Lo scorso 10 dicembre gli operi della Transnova hanno strappato a Stellantis il rinvio dei 97 licenziamenti annunciati per un anno, con il rinnovo della commessa. Transnova, infatti, è una società che lavora in monocommittenza con Steallantis e proprio a seguito della sospensione del contratto di fornitura che avrebbe dovuto partire dal 31 dicembre, aveva fatto partire il licenziamento per i 97 operai impiegati tra Pomigliano, Mirafiori, Melfi e Piedimonte San Germano.
In realtà gli operai Transnova hanno strappato molto di più, perché in totale i posti di lavoro salvati per il prossimo anno sono 249. Alla decisione di Trasnova erano infatti seguite le lettere di licenziamento da parte delle società subappaltanti: Logitech aveva avviato procedure per 101 unità, mentre Tecnoservice per 51 dipendenti, per un totale di 249 lavoratori.
Gli operai, con la lotta e il sostegno dei sindacati, hanno guadagnato tempo e strappato un’importante vittoria. Così come una vittoria è stata, a volerla guardare, la defezione di Tavares, ormai non più adeguato a fronteggiare la mobilitazione di operai e sindacati di tutto il gruppo e indotto e ennesimo capro espiatorio delle politiche di smantellamento.
Perché è una vittoria tanto importante, nonostante i numeri ridotti? Perché mostra cosa può fare un gruppo di operai decisi, che attua ogni metodo di lotta – legale o meno a detta del governo – e che sviluppa attorno a se solidarietà. Cosa può fare anche un piccolo gruppo contro un colosso come Stellantis.
Soprattutto a Pomigliano, dove sarebbero stati la maggior parte dei licenziamenti (54), gli operai sono stati in presidio permanente davanti allo stabilimento per giorni, picchettando non solo l’accesso delle merci ma anche quella degli operai. Fermando la produzione con tutti i metodi a disposizione, hanno fatto carta straccia dei divieti del governo Meloni ottenendo due vittorie: la loro contro Stellantis e quella di tutti gli operai contro le misure repressive del governo Meloni. Aspetto decisivo, hanno coinvolto in questa lotta gli operai Stellantis dello stabilimento, che hanno sostenuto i picchetti e li hanno mantenuti quando gli operai Transnova erano impegnati in tavoli o incontri.
In Italia migliaia di sindacalisti sono sotto indagine per le proteste nella logistica – Uno studio riportato dall’Indipendente rivela che dal 2016 sono circa 3.000 i sindacalisti sotto indagine solo in alcune aree del Nord (Milano, Piacenza e altre province). A livello nazionale il dato è ancora più alto, con 500 denunce solo in Emilia-Romagna e 200 casi nel distretto tessile tra Firenze, Prato e Pistoia dal 2018. Le denunce, che sono significativamente aumentate con il decreto Salvini del 2018 e peggiorerebbero con il nuovo pacchetto sicurezza, fanno riferimento in particolare alla pratica dei picchetti e del blocco delle merci. Non fare un passo indietro e anzi estendere la solidarietà e la pratica dei picchetti in tutte le aziende in lotta è il metodo più efficace per infrangere leggi, divieti e repressione.
Mettendo in campo una lotta decisa e coinvolgendo i lavoratori diretti Stellantis, gli operai dell’indotto hanno guadagnato tempo e vinto una battaglia. Una battaglia, perché nessuna azienda si salva definitivamente facendo guerra al singolo padrone e il Collettivo di Fabbrica Gkn lo ha sperimentato sulla propria pelle. A maggior ragione se si tratta di Stellantis e dell’indotto, una produzione attorno a cui per molti versi si è strutturato il paese intero.
Ed è proprio questo il punto: gli operai Stellantis si salvano se ne fanno una questione di governo del paese. Se lottano per avere un governo che sia deciso a salvare il tessuto produttivo e i posti di lavoro; deciso a dirigere il padrone di turno o nazionalizzare per far produrre in base a ciò che è utile e necessario produrre, anche convertendone parti (forse di auto non c’è bisogno, ma di ambulanze e mezzi di trasporto pubblici certamente sì, ad esempio!).
Quindi se da oggi fanno di tutto per rendere ingovernabile ogni stabilimento e il paese intero al governo di nostalgici del ventennio. Se danno seguito alle mobilitazioni e agli scioperi del 18 ottobre e del 29 novembre organizzando assemblee di ogni sito Stellantis e delle aziende dell’indotto per capire come rilanciare e proseguire la lotta, vedendosi anche fuori dal lavoro visto che i siti rimarranno chiusi fino ai primi di gennaio (e alcuni anche oltre). Se avviano un coordinamento tra i lavoratori di diversi siti e aziende dell’indotto. Se procedono con picchetti, manifestazioni e ogni iniziativa che ritengono utile attuare al di là delle leggi e dei divieti. Se fanno della loro lotta una questione di ordine pubblico e guidano la Fiom e la Uil a sostenerli in questo.
La “questione Stellantis” si risolve definitivamente se si fa cadere questo governo e si fa di tutto perché non sia sostituito da nessun governo tecnico o della cosiddetta “opposizione” (del Pd e suoi cespugli vari). Gli operai Stellantis organizzandosi e coordinandosi in ogni stabilimento devono spingere i loro delegati e rappresentanti non solo a portare avanti la vertenza ma a occuparsi di questo aspetto della direzione e del governo del paese. Così facendo apriranno la strada e trascineranno con sé il resto degli operai delle maggiori aziende e dei lavoratori del pubblico e muoveranno passi concreti nella costruzione di un proprio governo di emergenza.