La borghesia imperialista è in guerra. In ogni paese imperialista conduce una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Provoca ogni anno centinaia di migliaia di morti sul lavoro, per malasanità, per malattie curabili, vittime della crisi ambientale e dell’inquinamento, vittime degli abusi di droga e alcol, della povertà e del degrado materiale e morale che dilagano. Al contempo, sta promuovendo la terza guerra mondiale.
La Comunità Internazionale degli imperialisti Usa, sionisti e Ue sta trascinando l’umanità nella guerra contro la Federazione Russa, la Repubblica Popolare Cinese e, più in generale, contro tutti i paesi che intralciano le manovre con cui gli imperialisti Usa cercano di mantenere il loro ruolo di predominio sul mondo.
Formalmente, l’Italia non è direttamente coinvolta nelle operazioni militari già in corso, ma è pienamente coinvolta nel supporto alle manovre della Nato (dalla fornitura/vendita di armi all’Ucraina e ai sionisti in Palestina alla messa a disposizione degli apparati radar fino all’utilizzo delle basi Nato e italiane).
Le conseguenze dell’economia di guerra si fanno sentire, basta paragonare gli investimenti statali per le spese militari con quelli per la sanità, l’istruzione, i trasporti, la cura dei territori, ecc. e vederne gli effetti. Anche il “clima” politico e sociale è cambiato: militarizzazione della società (a partire dalle scuole), propaganda bellica e crescente repressione verso chi protesta (quelli che ieri venivano chiamati “nemici della patria” oggi sono chiamati “nemici dei valori dell’Occidente”).
Siamo nel corso della terza guerra mondiale?
L’epoca imperialista, quella in cui viviamo, è l’epoca di radicali sconvolgimenti, è l’epoca della guerra imperialista e della rivoluzione socialista.
Esattamente come la rivoluzione socialista non scoppia – vedi l’Editoriale – neppure la guerra mondiale scoppia da un giorno all’altro. Entrambe sono un processo che procede per accumulazione quantitativa e salti qualitativi:
– l’accumulazione quantitativa di mobilitazione reazionaria delle masse popolari, promossa e diretta dalla classe dominante, alimenta la tendenza alla guerra;
– l’accumulazione quantitativa di mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, promossa e diretta dal movimento comunista, alimenta la rivoluzione socialista.
La borghesia imperialista ha già intrapreso la via della terza guerra mondiale, è già in guerra e opera per allargarla, aggravarla ed estenderla. Alla base di ciò non vi è una “questione morale” (succede perché “la classe dominante è cattiva”): per la classe dominante la guerra è lo sbocco “naturale” e inevitabile della crisi generale del capitalismo.
In questo senso, siamo in guerra; la terza guerra mondiale è già iniziata.
Alla classe dominante, tuttavia, manca l’elemento fondamentale per sviluppare la sua guerra: il sostegno, l’adesione e la partecipazione delle masse popolari. La borghesia imperialista, anzi, fa enorme fatica a mobilitare le masse popolari in senso reazionario usando i “vecchi arnesi” in auge ai tempi della Prima guerra mondiale (nazionalismo) o quelli recuperati da tempi persino più remoti della storia dell’umanità (e che hanno perso via via la loro presa, come la religione).
Non solo, proprio in ragione degli esiti dei tentativi di mobilitazione reazionaria fatti in passato, la classe dominante ha mille riserve a perseguire questa strada. Il fascismo e il nazismo – esempi “da manuale” di mobilitazione reazionaria – non solo non sono stati sufficienti per annientare l’Urss e il “pericolo comunista” (“soffocare il bambino nella culla”, come diceva il democraticissimo Churchill), ma le si sono addirittura ritorti contro: alla fine della Seconda guerra mondiale il campo dei paesi socialisti era ben più ampio rispetto all’inizio della guerra e la Resistenza ha “rischiato” di trasformare anche l’Italia in un paese socialista.
Pertanto, se con terza guerra mondiale si intendono gli sviluppi e le conseguenze della disponibilità delle masse popolari a intrupparsi per fare da carne da macello e da cannone per gli interessi della classe dominante, allora no, non siamo nella terza guerra mondiale.
Quanto detto fin qui, però, lascia aperta una questione.
L’accumulo quantitativo del processo di cui la borghesia imperialista è alla testa (produzione di armi, provocazioni e crimini della Comunità Internazionale degli imperialisti sul piano delle relazioni internazionali (vedi l’articolo a pag. 4), promozione della barbarie anche nei paesi imperialisti) certamente produrrà un salto qualitativo nella mobilitazione delle masse popolari.
La mobilitazione reazionaria e la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari sono due strade, opposte ma entrambe attualmente possibili: una si deve imporre sull’altra. Quale delle due prevarrà dipende da chi, fra la borghesia imperialista e il movimento comunista cosciente e organizzato, riuscirà a far compiere un salto qualitativo alla mobilitazione delle masse popolari.
Il discorso ha molto a che vedere con la concretezza e l’attualità della linea del Governo di Blocco Popolare (Gbp).
Il Gbp è la strada più efficace per alimentare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari perché offre agli organismi operai e popolari uno sbocco positivo alla loro mobilitazione, indica il modo per dare seguito pratico e concreto alle loro rivendicazioni, è una prospettiva per mettere ordine nel disordine provocato dalla crisi generale del capitalismo (vedi l’Editoriale).
Non è affatto già scritto che la classe dominante riesca a mobilitare le masse popolari in senso reazionario prima che i comunisti riescano a mobilitarle in senso rivoluzionario.
La linea del Governo di Blocco Popolare è la strada più efficace anche per alimentare la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato: pone i comunisti nella condizione di imparare a combattere (la guerra popolare rivoluzionaria) combattendo (la battaglia per imporre il Gbp).
A maggior ragione, dunque, posto che la classe dominante è già alla testa della terza guerra mondiale, contenderle la direzione della mobilitazione delle masse popolari con l’obiettivo IMMEDIATO di costituire il Governo di Blocco Popolare è la strada concreta per sottrarre l’Italia al vortice di guerra in cui sta sprofondando il mondo e fare avanzare il processo rivoluzionario.
Una strada ben più concreta che sperare nella definizione di “nuovi equilibri internazionali prodotti dal multipolarismo”, ad esempio. Il “mondo unipolare” capeggiato dall’apparato militare-industriale Usa, di fatto, non esiste già più e il multipolarismo è esattamente il contesto in cui si sviluppa la terza guerra mondiale.
Portare gli organismi operai e popolari a imporre, in Italia, un loro governo di emergenza è un duro colpo assestato alla Comunità Internazionale degli imperialisti Usa, sionisti e Ue, ed è un significativo passo avanti nella mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, un passo avanti nella rivoluzione socialista nel nostro paese.