Torino: complici e solidali con gli studenti!

Durante le giornate del Festival delle Regioni e delle Province Autonome, a Torino, centinaia di studenti sono scesi in piazza nelle giornate di lunedì 2 e martedì 3 ottobre per protestare contro le politiche del Governo Meloni sulla scuola, sul diritto allo studio, sul diritto all’abitare e il carovita. 

Nella prima giornata il corteo di giovani, alla cui testa stavano membri del centro sociale Askatasuna, del collettivo KSA, di Cambiare Rotta e di OSA, ha contestato con slogan il ministro dell’Istruzione e del merito Roberto Valditara. In tutta risposta, la polizia ha caricato in maniera violenta e indiscriminata.

Il giorno dopo, la premier Giorgia Meloni è sbarcata nel capoluogo piemontese e anche in questo caso, in risposta agli slogan del corteo come: “Né merito né talento. Soldi alla scuola non alla guerra”, “Meloni non sei la benvenuta”, la polizia ha caricato e ha pestato gli studenti in maniera ancor più violenta e indiscriminata.

Il 21 ottobre 2019 la Meloni su Quarta Repubblica dichiarava: “Le manifestazioni servono per consentire alla gente di partecipare, dire la loro, esprimere dissenso. La sinistra ormai le considera eversive perché secondo la loro idea di democrazia puoi votare solo per loro e manifestare solo con le bandiere loro.” 

Ma ormai i tempi dell’opposizione e dei buoni propositi da campagna elettorale sono finiti e il programma della Meloni oggi è: tagli all’istruzione pubblica, alla ricerca, alla sanità, per l’economia di guerra, l’austerità, la precarietà e la guerra di sterminio non dichiarata nei confronti delle masse popolari.

Perché gli studenti si mobilitano? Perché la situazione peggiora anno dopo anno e continuerà a peggiorare se non la si farà finita con il corso attuale delle cose: nonostante l’istruzione pubblica sia obbligatoria e gratuita, Federconsumatori stima che per l’anno scolastico 2023-2024 ogni studente “costerà” in media – solo per i libri di testo – 502 euro. Tra settembre 2022 e agosto 2023 sono stati 61 gli episodi di crolli o distacchi di intonaco nelle scuole pubbliche. Non c’è da stupirsi, dato che il 47% degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976 e solo l’11% circa è progettato secondo la normativa. A oggi, circa il 58% delle scuole è privo del certificato di agibilità, il 55% di quello di prevenzione incendi, il 41% del collaudo statico.

Per non parlare della continua militarizzazione delle scuole svolta attraverso attività di propaganda e “sensibilizzazione” verso le forze armate attraverso lezioni e visite guidate da esponenti delle forze armate stesse, o addirittura, attraverso la criminale politica dell’alternanza scuola-lavoro, di stage all’interno di basi militari.

Questi sono il cambiamento e la nazione promessi dalla Meloni! 

Il governo dei sovranisti senza sovranità sta proseguendo le politiche di Draghi, sta anzi facendo peggio! Già un anno fa infatti, a Torino, nel pieno Governo Draghi, centinaia di manifestanti che protestavano contro l’alternanza scuola-lavoro sono stati violentemente repressi a suon di cariche e manganelli. Ricordiamoci anche degli studenti a Roma, o degli operai del porto di Trieste. 

Il Governo Meloni non è che la continuazione delle politiche repressive e antipopolari dei governi precedenti delle Larghe Intese, la repressione non è una novità e non ha colore politico ma è una questione la cui intensificazione si nota e la si subisce da anni.

I fatti di Torino dimostrano ancora una volta che una grande fetta di giovani è pronta a mobilitarsi e anche a subire gli effetti della repressione pur di farla finita con il sistema vigente; smascherano per l’ennesima volta la falsità della narrazione borghese secondo cui i giovani sono dei fancazzisti apatici che subiscono la realtà. Tutto ciò è falso: i giovani sono una parte ben consistente del movimento per mettere fine al catastrofico corso delle cose!

Tra gli esponenti della maggioranza di governo, le reazioni sono state le solite: “se la sono cercata”, “la polizia ha sempre ragione”, “si deve accettare il verdetto della democrazia e non rompere le scatole”, “hanno iniziato i centri sociali” etc. etc. Dall’altra parte, gli esponenti della sinistra borghese si sono limitati a trattare la questione dal punto di vista della brutalità della polizia, della necessità di dotare le forze dell’ordine di telecamere e delle bodycam e dei numeri identificativi, ignorando le ragioni per cui è stata indetta la piazza e le rivendicazioni della piazza stessa.

Per quanto riguarda noi compagni del Partito dei CARC, esprimiamo la nostra piena e più sentita solidarietà ai compagni e alle compagne del KSA, dell’Askatasuna, di OSA, di Cambiare Rotta, di tutte le realtà e singoli che erano presenti in piazza. La solidarietà è un’arma: dobbiamo e possiamo usarla per trasformare la realtà. Solidarietà significa anche mettere in campo una pratica condivisa, costruire convergenza, alimentare il dibattito e il confronto per dare una prospettiva politica, di potere, a tutte le forme di resistenza e lotta disseminate nel paese. 

Il Governo Meloni è il governo del “merito”: il loro merito è fatto di attacchi sempre più decisi alla scuola, ai giovani e alle loro organizzazionei Noi come giovani delle masse popolari non c’entriamo e non vogliamo entrarci niente con il loro merito. Sappiamo che non è certo assecondando le politiche della classe dominante o cercando di convincerla ad agire diversamente e chiedendole l’elemosina che avremo i nostri diritti e il tipo di società che vogliamo. Quella società e quei diritti ce li conquistiamo ogni giorno organizzandoci scuola per scuola, quartiere per quartiere, fabbrica per fabbrica, strada per strada e imponendoli.

Le rivendicazioni di Torino non sono solo le rivendicazioni degli studenti di Torino, ma sono le rivendicazioni e l’espressione del disagio di un intero paese, la loro lotta è la nostra lotta.

Complici, solidali e rivoluzionari.

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