[Napoli] La libertà d’espressione secondo il PD, Ruotolo e Articolo21. Ancora su Jorit e la criminalizzazione del dissenso.

La Federazione Campana del Partito dei CARC ribadisce piena solidarietà a Jorit, rigetta ogni provocazione e tentativo di criminalizzazione nei confronti di quanti gli hanno espresso vicinanza a fronte del linciaggio mediatico messo in moto in queste ore dopo l’incontro con Putin a Sochi.

L’incontro con Putin prima e, oggi, con il Papa ha colpito nel segno e smascherato i finti democratici e il partito unico dei guerrafondai cui fanno eco giornalisti compiacenti e a libro paga. Poco più di una settimana fa, dalle forze del governo Meloni al M5S passando ovviamente per il PD, in Parlamento, all’unanimità, è stata votata una nuova missione militare nel Mar Rosso. Di questo sarebbe utile discutere. Su questo sarebbero utili “inchieste giornalistiche” degne di tale nome. Invece, esponenti politici finanche tra quanti si dichiarano antifascisti e che oggi serrano le file del PD come il parlamentare Sandro Ruotolo trovano necessario ribadire la condanna a un artista “reo confesso” di voler contribuire alla pace tra i popoli e infamare chi lo sostiene.

In occasioni come queste, poi, il ridicolo non ha senso del limite. Questa mattina Articolo 21, associazione di area Pd, ha pubblicato un articolo dal titolo “due giornalisti di Fanpage nel mirino dei CARC di Napoli”, con tanto di dichiarazioni proprio di Ruotolo, che esprimeva solidarietà ad Antonio Musella e Saverio Tommasi per le minacce, insulti e inviti all’aggressione che risulterebbero ai loro riguardi dalla nota del segretario del Partito dei CARC – Federazione Campania Igor Papaleo, pubblicata il 10 marzo scorso, in solidarietà a Jorit per la campagna denigratoria e infamante che sta subendo.

Articolo 21 e Sandro Ruotolo, avrebbero potuto quantomeno avere la lena di leggere le nostre dichiarazioni prima di affermare che fossero un’aggressione verbale o un’incitazione all’aggressione a due giornalisti di Fanpage. Anzi li sfidiamo pubblicamente a mostrarci quali siano le aggressioni e le minacce che proponiamo nel testo. Non ne troveranno. Quello che troveranno è la denuncia che abbiamo fatto del regime di censura di cui proprio Articolo 21, alla faccia del nome che si dà, è uno dei fautori. Un disco rotto e paranoico con tanto di deliri con cui Articolo 21 addita tutti quelli che non la pensano come loro, alfieri della narrazione mainstream, di essere “putiniani”. Una logica di parteggiamento acritico e manicheo che farebbe “putiniano” non solo Jorit, ma, tenuto conto le.sue ultime dichiarazioni, persino il Papa, oltre che la stragrande maggioranza della popolazione italiana, che la guerra ripudia ed è contraria all’invio di armi in Ucraina.

Proprio perché in Italia, ancora oggi, esiste la libertà di espressione sancita da quella Costituzione frutto della Liberazione e della vittoria sul nazi-fascismo, sentiamo il dovere e il diritto di dire alla maggioranza della popolazione italiana dove vanno a parare certi articolacci della stampa di regime che additano artisti indipendenti come “giullari di Putin” o quali sono i veri obiettivi di presunte “inchieste d’assalto” sulla “manolonga” del nemico di guerra e annessi finanziamenti a suoi supposti sostenitori.

Noi comunisti, e chiunque si ritenga sinceramente democratico, abbiamo il dovere di denunciare pratiche nazi-fasciste come quelle osservate in piazza Dante a Napoli, dove subito dopo il linciaggio mediatico, sono state affisse foto segnaletiche macchiate di sangue con la faccia di Jorit. E dobbiamo denunciare che in quella piazza e in quella iniziativa erano presenti, con tanto di striscione e foto pubbliche, proprio i “democratici” Articolo 21 e il giornalista Antonio Musella. Quelli che ora ci accusano di induzione all’aggressione e alla violenza, erano in una pubblica piazza ad affiggere foto segnaletiche di un artista appellato come “nemico pubblico”. Quale sarebbe l’incitazione alla violenza e l’istigazione all’aggressione? La nostra, che formuliamo un giudizio politico su un giornalismo politico o quella di mette alla gogna mediatica e pubblica, sui loro giornali e in pubblica piazza, chicchessia?

Quella di affiggere foto segnaletiche è una pratica in uso da tempo tra i sostenitori “nostrani” del Battaglione nazista Azov. Già un anno fa, ad esempio, affiggevano liberamente per le nostre strade foto, con tanto di nomi e numeri di telefono, di donne russe e altre donne ucraine “colpevoli” di non sostenere Zelenskij.

Alla denuncia e contrasto di queste pratiche abbiamo dedicato diversi nostri documenti pubblici, così come giustamente hanno fatto anche altre organizzazioni politiche della città come ad esempio Potere al Popolo. In questi documenti, respingendo ogni provocazione, incitiamo a “fare vigilanza popolare e ripulire le nostre strade”, a rigettare pratiche che abbiamo visto nel nostro paese solo durante il Ventennio fascista e l’occupazione tedesca, a presidiare gli spazi di agibilità democratica. Lo ribadiamo qui ed ora.

Cosa non è chiaro a Fanpage, a Ruotolo, ai giornalisti Musella e Tommasi? Cosa il PD della Picierno e di Romano non comprende? La realtà è che manca loro il terreno sotto i piedi perché il re è nudo e gli interessi che tutelano sono ben altri che quelli di lavoratori e precari, giovani e donne. Sono così alla disperata ricerca di un po’ di sensazionalismo a buon mercato per tirare a campare? La realtà è che più facile mettere all’indice un artista indipendente o un partito comunista, un partito politico non riconducibile ai loro “amici” e agli “amici degli amici”, piuttosto che prendersi la responsabilità di farle per davvero le liste di proscrizione e di metterci – se ne avessero davvero il coraggio – pure il Papa.

La Segreteria

Partito dei CARC – Federazione Campania

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