Governo Meloni alla prova dei conti

Al di là dell’intossicazione diffusa a piene mani dalla propaganda di regime, il governo Meloni dimostra ogni giorno di più di assolvere pienamente e apertamente il ruolo di prosecutore dell’Agenda Draghi.

Il video con cui la premier ha presentato il “decreto lavoro” approvato proprio il giorno della Festa dei Lavoratori, oltre ad essere l’ennesimo attacco a chi si mobilita e  a chi si organizza (“mentre noi lavoriamo, altri fanno cortei e bruciano bandiere!” hanno detto in coro Meloni e Salvini), è l’ennesima messinscena atta a confondere le idee, a gettare fumo negli occhi e a nascondere gli ulteriori passi che il governo e le classi dominanti si preparano a compiere nella guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari.

Il Documento di Economia e Finanza (DEF) e più in generale gli ultimi provvedimenti economici varati dal governo sono emblematici in tal senso.

Basti pensare, ad esempio, alla “Carta Risparmio Spesa” e al “Reddito alimentare”; due provvedimenti nati per sostituire una misura positiva, per quanto ampiamente insufficiente, come il RdC con vere e proprie elemosine destinate a chi è sotto la soglia di povertà come i buoni spesa e i pacchi alimentari fatti con gli avanzi della Grande Distribuzione. Come se non bastasse, tutto questo è rimasto sulla carta per mancanza dei decreti attuativi che dovevano essere approntati entro febbraio e invece a maggio ancora non ci sono.

Anche per i rinnovi dei contratti allo stato attuale non ci sono risorse. Alla volontà di Confindustria di non rinnovare i contratti in scadenza nel settore privato, allo scopo di difendere con le unghie e con i denti i propri profitti già tenuti su dall’inflazione galoppante, si aggiunge infatti lo zero che il governo Meloni ha previsto nel DEF per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Il risultato è che sei milioni di lavoratori vedono i loro salari fermi mentre i prezzi continuano a non scendere (nonostante il calo dei costi di luce e gas per le imprese) e il governo si guarda bene dal prendere misure decise per calmierarli (anzi, nel decreto bollette inserisce di soppiatto una norma che consente il ricorso a strutture private per fronteggiare la carenza di personale negli ospedali pubblici!).

Lo stesso provvedimento di riduzione delle tasse (fino a dicembre), tanto sbandierato nel famigerato video del primo maggio è tutt’altro che una misura di sostegno ai redditi dei lavoratori e delle masse popolari. Infatti i 3 miliardi (un’inezia) previsti dal governo Meloni andranno quasi interamente alle imprese, che potranno in questo modo dare con soldi pubblici i miseri aumenti che sarebbero comunque costretti a concedere ai lavoratori evitando, come scritto nello stesso DEF di innescare “una pericolosa spirale salari – prezzi” mentre la spirale profitti – prezzi procede indisturbata e gli obiettivi di riduzione del deficit pubblico (leggi tagli alla scuola, alla sanità, ecc.) previsti dal governo Draghi rimangono inalterati.

A tutto questo si aggiungono i problemi di attuazione del PNRR (che, come volevasi dimostrare, è una manovra per gettare fumo negli occhi e legare ancora di più il nostro paese ai gruppi imperialisti europei e a farlo strozzare dal capitale finanziario, alla faccia del sovranismo!), aggravati ulteriormente dalle dichiarazioni di Ursula Von Der Leyen, per cui il contributo alla guerra in Ucraina andrà finanziato, se è il caso, anche con i soldi del PNRR.

In conclusione, il governo Meloni con il DEF e gli ultimi provvedimenti economici getta ancora di più la maschera e si presenta apertamente come governo del “pilota automatico” con cui la NATO, l’UE, e il Vaticano conducono il nostro paese alla rovina.

La mobilitazione delle masse popolari, che ancora una volta nella “settimana rossa” hanno dimostrato la loro combattività, anche se ancora scomposta, disorganizzata e a macchia di leopardo, è l’unica forza che può salvare il paese.

Serve un governo di emergenza che metta a disposizione delle masse popolari organizzate tutta la struttura statale e che faccia piazza pulita dei funzionari che li boicottano. Serve un governo di emergenza che metta a loro disposizione il meglio di quanto già esiste – nonostante il paese stia sprofondando c’è ancora tanto da valorizzare – per portarli a fare in grande, su ampia scala e sistematicamente quello che hanno elaborato, ma che senza il sostegno del governo possono realizzare solo in piccolo, solo in parte e fino a un certo punto. Questa è l’essenza del governo di emergenza popolare che serve.

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