Nel nostro territorio (e nell’intero paese) sono tanti i compagni che hanno una visione positiva dell’esperienza del movimento comunista (in barba agli errori e orrori del comunismo di bertinottiana memoria!), che aspirano a un partito comunista all’altezza dei suoi compiti, che sono per l’unità dei comunisti.
Lo sconvolgimento della pandemia da Covid-19, la partecipazione dell’Italia alla guerra USA-Nato in Ucraina, l’esito delle elezioni politiche del 25 settembre che ha messo a nudo i limiti dell’elettoralismo (la costruzione del partito comunista elettorale come strategia e non come i comunisti devono usare le elezione ai fini della lotta per la rivoluzione socialista), hanno accresciuto nel nostro paese le proposte e le iniziative per la ricostruzione o per il consolidamento e rafforzamento del partito comunista.
L’ultimo esempio è la fuoriuscita dal PC della Federazione provinciale senese e la sua adesione al progetto di Costituente Comunista.
Non entro nel merito del contenuto della lettera con cui i compagni annunciano le loro dimissioni da PC e l’adesione a questo nuovo progetto. Quello che mi preme è cogliere l’occasione di trattare pubblicamente di questo fermento che sta attraversando numerosi compagni che hanno la falce e martello nel cuore, un fermento che ritengo (e riteniamo) positivo perché indica la necessità e la vivacità di chi cerca una strada per alimentare la via della rivoluzione socialista nel nostro paese. Un sommovimento che è salutare, per questo è positivo, ma che va necessariamente diretto. In questo senso colgo l’occasione per alimentare, sviluppare e contribuire a questo importante dibattito.
Intanto, come accennavo sopra, nei compagni, nei partiti e negli organismi del movimento comunista del nostro paese, si fa strada la comprensione che il fattore che decide del nostro futuro è la costruzione di un partito comunista all’altezza del suo compito cioè che sia capace di far crescere e orientare il movimento di resistenza delle masse popolari.
Ebbene, da dove cominciare? Noi comunisti del Partito dei CARC, che siamo parte integrante della Carovana del (nuovo) PCI, nell’arco della nostra trentennale storia abbiamo messo fondamenta solide, certo sono ancora tante le cose che dobbiamo imparare ma quello che abbiamo imparato sin qui, nel lavoro di promozione e sostegno alla rinascita del Movimento Comunista Cosciente e Organizzato nel nostro paese, crediamo che sia valido per tutti i comunisti. Innanzitutto si tratta di comprendere due aspetti essenziali:
1. non bisogna avere paura di riconoscere i nostri errori e i nostri limiti, il nostro compito principale, infatti, non è difenderci dalle calunnie della borghesia o del clero, convincerli che sbagliano e nemmeno esibire con forza e orgoglio la nostra storia. Il nostro compito principale è far conoscere l’esperienza (che è diverso dal limitarsi a far conoscere la storia!) del movimento comunista e soprattutto farne il bilancio: imparare dai comunisti che ci hanno preceduto per portare a compimento l’opera che essi hanno lasciato interrotta. Dobbiamo cioè correggere gli errori e i limiti a causa dei quali i partiti comunisti non hanno instaurato il socialismo in nessun paese imperialista. La volontà di unirsi nel partito comunista è indispensabile, ma per essere feconda deve combinarsi con la volontà di assimilare e applicare la scienza, fondata da Marx ed Engels, delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, con la volontà di fare il bilancio delle prima ondata della rivoluzione proletaria e applicarne gli insegnamenti, con la volontà di combattere e vincere (dedizione alla causa e riforma intellettuale e morale). Sono quattro fattori, tutti indispensabili per l’unità nel partito comunista e per fare avanzare la rivoluzione socialista.
2. L’unità dei comunisti non è una questione organizzativa, non si realizza mettendosi insieme e rinunciando ognuno a qualcosa in nome dell’unità.
Da dove partire, dunque, per costruire questa unità? Dalla conoscenza del terreno in cui operiamo e dall’assunzione della concezione comunista del mondo come base dell’unità del partito. Il problema principale che i comunisti devono risolvere non è la questione organizzativa, ma è la questione della teoria e della dialettica teoria-pratica. In sostanza, il partito comunista è l’unione di quelli che assimilano, sviluppano e applicano alle condizioni italiane e mondiali (di fase) la concezione comunista del mondo e le lezioni della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). Chi mette i problemi e le soluzioni organizzative prima dell’assimilazione e applicazione della scienza comunista adotta un approccio contrario a quanto bisogna invece fare.
E’ in virtù di questo errore che si rimane vittima dell’una o dell’altra delle tre tare che hanno caratterizzato il primo movimento comunista: l’elettoralismo (in sostanza l’idea di conquistare il potere attraverso la via elettorale), l’economicismo (l’idea di politicizzare le lotte, il lavorare principalmente nelle lotte di difesa sindacali o politiche che siano), il militarismo (l’anteporre l’uso delle armi alla politica).
Ebbene, è dall’elaborazione e applicazione della giusta linea (coerente con il corso oggettivo delle cose e con le condizioni soggettive degli elementi avanzati delle masse popolari) che dipende l’unità organizzativa nel Partito e la rinascita del Movimento Comunista Cosciente e Organizzato. Su cosa si fonda la linea giusta? Sulla concezione comunista del mondo ossia sulla comprensione, assunzione e applicazione del marxismo-leninismo-maoismo.
La volontà di unirsi, compagni, è fondamentale ma per essere feconda deve combinarsi con:
– la volontà di assimilare e applicare questa scienza,
– la volontà di fare il bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e applicarne gli insegnamenti,
– la volontà di combattere e vincere.
Questi sono i fattori fondamentali per costruire l’unità dei comunisti: lottare per l’unità dei comunisti, in definitiva, significa lottare per conquistare una concezione e una linea adeguate a fare la rivoluzione socialista nel nostro paese.
L’unità d’azione, invece, la pratichiamo con chiunque, indipendentemente dal fatto che sia comunista perché quello che unisce, nell’immediato, è la condivisione della battaglia in corso, della battaglia in comune che riconosciamo essere giusta e che noi comunisti sosteniamo e spingiamo in avanti con l’ottica di valorizzarla per conquistare nuove posizioni nella guerra che conduciamo contro la borghesia imperialista.
Dunque, per affrontare il problema della dispersione dei comunisti noi proponiamo di cominciare dalla politica da fronte tra partiti, organizzazioni del movimento comunista e singoli compagni. La politica da fronte combina tre fattori essenziali: 1. l’unità d’azione, 2. lo sviluppo del dibattito franco e aperto su questioni ideologiche e politiche (bilancio dell’esperienza, concezione del mondo, analisi del corso delle cose e strategia), 3. la solidarietà di classe davanti agli attacchi del nemico.
Sulla base di quanto scritto sin qui qualcuno potrebbe obiettare che l’unità d’azione sia per noi aspetto secondario o sottovalutato: non è così compagni perché è nella pratica e nel suo bilancio che ricaveremo la conferma di una data linea, la giustezza di una data operazione, gli insegnamenti dell’applicazione di quel dato principio mutuato dall’esperienza storica dei comunisti che ci hanno preceduto. E’ con questo approccio che chiamiamo i compagni a condurre esperienze unitarie e condividere interventi nella lotta di classe di classe in corso (che sia il sostegno a una lotta operaia o l’intervento in una campagna elettorale).
Concludo prendendo di petto una delle tanti aspirazioni che animano i promotori delle esperienze unitarie in corso nel nostro paese: la costruzione di un partito comunista grande e forte. Pensiamo all’esperienza della Resistenza: il PCI diventò grande e forte perché assunse un ruolo in quella lotta a conferma del fatto che il partito cresce e si fortifica in ragione della linea politica che elabora ed applica. E’ attorno alla linea (tradotta nella pratica) che le masse si aggregano, non al singolo dirigente o “semplicemente” al simbolo.
Questi temi sono oggetto della campagna che il stiamo portando avanti per il nostro VI congresso e a cui invitiamo tutti i comunisti, ovunque collocati, a partecipare. Il prossimo appuntamento locale sarà a Firenze l’11 marzo.
Sperando di aver contribuito allo sviluppo di un sano e fecondo dibattito,
vi saluto a pugno chiuso!
Avanti uniti, per la rinascita del Movimento Comunista Cosciente e Organizzato nel nostro paese!
Per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
La Segretaria della Federazione Toscana del Partito dei Carc,
Silvia Fruzzetti