Sulla contestazione al ministro Roccella

Frignoni, finti tonti e bugiardi. Contestare ovunque le Larghe Intese

La ministra Eugenia Roccella è stata contestata da un gruppo di studentesse e studenti durante gli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la natalità alla Sapienza, a Roma, il 9 maggio.

A differenza di altre occasioni non sono volate manganellate, ma una rappresentante è stata fatta intervenire per leggere un comunicato. La ministra Roccella si è poi sfogata sui social per quanto accaduto.

“Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali – Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la “grande stampa” e la “stampa militante” che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l’atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro. Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l’evocazione del fascismo che non c’è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere”.

In nome di una democrazia che vale solo per la classe dominante, la censura e la repressione colpiscono sempre a senso unico. Ce lo ricordano costantemente mille esempi da Julian Assange ai giovani di Antudo (Luigi è in carcere perché un democratico giudice ha “scambiato” un’azione dimostrativa per un attentato terroristico), da Alfredo Cospito agli attivisti di Ultima Generazione.

La notizia non sarebbe di per sé particolarmente importante, ma permette alcune riflessioni.

1. La ministra Eugenia Roccella invoca la solidarietà contro una supposta “vera censura” che dice di aver subito. Lei, che ha possibilità di parlare urbi et orbi, che ha spazi garantiti dai media, che ha i riflettori puntati su di sé, che gode dei servigi di un sistema di propaganda capillare e martellante. Denuncia di essere stata censurata da persone che, invece, ogni volta che si azzardano a prendere parola (e spesso devono imporsi per parlare, perché il sistema di propaganda di cui gode la ministra non concede spazi) rischiano manganellate, identificazioni, denunce.

Con i suoi piagnistei, la ministra Roccella ha perso il senso del ridicolo.

2. La ministra Roccella sostiene che sarebbe stata disponibile a interloquire con i contestatori. Cosa se ne fanno i contestatori delle interlocuzioni, se poi le azioni della ministra Roccella dimostrano che il suo ministero e il suo governo tirano dritto per la propria strada? A cosa servono l’interlocuzione e il confronto se il ministero della famiglia e delle pari opportunità e il governo Meloni demoliscono i diritti delle donne, smantellano la sanità pubblica e lo stato sociale? La ministra Roccella millanta di essere paladina della famiglia, in verità è nemica delle famiglie delle masse popolari. È un ministro della Repubblica nemico delle masse popolari, è una donna della classe dominante nemica delle donne delle masse popolari.

La ministra Roccella fa la finta tonta quando cerca di nascondere tutto questo.

3. La ministra Roccella è in buona compagnia di ministri, politicanti di destra e di “sinistra”, bonzi dei sindacati di regime, “giornalisti” prezzolati. Frigna contro la censura come prima di lei, giusto alcune settimane prima, frignava Molinari che per timore delle contestazioni ha rinunciato al suo intervento – serenamente evitabile, anche lui parla tutti i giorni a reti unificate – all’università Federico II di Napoli. Fa la finta tonta come tutti quelli che mentre parlano di pace e de-escalation – sotto elezioni sono tutti colombe – hanno le mani sporche di sangue, – trascinano l’Italia in guerra e la rendono complice del genocidio in Palestina. Come quelli che con gli occhi lucidi commentano “l’ennesima strage sul lavoro”, ma hanno contribuito – in decenni di servigi ai padroni – a demolire i diritti e le tutele dei lavoratori.

Tuttavia, se la ministra Eugenia Roccella e la cricca di cui è parte si sentono il fiato sul collo è solo cosa positiva.

Le loro reazioni goffe, scomposte e ridicole sono prima di tutto la dimostrazione che le contestazioni servono e vanno moltiplicate. I ministri dei governi Meloni, gli esponenti della “opposizione al caviale”, i vertici sei sindacati di regime, tutti gli esponenti della Larghe Intese vanno contestati ovunque. Le masse popolari devono prendersi la parola sempre e ovunque.

La campagna elettorale è un contesto che si presta egregiamente perché i frignoni, i finti tonti e i bugiardi sono spinti a uscire dai social e dai loro palazzi. Che venga ricordato loro che le masse popolari li disprezzano, che siano costretti ad aprire uno spazio di concreta dialettica fra loro e il mondo che li circonda va solo bene. Che siano zittiti e cacciati va solo bene.

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