di prigionieri, ritiro delle forze israeliane e ritorno dei profughi nel nord di Gaza.

UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA
Dopo oltre 15 mesi di genocidio in Palestina, si è giunti a un accordo per il cessate il fuoco.
Questo accordo è il frutto della determinazione e della resistenza del popolo palestinese, non una concessione, ma una dimostrazione del fallimento dei piani israeliani di fronte alla risolutezza della resistenza.

LE CONDIZIONI DELL’ACCORDO
– SCAMBIO DI PRIGIONIERI: I prigionieri israeliani nelle mani della resistenza palestinese verranno scambiati con prigionieri politici palestinesi, tra cui centinaia condannati a lunghe pene. Finora, il governo Netanyahu aveva rifiutato categoricamente lo scambio di prigionieri, puntando a riprendere i prigionieri israeliani a Gaza con la forza o in cambio di un cessate il fuoco senza garanzie.
– RITIRO DELLE FORZE ISRAELIANE: L’esercito israeliano si ritirerà, nel corso delle fasi del cessate il fuoco, dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l’Asse Netzarim, che divide in due la Striscia, e l’Asse Filadelfia, che separa Gaza dall’Egitto.
– RITORNO DEI PROFUGHI AL NORD: Il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è stato respinto. Secondo l’accordo, gli sfollati del nord di Gaza, che sono stati spinti verso il sud, potranno fare ritorno senza limitazioni.
– INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI: Finora, gli aiuti umanitari sono stati utilizzati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente quelli del nord. L’ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati, e arriveranno anche al nord di Gaza.
Questo accordo ha sancito la sconfitta degli obiettivi dichiarati dell’occupazione, ossia: lo sradicamento delle forze di resistenza, l’occupazione militare della Striscia e la consegna incondizionata dei prigionieri israeliani nelle mani della resistenza.
Questa vittoria non può comunque oscurare l’immensa tragedia umana consumatasi a Gaza, con decine di migliaia di palestinesi uccisi, centinaia di migliaia di feriti, infrastrutture devastate, un sistema sanitario al collasso e condizioni di estrema precarietà per oltre due milioni di palestinesi.
Occorre ricordare che, nonostante il cessate il fuoco, l’occupazione della Palestina, che perdura da oltre 76 anni, continua. È quindi necessario restare vigili di fronte al rischio di violazioni del cessate il fuoco da parte di Israele, continuare a mobilitarsi in appoggio alla resistenza in Palestina e a sostenere concretamente il popolo palestinese, in particolare a Gaza, contribuendo alla resilienza e alla resistenza del popolo palestinese tramite le campagne per la riqualificazione delle infrastrutture e del sistema sanitario.

IL FRONTE DELLA CISGIORDANIA
In Cisgiordania, l’occupazione israeliana continua a espandere le proprie colonie attraverso piani di insediamento illegali, con il pieno appoggio dell’amministrazione USA entrante, e procede con le sue campagne volte a spezzare la resistenza.
Mentre continuano attacchi, uccisioni, demolizioni e arresti per mano dell’esercito israeliano, la cosiddetta “Autorità Nazionale Palestinese” continua, tramite la “collaborazione di sicurezza” con l’occupante, a svolgere il suo ruolo funzionale e per il quale è stata concepita: garantire la sicurezza di Israele, uccidendo e arrestando i resistenti palestinesi – emblematico è l’assedio imposto al campo profughi di Jenin da inizio dicembre 2023.

IL RUOLO DELLA SOLIDARIETÀ
Negli ultimi 15 mesi, la solidarietà con il popolo palestinese è stata fondamentale nel denunciare le atrocità commesse da Israele e smascherare i governi complici che lo sostengono. Tuttavia, è necessario trasformare la solidarietà umana in un impegno politico che metta in luce la natura imperialista dell’aggressione sionista e il reale ruolo dell’Italia.
Quest’ultima, infatti, insieme agli altri Paesi NATO e alleati di Israele, continua a fornire sostegno a Israele, aumentando le proprie spese militari e riducendo al contempo la spesa sociale, con tagli ai fondi per sanità e istruzione. È essenziale continuare a impegnarsi nel far comprendere alle masse italiane che anche loro, attraverso il carovita e i tagli, stanno pagando il costo dell’aggressione imperialista contro il popolo palestinese.

Con la resistenza del popolo palestinese
Fino alla vittoria!

La firma dell’accordo per il cessate il fuoco è una vittoria della resistenza e del popolo palestinese. Non solo. È la premessa per la nuova fase che va aprendosi, una fase in cui è altamente prevedibile che pur di limitare gli effetti della crisi politica che li attanaglia, i sionisti d’Israele si metteranno alla testa di manovre, complotti e operazioni per far saltare l’accordo o per violarlo deliberatamente. Ma è una fase caratterizzata dal progressivo declino dei sionisti, in cui continuerà ad avere un ruolo importante – anzi la sua importanza è crescente – il movimento di solidarietà alla resistenza e al popolo palestinese nel resto del mondo, la lotta contro l’entità sionista, la mobilitazione contro la terza guerra mondiale che si svilupperà nei paesi imperialisti.
Si apre una fase in cui l’aspetto decisivo è che le masse popolari dei paesi imperialisti raccolgano il testimone che il popolo palestinese e i popoli del Medio Oriente – dal Libano allo Yemen all’Iraq – hanno gloriosamente portato fin qui e ci consegnano. Per poterlo raccogliere è necessario che il movimento comunista, antimperialista e rivoluzionario dei paesi imperialisti – noi ci concentriamo su quello italiano – ne capisca a fondo il contenuto e il valore.

1. Con il contrattacco del 7 ottobre 2023 la resistenza palestinese ha mandato un messaggio di riscossa alle masse popolari e ai popoli oppressi di tutto il mondo – non accettare pacificamente il sistema di oppressione e di morte della borghesia imperialista – e ha offerto un esempio – è possibile resistere, è possibile passare al contrattacco, è possibile tenere testa e colpire uno degli eserciti più equipaggiati e feroci del mondo e della storia. E infatti, il contrattacco della resistenza palestinese ha animato la mobilitazione delle masse popolari in tutto il mondo – compresa l’Italia – per 15 mesi.

2. In questi 15 mesi, insieme alla mobilitazione, anzi come ostacolo a essa, si sono moltiplicate le “opinioni” e le “analisi” che, basandosi sulla superiorità economica, militare e tecnologica dell’esercito sionista d’occupazione e sugli ampi sostegni internazionali di cui godono i sionisti d’Israele, davano per spacciati la resistenza e il popolo palestinese.
Questi opinionisti e questi analisti, in certi casi persino travestiti da “comunisti” e “sostenitori della Palestina”, si sono dimostrati servi sciocchi della propaganda dei guerrafondai della classe dominante e sono stati megafono di disfattismo e opportunismo fra le masse popolari del nostro paese.
Non hanno saputo o voluto prendere atto del fatto che l’umanità è entrata pienamente nell’epoca della guerra e della rivoluzione, che non ci sono più margini per compromessi ed “equilibri”, che a livello complessivo – a livello mondiale e in ogni singolo paese – la borghesia imperialista è una classe decadente: assediata dagli effetti della crisi, non riesce più a tenere sottomesse le masse popolari, non riesce più a dare un indirizzo unitario al suo “ordine mondiale”.
In questo contesto chi si affida a principi, metodi e concezioni del vecchio mondo che sta bruciando (l’indiscutibile superiorità della classe dominante rientra in questo ambito) non può avere un ruolo positivo.
Chi si affida alla forza delle masse popolari organizzate, cioè organizza le masse popolari e combatte la classe dominante, conquista posizioni e avanza, è un esempio e una spinta per tutto il movimento popolare.
La firma della tregua nella Striscia di Gaza è una conferma su ampia scala di ciò.
Chi imbocca la strada della conciliazione con il nemico (vedi Autorità nazionale palestinese) finisce per fare l’aguzzino in nome e per conto del nemico. Chi imbocca la strada dell’irriducibile antagonismo verso il nemico, diventa autorevole agli occhi delle masse popolari. Quando le organizzazioni della resistenza si legano strettamente, indissolubilmente, alle masse popolari, le organizzano, le educano e le orientano, allora diventano invincibili. Ciò non significa automaticamente che diventino anche vittoriose – vittoriose lo saranno – significa che per il nemico non è possibile sconfiggerle.

3. Negare ciò è una forma di opportunismo che nel nostro paese è ancora ben presente anche fra coloro che si pongono come promotori della mobilitazione delle masse popolari (il movimento di solidarietà con la resistenza e con il popolo palestinese è stato negli ultimi mesi, in particolare dal 5 ottobre, un palcoscenico di opportunismo), è una manifestazione dell’influenza della sinistra borghese fra le file dei promotori della lotta di classe.
Tuttavia, i fatti hanno la testa dura. Gli opportunisti che diffondono disfattismo per la caduta della Siria di Assad (la spacciano per “un trionfo dei sionisti e degli imperialisti”) non considerano il fatto che anche la caduta di Assad è – può essere e deve essere – fonte di insegnamenti per comprendere il ruolo storico delle avanguardie di lotta e dei promotori della resistenza alla Comunità Internazionale degli imperialisti Usa, sionisti e della Ue. La Siria di Assad è caduta perché il regime di Assad aveva smesso di essere per le masse popolari siriane ciò che Hamas e le altre forze della resistenza sono state per il popolo palestinese.
La sintesi è la combinazione di due principi generali: se qualcuno la promuove e la sviluppa, la resistenza si estende e diventa invincibile; sono le masse popolari organizzate a fare la storia.

I bombardamenti e l’efferatezza dell’esercito israeliano non sono riusciti a fiaccare le organizzazioni e le avanguardie della resistenza né tanto meno a spezzare il legame che esse hanno costruito con le masse popolari palestinesi.
Questo perché la resistenza delle masse popolari non si limita alle avanguardie e alle organizzazioni politico militari che la organizzano e la dirigono. La resistenza delle masse popolari all’oppressione della borghesia è un processo spontaneo e inesauribile. Un fiume che la borghesia qualunque cosa faccia non fa altro che alimentare. È questo che rende le masse popolari e la loro resistenza invincibili. Per quanti capi della resistenza vengano arrestati e giustiziati. Per quanti di loro tradiscano o abbandonino la lotta. Per quanto la devastazione possa sventrare città e mietere vittime. Ogni bombardamento sarà una scuola di lotta. Ogni perdita umana un motivo in più per combattere. E nuovi capi si faranno avanti. E ogni casa, ospedale e scuola saranno ricostruiti.
La principale lezione per le masse popolari, i comunisti e le avanguardie di tutto il mondo è proprio questa. La resistenza del popolo palestinese ha dimostrato e dimostra che si può vincere a patto di voler combattere e voler imparare a combattere. A patto di non chiedere il permesso di lottare ai propri nemici o di stare alle loro regole per farlo, ma di combattere a proprio modo e secondo un suo piano!
La resistenza spontanea che nell’epoca imperialista le masse popolari oppongono alla borghesia è la fonte da cui emergono le avanguardie, i capi e le forze rivoluzionarie per avanzare nella lotta contro la borghesia. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è l’aspetto decisivo di questa lotta.
Non comprendere questo rapporto apre le porte al disfattismo, alla sindrome dell’onnipotenza della borghesia e l’idea che le masse popolari rispetto alla borghesia non possono fare altro che difendersi, parare i colpi e cercare di abbellire sfruttamento e oppressione.

4. Stante il ruolo delle mobilitazioni in solidarietà alla resistenza e al popolo palestinese, la firma dell’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ha ricadute pratiche anche per la lotta di classe in Italia.
La prima questione su cui porre l’attenzione è che bisogna contrastare ogni tendenza a dare per conclusa la lotta del popolo palestinese. La tregua non è la pace, è una vittoria tattica, ma finché esisterà lo Stato illegittimo d’Israele come stato confessionale, razzista, classista e guerrafondaio non è possibile nessuna pace, né in Palestina, né in Medio Oriente, né nel resto del mondo. La mobilitazione deve continuare – anche in Italia – per rovesciare il sistema politico delle Larghe Intese, della Comunità Internazionale degli imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue, il sistema politico che trascina il paese nella Terza guerra mondiale.
La seconda questione su cui porre attenzione è che bisogna urgentemente compiere i passi concreti verso la convergenza delle mobilitazioni e verso il rafforzamento di un fronte unico, ricomponendo le spaccature – diretto effetto dell’opportunismo di cui sopra – che sono state prodotte nei mesi scorsi.
Bisogna sviluppare il dibattito politico, che può e deve essere anche “duro”, ma non deve ostacolare lo sviluppo unitario della mobilitazione. In verità è proprio lo sviluppo del dibattito politico – anche duro – la condizione favorevole per lo sviluppo unitario del movimento popolare: chiarire le posizioni, gli obiettivi, le divergenze su metodi e criteri, ecc. toglie di mezzo il polverone dietro cui si nascondono manovre e manovrine, colpi di mano e sgambetti che invece sono un ostacolo allo sviluppo della lotta di classe.

Nei prossimi giorni ci sono molte occasioni utili per compiere passi in questo senso.
Il P.Carc lavora, a livello nazionale e locale per costruire la più ampia convergenza e per superare ostacoli e steccati che vi si frappongono e, dove presente, parteciperà a tutte le iniziative con questo spirito.

Dalle giornate del 17 e 18 gennaio alle manifestazioni del 25 gennaio. Chiunque sia a promuovere un’iniziativa, una lotta, una mobilitazione che aiuta il movimento comunista e rivoluzionario o il movimento popolare a compiere un passo avanti va sostenuto, la sua iniziativa va portata come esempio, va fatta conoscere, va rilanciata e se possibile emulata e replicata.

Queste le mobilitazioni dei prossimi giorni di cui siamo a conoscenza

17 gennaio
BRESCIA – Presidio antifascista, 19:30
BOLOGNA – Caserma Cialdini, ore 17:00
PISA – Presidio davanti alla Leonardo spa, ore 10:00
ROMA – Presidio Ministero della Difesa, ore 17:00
NAPOLI – Presidio Largo Berlinguer, ore 18:00
BARI – Presidio informativo Ateneo atrio, ore 10:00

18 gennaio
TORINO – Fermata metro corso Marche, ore 11:30
VINCENZA – Piazza Castello, 14:30
MILANO – Palazzo Cusani, ore 14:30
MILANO – Porta Venezia, ore 16:00
FIRENZE – Presidio Leonardo spa, ore 11:30
TERNI – Fabbrica d’armi, ore 16:30
CATANZARO – Piazzetta della libertà, ore 18:00

25 gennaio
ROMA – Piazza Vittorio, ore 15:00
NAPOLI – Piazza Garibaldi, ore 10:30
MILANO – In via di definizione
BOLOGNA – Giardino Parker-Lennon ore 15

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Revisionismo storico e valori europei

La borghesia imperialista prova a riscrivere la storia perché...

Sull’opportunismo di Bonelli a Bruxelles

La Rete no ddl sicurezza – A pieno regime,...

Solidarietà a Firenze per la Palestina. Antisionismo non è antisemitismo

La repressione contro il movimento italiano in solidarietà al...

Verso le Quattro giornate di Napoli – La storia di Gennarino Capuozzo

Il 27 Settembre 1943 iniziavano le “Quattro giornate di...