La Federazione Toscana del Partito dei CARC aderisce e sostiene le mobilitazioni contro il rigassificatore di Piombino dei prossimi 20 e 21 ottobre. Partecipiamo e invitiamo tutti a partecipare alla manifestazione cittadina di giovedì 20 e al presidio in occasione della Conferenza dei Servizi di venerdì 21 sotto la sede della Regione Toscana a Firenze in piazza Duomo!

Sono due manifestazioni locali che però hanno un carattere nazionale, per l’importanza dei temi che comportano e per la mobilitazione crescente contro questa ennesima Grande Opera voluta e imposta dalla classe dominante per mettere delle false toppe alle voragini di crisi e guerra di cui è l’unica responsabile. Si sono costituiti comitati di lotta anche in altre città come Ravenna, Brindisi e Agrigento e la crescita del coordinamento è un primo importante passo da alimentare: anche questo dimostra il carattere nazionale della battaglia.

Nei mesi scorsi, i cittadini piombinesi, mobilitando decine di tecnici ed esperti, hanno mostrato da una parte la pericolosità dell’opera per gli abitanti (una nave rigassificatrice di 350 metri da piazzare proprio dentro al porto, a mezzo km dalle abitazioni…) e dall’altra l’obiettivo di speculazione economica che ci sta dietro, che non risolve in alcun modo il problema dell’approvvigionamento di gas e che ne farà anzi lievitare i costi per le masse popolari: altro che sconti in bolletta! Infatti, lo ricordiamo, la nave rigassificatrice dovrebbe riportare allo stato gassoso il gas liquido proveniente dagli Stati Uniti, a sua volta estratto tramite il dannosissimo ed inquinante metodo del fracking, che gli “alleati” ci rivenderanno a carissimo prezzo.

Quanto sta accadendo in Val di Cornia è una ricaduta e un’espressione pratica della tendenza alla guerra e della speculazione economica su cui marciano in particolare gli imperialisti statunitensi che, tramite le sanzioni alla Federazione Russa e il conflitto in Ucraina, hanno il “pretesto” per venderci il loro gas GNL. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, a tutto danno della Federazione Russa ma anche e soprattutto dei paesi europei, ha accelerato questo processo.

Il governo Draghi ha appoggiato fin da subito l’operazione, imponendone la realizzazione tramite il presidente della Regione Giani (nominato Commissario straordinario) che, con la scusa della ennesima emergenza, ha scavalcato la Valutazione di Impatto Ambientale e messo tempi strettissimi per l’approvazione del progetto (e quindi per l’avvio dei lavori). Inoltre, SNAM (la società che ha acquistato la nave rigassificatrice, vera e propria multinazionale del settore), pur non essendo ancora stato approvato il progetto definitivamente sta già effettuando i carotaggi e si è ulteriormente “portata avanti” piazzando tubi e materiale per la costruzione delle infrastrutture nei pressi del porto. Oltre a essere una chiara intimidazione e dimostrazione di disprezzo della volontà popolare, è la riprova che la classe dominante non si fa nessuno scrupolo a violare per prima le sue stesse leggi e regole. E allora perché dovremmo farci noi il problema?

Ma da quando il governo Draghi ha dato il via al progetto del rigassificatore, sono nati a Piombino diversi comitati contrari e, insieme a sindacati come USB e UGL e praticamente tutte le forze politiche (perfino il PD locale ha dei dubbi…), si oppongono al prosieguo dell’opera. Da mesi la città è attraversata da presidi, mobilitazioni, cortei, iniziative che hanno assunto carattere nazionale e sono stati al centro della campagna elettorale, creando non poche contraddizioni all’interno della stessa classe dominante e in particolare di FdI, con il sindaco Ferrari fermamente contrario mentre il suo partito è schierato a sostegno del rigassificatore.

In una città già martoriata dalla disoccupazione crescente provocata dallo smantellamento delle acciaierie, dall’inquinamento e dalle mancate bonifiche, da discariche come quella di Rimateria e dall’eliminazione dei servizi pubblici di base come il punto nascite dell’ospedale di Villamarina, il rigassificatore suona come uno schiaffo in faccia, l’ennesima dimostrazione che nessuna soluzione può arrivare dagli stessi che negli anni hanno portato alle masse popolari solo miseria, devastazione del territorio e guerra. Valgono ben poco le promesse di “compensazioni” con cui le istituzioni regionali e nazionali cercano di indorare questa pillola letteralmente velenosa. Sono le stesse chiacchiere che i piombinesi sentono da 30 anni e che nessun governo delle Larghe Intese ha mai realizzato, con la differenza sostanziale che dal 2014 è in via di chiusura la ex Lucchini, principale fonte di sostentamento economico del territorio nonché pezzo fondamentale della siderurgia del paese (unica fabbrica dove si producevano le rotaie per ferrovia in Italia). Viene quindi meno anche il “ricatto” fra ambiente e salute e lavoro, all’orizzonte restano pericoli, inquinamento da cloro e avvitamento delle altre attività economiche del territorio come il turismo e l’itticoltura; sono ridicoli oltre che irreali i 1500 posti di lavoro promessi da Snam, guarda caso lo stesso numero dei residui operai impiegati nella ex Lucchini. Tra l’altro la nave gasiera sarebbe posta sulla banchina attualmente usata da JSW per le operazioni di carico e scarico, provocandone di fatto la cessazione delle attività anche se il vicepresidente Marco Carrai, braccio destro di Renzi, si dice “fiducioso”. Di mettere le mani su una parte del giro di soldi che si prospetta, probabilmente.

La soluzione a questo disastro possono trovarla solo le masse popolari perché solo loro hanno interesse a farlo! Le decine di realtà che a Piombino si oppongono alle opere inutili e dannose come il rigassificatore non sono sole nella loro battaglia! Gli esempi della GKN di Campi Bisenzio, ma anche del Movimento NO Base di Coltano, dimostrano che è solo l’organizzazione dal basso che può mettere un freno alla speculazione dei padroni e dei loro governi, lavorando per ribaltare i rapporti di forza del paese, predisponendo piani alternativi che siano realmente di prospettiva.

A quelli che pensano che il danno è fatto e che ormai è inutile lottare, diciamo che invece non è così! Continuare a lottare e alimentare il coordinamento tra le varie realtà piombinesi e quelle regionali e nazionali è la chiave per passare dalla difesa all’attacco. Portiamo l’esempio della Val di Susa, dove i NO TAV lottano da 30 anni contro il progetto dell’Alta Velocità, emblema di cosa significa opera inutile e dannosa che è stata firmata e sottoscritta, ma che le istituzioni non riescono a imporre per la loro strenua resistenza. In Val Susa tutti lottano quotidianamente, ognuno con i suoi metodi e le sue modalità, ma uniti dallo stesso obiettivo: dagli amministratori locali ai militanti dei centri sociali, dalle comunità cattoliche ai comitati ambientalisti, tutti combattono contro un’opera utile solo a ingrassare le tasche dei soliti noti e a produrre devastazione ambientale e inquinamento.

In Val Susa come a Piombino, dobbiamo estendere e ampliare il movimento di resistenza dal basso, utilizzando tutti i mezzi a disposizione delle masse popolari, sia quelli legali che quelli legittimi anche se ritenuti illegali dalla classe dominante! Perché i governi delle Larghe Intese hanno ampiamente dimostrato di non agire nell’interesse dei cittadini, ma solo in nome del profitto degli speculatori italiani e stranieri e al servizio delle loro guerre.

Contro la devastazione selvaggia del territorio, sia per l’economia che per la salute e incolumità dei suoi abitanti, è necessario che le organizzazioni operaie e popolari di Piombino si coordinino con le altre presenti in Toscana e nel resto del paese. Una resistenza che deve avere come sbocco l’imposizione dal basso di un governo di emergenza: la situazione eccezionale necessita di misure altrettanto fuori dall’ordinario!

I comitati, i Consigli di Fabbrica, le associazioni e le varie organizzazioni operaie e popolari devono prendere in mano il proprio destino e toglierlo a guerrafondai, speculatori e affaristi di ogni genere; devono mettere al governo persone di loro fiducia che facciano realmente i loro interessi, come fermare l’installazione del rigassificatore avviando trattative di pace fra Ucraina, Russia ed Europa, che facciano ripartire la produzione alla GKN e alle acciaierie con un deciso intervento pubblico che non sia l’ennesimo “carrozzone”; devono avviare serie politiche di rinnovamento ecocompatibile dell’economia dirottando lì i miliardi di euro destinati alle basi militari e agli invii di armi.

Imporre un governo del genere è oggi sempre più necessario per porre rimedio alle manovre criminali della classe dominante! Invertiamo la rotta a partire dalle mobilitazioni di Piombino, facciamo un deciso passo in avanti nella costruzione della rivoluzione socialista!

NO al rigassificatore! NO alle grandi opere inutili e dannose, né a Piombino, né altrove!

P.CARC, Federazione Toscana

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