Il 30 Aprile la Sezione di Pistoia del P.Carc, assieme al sindacato di base Flmu e Cub, ha promosso di fronte allo stabilimento Hitachi di Pistoia, fabbrica simbolo della città, la “tenda contro gli omicidi sul lavoro”.
Il terreno per questo evento è stato preparato da mesi di presidi di fronte alla fabbrica, con volantinaggi e diffusione di Resistenza.
Questo ci ha permesso di intercettare i lavoratori, sia dell’Hitachi che di ditte esterne, e di avere con loro un confronto e uno scambio di esperienze.
Credo che questa sia un’attività di base da proseguire per esprimere sostegno e vicinanza ai lavoratori. Così facendo è possibile ricreare una rete, contrastando la disgregazione e la divisione che i padroni, con il nuovo sistema di lavoro, stanno realizzando.
Credo sia importante per ricreare consapevolezza, perché solo ripartendo dalla base si possono capovolgere i rapporti di forza.
Tutti i lavoratori ed ex lavoratori in questa fase devono organizzarsi, mobilitarsi, per creare e rafforzare il fronte contro il precariato e i subappalti. Questo sistema negli ultimi venti anni ha tolto e continua a togliere diritti ai lavoratori, a isolarli, sottoporli a ricatto e reprimerli.
Questo è l’appello che faccio come ex lavoratore Hitachi.
Sono entrato nello stabilimento nel 1987 quando ancora c’erano i Consigli di Fabbrica, costituiti da un rappresentante per ogni reparto. Alle riunioni del CdF eravamo circa una trentina, sì perché anche io poco dopo l’assunzione fui eletto come rappresentante del mio reparto nelle file della Fiom.
Con questa struttura il sindacato aveva il pieno controllo su quanto accadeva sulle linee di produzione ed era pronto a far pressione sull’azienda per qualsiasi criticità o problema potesse mettere a repentaglio la sicurezza dei lavoratori. Così ho assistito a scioperi e assemblee anche spontanei, con blocchi alla portineria e presidi di fronte alla Direzione. Spesso venivano organizzate assemblee nei locali della mensa a cui partecipavano tutti i lavoratori Proprio durante queste assemblee c’è stato pian piano il cambiamento: l’apertura verso il lavoro precario, l’ingresso di ditte esterne con il consenso dei sindacati confederali. Adesso più della metà dei lavoratori attivi all’interno dello stabilimento appartengono a ditte esterne. Nel frattempo, in concomitanza con questa fase di cambiamento, i Consigli di Fabbrica si sono trasformati in Rsu (Rappresentanze Sindacali Unitarie) con la diminuzione dei numeri degli operai votati: di fatto un indebolimento dei rapporti di forza.
Lo scenario attuale è questo: il numero di lavoratori precari (e pagati con stipendi miseri) è sempre più alto; i lavoratori sono sempre più divisi e sindacalizzati, ricattabili al punto da avere paura a prendere un volantino all’uscita della fabbrica. Il risultato è un minor controllo e una minore formazione sulla sicurezza.
Io credo che i lavoratori debbano riprendere quel percorso, iniziando a ritrovarsi fuori e dentro la fabbrica, individuando i rappresentanti sindacali da valorizzare e facendo pressione su di loro. Credo che solo così miglioreranno i rapporti di forza.
Concludo con un appello, un richiamo a chi come me è un ex lavoratore, ad attivarsi per collaborare con le nuove generazioni di operai e aumentare la massa “resistente” contro questo sistema di lavoro.
Gianluca C.