È il tempo della riscossa per le donne della nostra classe!
Con l’omicidio di Giulia Cecchettin il numero delle vittime di femminicidio nel nostro paese sale a 105 dall’inizio dell’anno.
Come in altre occasioni, ma più che in altre occasioni per alcune circostanze, l’omicidio di Giulia ha sollevato indignazione e proteste: si sono già svolte e si stanno svolgendo molte manifestazioni in tutta Italia.
La classe dominante cerca di incanalare la rabbia verso la guerra fra poveri e mettere uomini delle masse popolari contro donne delle masse popolari. I media di regime parlano dell’assassino di Giulia come di “un mostro”, “un’eccezione”, tentano di ridurre il problema alla dimensione del singolo individuo e si lavano la coscienza invitando le donne a “denunciare le violenze”.
Il punto, invece, è che Giulia è stata l’ennesima vittima della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia conduce nei confronti delle masse popolari. Non esiste un’umanità buona o cattiva in generale: le relazioni fra gli uomini e le donne sono specchio della società e quella attuale è attraversata e permeata dalla crisi irreversibile del sistema capitalista, un sistema in putrescenza che genera prodotti malati e tragedie come quella degli scorsi giorni e che le donne delle masse popolari insieme agli uomini delle masse popolari hanno il compito di rovesciare per emanciparsi.
Oltre alla propaganda della classe dominante (e a dichiarazioni a dir poco imbarazzanti come quelle del consigliere della Regione Veneto della Lega Stefano Valdegamberi), abbiamo assistito anche alla lotta di tantissime donne e uomini, che hanno raccolto l’invito di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, a disertare il minuto di silenzio istituzionale per Giulia e trasformarlo invece in rabbia, a “bruciare tutto”, riprendendo i versi della poesia dell’attivista peruviana C. Caceres “Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto”.
È giusto bruciare tutto. Ma non è giusto aspettare di non tornare a casa per farlo.
Le donne delle masse popolari devono bruciare tutto tutti i giorni, anche se tornano a casa, senza aspettare di essere loro stesse, o le loro sorelle, o le loro figlie l’ennesima vittima di femminicidio.
Quindi, cosa significa bruciare tutto?
Significa trasformare la rabbia in organizzazione: organizzarsi in collettivi in ogni posto di lavoro insieme alle proprie colleghe, per mettere fine alle discriminazioni di genere portate avanti dalle aziende, per imporre un salario adeguato, per fare in modo che nessuna donna venga pagata di meno o perda il posto di lavoro dopo la maternità, partecipare in massa agli scioperi indetti dalla CGIL e dai sindacati di base, scioperare a oltranza e bloccare il paese fino a cacciare il governo Meloni e la cricca di clerico-fascisti che ne fa parte.
Significa organizzarsi per difendere il diritto all’aborto libero e gratuito: organizzare mappature degli ospedali infestati dagli obiettori di coscienza e mobilitarsi per cacciarli, dare ampia diffusione di quali sono i comportamenti illegali che una donna che vuole abortire non deve subire!
Significa organizzarsi in collettivi in ogni scuola e università per imporre dal basso ore di educazione sessuale, darsi i mezzi per ottenere spazi sicuri di discussione libera sui temi di cui gli studenti e le studentesse hanno bisogno di confrontarsi!
Significa creare comitati territoriali per la difesa e il rifinanziamento dei centri antiviolenza, comitati che promuovano controllo popolare dal basso nei quartieri: le strade sicure le fanno le donne che le attraversano e si coordinano!
“Bruciare tutto” significa rovesciare il sistema capitalista che da sempre destina le donne delle masse popolari a una doppia oppressione – di genere, oltre che di classe – e sostituirlo con un sistema superiore, nel quale le donne sono protagoniste della loro emancipazione a fianco e al pari degli uomini della propria classe, il sistema socialista.
Il primo passo per andare in questa direzione è cacciare il governo di Giorgia Meloni, “una donna” che governa su mandato delle cricche clerico-fasciste, delle lobbies e dei comitati d’affari, una “madre” che perseguita altre madri, una “cristiana” che ha indossato l’elmetto e obbliga il paese a fare altrettanto. Un governo che taglia i finanziamenti alla scuola pubblica e alla sanità pubblica mentre spende milioni di euro in armamenti da spedire all’Ucraina. Un paese a sovranità limitata sul cui territorio sono presenti basi militari di potenze straniere (Usa e Nato) da cui partono aerei impegnati nel genocidio che i sionisti stanno compiendo a Gaza. Un governo del tutto sottomesso al Vaticano, un potere vetusto e antistorico che promuove una cultura oscurantista e vessatoria nei confronti delle donne delle masse popolari.
Cacciare il governo Meloni è l’obiettivo immediato da raggiungere per le donne delle masse popolari, lottando al fianco degli uomini della loro stessa classe.
Non è possibile, tuttavia negare il fatto che gli uomini delle masse popolari hanno comportamenti arretrati, abbrutiti e dannosi nei confronti delle donne: i femminicidi non sono che una, drammatica, punta dell’iceberg.
Il patriarcato e il maschilismo esistono non come tare individuali, ma come conseguenza della società capitalista: la società in cui viviamo, l’aria che respiriamo ne è permeata, tanto che – a ben vedere – pratiche e pensieri imbevuti di maschilismo sono propri anche delle donne delle masse popolari. Questo è il motivo per cui nessuna istituzione o autorità borghese, e tanto meno clericale, può affrontare efficacemente la questione: il massimo che riescono a fare è alimentare la contrapposizione fra uomini e donne delle masse popolari, fomentando la guerra fra masse popolari.
Per questo, allora, è necessario che donne e uomini delle masse popolari lottino uniti contro il nemico comune e il suo sistema di potere. All’interno di questo movimento, è fondamentale che le donne si mobilitino e si dotino di proprie forme di organizzazione indipendenti e autonome: tanto più la loro mobilitazione prenderà forza e si legherà al movimento operaio e studentesco, tanto più riuscirà anche a diventare esempio, monito, a fare da deterrente e da “cura” per i comportamenti più arretrati effettivamente presenti fra gli uomini delle masse popolari. Serve aggiungere un terzo elemento, imprescindibile per l’emancipazione delle proletarie e dei proletari: la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Essa è la condizione affinché le donne e gli uomini delle masse popolari passino dalla difesa all’attacco, dalla resistenza alla lotta per la conquista di una società diretta dalle masse popolari organizzate, senza patriarcato, oppressione di genere e senza sfruttamento.
Con questi contenuti il Partito dei CARC aderisce, partecipa e sostiene la manifestazione nazionale organizzata a Roma per il 25 novembre 2023 da Non Una di Meno in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere. Facciamo appello a tutte le compagne e i compagni, a chi si sente comunista e sa che non c’è emancipazione della donna senza lotta per il socialismo a partecipare alla manifestazione nelle fila del P.CARC, a contribuire a fare della giornata del 25 novembre una giornata di lotta di classe, contro il Governo Meloni e anche contro il tentativo del Partito Democratico di strumentalizzare la rabbia popolare. Elly Schlein è nemica delle donne delle masse popolari tanto quanto lo è Giorgia Meloni: due donne di potere che vessano altre donne di una classe sottomessa. Il 25 novembre iniziamo a costruire il nuovo potere, un potere che nasce dalle fabbriche, dai quartieri e dalle scuole e che le caccerà entrambe, fino a dare vita ad un governo d’emergenza popolare che attui le misure imposte dal basso dalle proletarie e i proletari.
Il punto di ritrovo delle compagne del P.CARC e di tutte le compagne che vorranno manifestare dietro il nostro striscione è alle 13:30 all’angolo fra Via dei Cerchi e Piazza di Porta Capena, zona Circo Massimo.
Per Giulia e per tutte bruciamo tutto e costruiamo un mondo nuovo, cacciamo il Governo Meloni, sostituiamolo con un governo di emergenza popolare!
- Leggi il volantino per la manifestazione