Il governo Meloni e le armi a Israele

Altreconomia ha smascherato, attraverso un’inchiesta, una delle balle raccontate del governo Meloni. L’Italia sta proseguendo l’esportazione di armi verso Israele. Questo sta avvenendo nonostante il ministro della difesa, Guido Crosetto, ne avesse assicurato la sospensione stante gli scriteriati attacchi israeliani contro i palestinesi. Ma erano tutte balle. A dicembre, nel pieno dei bombardamenti israeliani di Gaza, l’export italiano di armi ha toccato quota 1.3 milioni di euro. Di questa cifra, un milione di euro riguarda armi e munizioni a uso militare. Per chi volesse approfondire riportiamo in appendice alcuni dati e fonti.

La notizia è stata seguita da una pietosa rincorsa alla smentita da parte del governo. Crosetto ha giurato che la vendita delle armi fosse sospesa dal 7 ottobre. Tajani, ministro degli esteri, ha rassicurato: “l’Italia ha interrotto l’invio di armi a Israele dall’inizio delle guerra di Gaza”. Una volta smentito da Altreconomia, Tajani, ha rettificato dicendo che i numeri dell’Istat citati nell’inchiesta si riferiscono ad accordi e licenze precedenti. Quegli accordi e licenze “ancora in essere” che il 12 febbraio lo stesso ministro aveva dichiarato di aver sospeso, come ricordato in un articolo de il Fatto Quotidiano.

L’apparenza inganna

Il governo Meloni, sotto la malriuscita facciata pacifista e umanitaria, prosegue la sua politica di guerra al servizio dei gruppi imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue. Questo è il dato che Altreconomia ha mostrato. Ma non sono soli. Anche il teatrino messo in piedi da PD e M5S per la cessazione dell’invio delle armi non è altro che propaganda di facciata. Conte e Schlein hanno firmato tutti gli invii di armi, le missioni militari e le leggi guerrafondaie degli ultimi due anni. Gli interessi che legano tutti i partiti delle Larghe intese allo stato sionista d’Israele, del resto, sono profondi e strutturati (vedi ad esempio Sul ruolo dei sionisti in Italia).

Questo è un altro campo in cui va in scena il teatrino della Repubblica Pontificia. Pubblicamente Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, PD e M5S si fanno la guerra ma alla prova dei fatti portano avanti gli stessi interessi e votano le stesse misure (come per l’intervento nel Mar Rosso).

In questa società non dirige la maggioranza ma chi detiene il capitale ed è a questi che obbediscono partiti e istituzioni della borghesia. Però la maggioranza, le masse popolari, hanno un peso che non può essere eliminato. Ed è per questo che, a fronte delle lotte e ribellioni diffuse contro la guerra, i partiti di regime cercano il sostegno delle masse camuffandosi pacifisti.

Far cessare il fuoco a Gaza vuol dire far cessare il governo Meloni!

Per sostenere davvero la resistenza palestinese sono le masse popolari organizzate del nostro paese a doversi imporre! L’obiettivo unitario di tutti gli organismi e dei singoli che oggi si mobilitano in mille forme in sostegno alla Palestina deve diventare quello di cacciare il governo Meloni e la cricca delle Larghe intese. Così e solo così cesseranno anche le politiche di guerra del governo italiano in appoggio a imperialisti americani e sionisti.

Su questo obiettivo i comitati, i collettivi, le associazioni possono incanalare e far convergere iniziative di denuncia e di boicottaggio nelle aziende produttrici di armi o legate a Israele, al traffico di armi, nelle università, nelle scuole, nei dintorni delle basi militari ecc. Far convergere forze, esperienze, energie e inventiva di ognuno degli organismi in mobilitazione per rendere il paese ingovernabile. Occasione importante saranno le prossime mobilitazioni del 4 aprile, in occasione dell’anniversario di fondazione della Nato.

Per la pace. Per attuare il ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” sancito dalla Costituzione. Per impedire il genocidio. È necessario alimentare la mobilitazione per la cacciata del governo e di tutti i guerrafondai attraverso l’organizzazione, la mobilitazione e la proposta di un modo alternativo di dirigere il paese. È questo il contributo migliore e più importante al cessate il fuoco su Gaza.

***

Quali sono le maggiori aziende da cui partono le armi per Israele?

Il report dell’Istat – riportato dall’inchiesta di Altreconomia – mostra le province e le aziende da cui sono partite le maggiori esportazioni. La prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro.

Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.

Il sito The Weapon Watch (l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei) con una propria inchiesta ha inoltre smentito le dichiarazioni della dirigenza della Leonardo spa (partecipata dello Stato italiano) che diceva “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. L’osservatorio fa infatti sapere che “nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”. A supporto di questa affermazione, l’Osservatorio ha pubblicato sul proprio sito internet tutta una serie di foto e la descrizione dei prodotti di questa azienda nelle mani dell’esercito israeliano che, da ottobre 2023, bombarda e occupa la Striscia di Gaza.

Fonti

Dal sito Altreconomia:

Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre il governo non è trasparente

L’Italia continua a esportare armi a Israele, il caso delle forniture per i caccia

 L’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele dopo il 7 ottobre 

Da Il Fatto quotidiano

Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2024 Armi a Israele dopo il 7 ottobre. Ma Crosetto diceva: “Stop invii”

Il fatto Quotidiano del 19 marzo 2024  Armi a Tel Aviv anche Tajani mente mentre l’Uama non risponde

Dal sito Atlanteguerre

Armi della Leonardo spa “impiegate nei bombardamenti a Gaza”

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Questioni di lotta di classe

Poco prima dello svolgimento del corteo del 30 novembre...

Sulla situazione in Corea del Sud

La legge marziale d'emergenza di Yoon è una manovra...

Trasformare la guerra tra poveri in ribellione contro il sistema

Che ogni quartiere popolare sia avamposto della lotta al governo Meloni

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...