La guerra della Nato contro la Federazione Russa si intensifica e le conseguenze sono sotto i nostri occhi. Sin dal suo inizio quella che i media di regime continuano a chiamare “guerra in Ucraina”, ha alimentato il dibattito nel movimento comunista cosciente e organizzato.
Le posizioni sono le più diverse e variegate. Il pullulare di analisi e indicazioni su quale debba essere il ruolo dei comunisti in una tale situazione si moltiplicano e alimentano scambi e confronti, fanno emergere divergenze e punti di intesa. Sempre di più, man mano che le condizioni oggettive si sviluppano, l’esigenza del dibattito e l’individuazione di un suo sbocco positivo si fanno strada.
In questi mesi la battaglia ideologica, nonostante sia ancora vista principalmente come un problema o fonte di concorrenza, non è stata inutile. Mettendo in relazione il ruolo che i comunisti devono assumere in Italia con l’individuazione dei nemici delle masse popolari del nostro paese, la maggior parte delle forze comuniste e progressiste hanno chiaro che i principali nemici delle masse popolari che vivono in Italia sono la Nato, i sionisti, l’Unione europea, Confindustria, il Vaticano e le organizzazioni criminali. Questa è la borghesia imperialista del nostro paese e contro questa bisogna combattere, al di là dell’analisi sulla natura di altri paesi come la Federazione russa e la Repubblica popolare cinese.
Si tratta di una prima base cui partire e su cui alimentare l’unità d’azione, l’intervento nel movimento spontaneo delle masse popolari e il dibattito ideologico. Una base che permette al contempo di isolare, nel movimento comunista e nel campo delle masse popolari, posizioni nefaste e nocive come quella del PMLI che addirittura arriva a schierarsi l’invio di armi all’Ucraina promosso dalla Nato e dagli imperialisti di casa nostra.
Ma non basta. Il dibattito si trova sempre più nelle condizioni di dover essere riversato in un’attività pratica ampia, dispiegata e unitaria.
Tradurre in operazioni pratiche e sperimentare nel concreto la linea che si propone significa sottoporla a giudizio, analisi e verifica. Significa darsi i mezzi per precisarla, integrarla e se necessario rettificarne degli aspetti. Su questo terreno il dibattito fiorirà sempre di più e non solo sarà visto sempre meno come un intralcio o un problema, ma produrrà un’unità d’azione sempre più avanzata ed efficace. L’intralcio allo sviluppo di una mobilitazione dispiegata dei comunisti e delle masse popolari è l’assenza e la poca abitudine al confronto ideologico non viceversa. Anche perchè il dibattito che serve non una sterile lotta “a chi ha ragione” ma quello finalizzato alla ricerca di una strada più efficace per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e per la riscossa delle masse popolari del nostro paese.
Per questo dopo aver rilanciato un video-messaggio congiunto ai comunisti e alle masse popolari dell’ex URSS e diffuso un comunicato del (nuovo)Partito comunista italiano che per favorire la mobilitazione contro questa guerra fornisce l’elenco di gran parte se non di tutte le installazioni USA-NATO nel nostro paese, rilanciamo la dichiarazione d’intenti che le organizzazioni politiche e sociali che il 30 giugno, nell’ambito della Festa della riscossa popolare della sezione di Roma del P.CARC, hanno firmato insieme. L’aspetto decisivo è che a queste dichiarazioni d’intenti e proposte d’unità corrispondano sempre più un’adeguata traduzione pratica di organizzazione, coordinamento e mobilitazione. Buona lettura.
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Per una mobilitazione contro la guerra all’altezza dei compiti!
Nel pomeriggio di Venerdì 30 Giugno, presso la Festa della Riscossa Popolare svoltasi al CSOA Corto Circuito si è svolto il dibattito “Alziamo la voce contro la guerra. Vincere contro le larghe intese guerrafondaie e i servi della NATO”. Il dibattito è stato organizzato con lo scopo di alimentare la riflessione sulla mobilitazione da sviluppare contro il coinvolgimento del nostro paese in guerra. Sono intervenuti Andrea De Marchis e Chiara Masini della Segreteria Federale Lazio del P.CARC, il giornalista e scrittore Alberto Fazolo, Giovanni Barbera della segreteria provinciale romana di Rifondazione Comunista, Carlo De Felici della Confederazione delle Sinistre Italiane, Antonio Amoroso del sindacato di base CUB e i compagni del CSOA Corto Circuito.
La discussione ha sancito unità di vedute nell’analisi delle cause scatenanti dell’attuale guerra in corso in Ucraina, risultato della decennale campagna di accerchiamento condotta dalla NATO ai danni della Federazione Russa. E ‘ una guerra per procura che la NATO combatte imponendo, in primis ai paesi dell’UE, il rifornimento di armi al regime fantoccio al potere in Ucraina dal 2014. La nostra classe dominante, dopo aver servito gli interessi degli imperialisti USA nelle guerre di Jugoslavia e poi in Afghanistan, Iraq e in ognuna delle guerre d’aggressione da questi intraprese, continua a prostituire la nostra sovranità nazionale. Il governo Meloni con la sua falsa e fasulla retorica nazionalista prosegue e accresce il coinvolgimento del nostro paese, inaugurato dal governo Draghi, nell’odierna guerra degli imperialisti USA contro la Federazione Russa per l’espansione del confine NATO in Ucraina.
Analogamente la discussione ha sancito unità di vedute sull’analisi del ruolo delle masse popolari di fronte a questa guerra. Una guerra che è avversata perchè l’aumento della spesa militare per rifornire di armi il regime fantoccio di Kiev distrae preziose risorse economiche dalle vere emergenze del paese: dalla manutenzione dei territori che come in Romagna collassano per effetto di incuria e speculazioni, al rafforzamento della sanità e degli altri servizi pubblici attaccati dalle privatizzazioni, alla tutela dell’apparato produttivo assediato da chiusure e delocalizzazioni ad opera delle multinazionali a molto altro ancora. Una guerra che è avversata perché rende il nostro paese potenziale prima vittima di un’eventuale allargamento della guerra guerreggiata in Europa, prospettiva che gli imperialisti USA vanno provocando in vari modi, da ultimo con le ripetute azioni militari, condotte tramite truppa mercenaria, sul suolo della Federazione Russa. L’Italia intera è un bersaglio di queste potenziali conseguenze a causa delle numerosissime installazioni NATO disseminate nel paese. Sono bersagli la città di Roma ed in particolare il quartiere di Cinecittà, sede del Comando Operativo Vertice Interforze (COVI), dove vengono pianificate, coordinate e dirette le operazioni dell’insieme delle nostre Forze Armate, compresa gestione e smistamento dei sistemi d’arma inviati al regime fantoccio di Kiev.
Per porre fine al coinvolgimento del nostro paese in questa guerra non esiste altra via che non sia quella della mobilitazione delle masse popolari per estromettere dal governo le forze guerrafondaie (il sistema politico di larghe intese) e alimentare un nuovo movimento di liberazione nazionale che ci affranchi dalla servitù NATO. Accumulare forze in questa direzione significa adoperarci per far salire di tono il malcontento contro la guerra che già esiste.
Per farlo occorre prendere a bersaglio le conseguenze molteplici della guerra a cominciare dall’economia di guerra e dal nuovo pilota automatico che impone. Occorre portare più capillarmente possibile nei settori popolari, anzitutto tra i lavoratori senza il cui protagonismo nessuna mobilitazione è dispiegabile, la denuncia del nesso tra crisi del capitalismo, guerra e ogni aspetto di peggioramento delle condizioni di vita. Occorre costruire campagne di mobilitazione popolare che puntino ad assediare il traffico di armi (sull’esempio da generalizzare del CALP di Genova) e i centri in cui il coinvolgimento del nostro paese in guerra viene promosso e organizzato. Proprio in merito a quest’ultimo punto il dibattito ha fatto emergere una disponibilità d’intenti per provare a costruire una campagna di mobilitazione popolare contro il COVI e la sua funzione di centro di comando del coinvolgimento dell’Italia nella guerra alla Federazione Russa e contro il pericolo che rappresenta per le masse popolari di Cinecittà e dell’intera città di Roma.
Sarà intento comune animare i passaggi e le iniziative che verranno all’insegna di rapporti incentrati sull’unità d’azione per il perseguimenti di scopi comuni, contro ogni deriva settaria e concorrenziale che possa nuocere e andare contro gli interessi delle masse popolari.
Sarà intento comune lavorare ad una campagna di mobilitazione popolare capace di raccogliere il più ampio schieramento di forze e di sprigionare protagonismo popolare nella misura più ampia di cui saremo capaci.