Metasalute a un passo dal fallimento?

Lo chiediamo ad Augustin Breda, operaio e RSU Fiom, dipendente dell’Electrolux di Susegana (TV), esponente dell’area di opposizione Cgil – Riconquistiamo Tutto.

Augustin ci racconti cosa sta succedendo?

Il 17 dicembre 2021 è arrivata una mail a oltre 1.500.000 lavoratori metalmeccanici italiani, a firma Fondo Sanitario Metasalute e parti istitutive, con relativi loghi: Federmeccanica, Assistal e Fim, Fiom, Uilm. La mail “Oggetto: Comunicazione in merito all’aggiornamento dei Piani Sanitari 2022/2023 e del Regolamento del Fondo” al di là delle frasi di rito, annunciava direttamente agli iscritti un taglio delle prestazioni e la fine delle opportunità che il fondo sanitario aveva offerto fino a quel momento. La motivazione addotta da gestori e sindacati è che il fondo non si trovava più in equilibrio, visto il cambiamento degli scenari e l’aumentato utilizzo.

Qui va segnalata la prima stranezza: il gruppo dirigente della Fiom, il Comitato Centrale massimo organismo deliberante con l’Assemblea Generale, non è mai stato chiamato a discutere e deliberare nulla a proposito di mutamenti della gestione o sulla rilevanza delle decisioni assunte con i padroni. Eppure il comunicato di Metasalute porta il logo anche della Fiom. C’è pertanto una probabile violazione statutaria commessa dalla Segreteria Nazionale o da chi nella struttura ha deciso di saltare ogni tipo di verifica, confronto e mandato, prima di decidere: tre cardini essenziali nelle strutture democratiche e nella Cgil.

In secondo luogo è il contratto dei metalmeccanici che ha istituito il fondo Metasalute, contratto nazionale rinnovato nel 2021 e in vigore fino al 2023. Contratto che fa del fondo un costo contrattuale e quindi parte integrante del Ccnl. Sono stati destinati al fondo 156 euro all’anno per lavoratore, come versamento effettuato dalle aziende in relazione alle prestazioni prestabilite e confermate in sede contrattuale. Le prestazioni definite sono pertanto valore contrattuale: do meno soldi ai lavoratori per dare attraverso la sanità integrativa prestazioni che hanno valore economico. Il taglio delle prestazioni or ora definite pertanto equivale a un taglio del salario durante la vigenza del contratto. Il tutto senza interpellare i soggetti destinatari: tutti i lavoratori metalmeccanici, che in relazione a tali accordi e trattamenti contrattuali complessivi, hanno votato e approvato il contratto in essere. È persino dubbia la legittimità di tale modifica unilaterale nelle more della vigenza contrattuale, anche se a farlo sono le stesse parti costitutive, visto che le prestazioni sono parte del contratto nazionale che ha una durata, un contenuto e un valore predeterminati.

A queste osservazioni si aggiunga che la gestione del fondo è stata pesantemente sanzionata nel 2021 dall’Antitrust, per ripetute pratiche di mercato illegittime, vessatorie verso gli aderenti, finalizzate a impedire il corretto utilizzo delle prestazioni dovute. Comportamenti e condanna sulla quale il sindacato non ha chiesto la risoluzione del rapporto con il gestore, né preso posizione ufficiali o chiesto i danni, forse in quanto coinvolto. La vicepresidenza del fondo è di nomina sindacale (in ultima Michela Spera, dirigente della Fiom nazionale).

Cosa cambia ora per i lavoratori iscritti?

La soluzione introdotta, oltre al taglio delle prestazioni, è l’introduzione di ticket sanitari per Metasalute, a carico del lavoratore, per accedere alle prestazioni più gettonate. Soluzione che non farà altro che accentuare le storture di uno strumento elitario, discriminatorio, poco funzionale, fallimentare nella gestione e dannoso per un sindacato generale, in quanto orientato alla graduale sostituzione del servizio pubblico a favore del privato. Il contrario di ciò che deve fare un sindacato.

Come si vede la gestione a dir poco opaca di tutta la vicenda, segna come la materia sanitaria non sia tema da mercato privato e tanto meno da ente bilaterale sindacale. La migliore soluzione è chiudere il fondo, restituire i soldi ai lavoratori e battersi per una sanità pubblica, efficiente e adeguata per tutti.

Quali iniziative state mettendo in campo come area di opposizione in Cgil – Riconquistiamo Tutto e come RSU? Quali scenari si aprono?

Come RSU Electrolux abbiamo apprezzato, sollecitato e favorito la denunce modello “class action” verso l’Antitrust promossa da Altroconsumo, sfociata in una sanzione al fondo multimilionaria. Come opposizione Cgil avevamo più volte sollevato contrarietà a questa scelta contrattuale e denunciato le gravi violazioni verso gli operai che non ricevevano le prestazioni.

C’è predisposto un volantino che può essere stampato e diffuso liberamente, comunicati, video informazioni che circolano in rete. La notizia della crisi del fondo comunicata per mail da Metasalute ha ricevuto attenzione della stampa nazionale sul quotidiano Domani, che in un bell’articolo ha citato anche la posizione della nostra area sindacale.

Il problema è stato poi tacitato, per ora, ma tra delegati e RSU metalmeccanici l’impatto è tutt’altro che assorbito e trascurabile. Il malcontento cresce e si espanderà non appena emergerà chiaramente la questione dei ticket per usufruire delle prestazioni.

Non mancano le critiche acide sulla gestione del fondo da parte di alcune strutture del sindacato, uscite parzialmente allo scoperto. Il tema potrebbe essere persino esplosivo, visto il Congresso in arrivo, sempre che non vietino il confronto tra documenti contrapposti e quindi il confronto anche nelle assemblee con i lavoratori.

Questo tema e l’insostenibilità del confronto fra aumento dei prezzi e salari stabiliti contrattualmente sono dei nervi scoperti. Un gruppo dirigente allergico al dibattito aperto, per dirla con un eufemismo, in una condizione così sfortunata potrebbe essere indisponibile a qualsiasi critica e confronto.

Il gatto, la volpe e i soldi degli operai
Il Fondo Metasalute è praticamente obbligatorio per tutti i lavoratori metalmeccanici. Se si rifiuta l’iscrizione, i soldi previsti come sanità integrativa se li tiene il padrone della fabbrica. Soldi degli operai dirottati su un fondo che non funziona, se non per fini speculativi.
Chi si mangia questi soldi? La condanna dell’Antitrust accende un faro sul gatto e la volpe. La multa da 6 milioni di euro per le pratiche scorrette mirate a impedire l’utilizzo delle prestazioni è comminata a Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. (5 mln) e Previmedical – Servizi per Sanità Integrativa S.p.A (1 mln). Altro che tutela della salute, l’unica tutela è quella del profitto.

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