Nelle ultime ore il Laboratorio Politico ISKRA di Napoli ha pubblicato un comunicato in cui denuncia l’apertura di un’indagine a carico del compagno Eduardo Sorge per Associazione a delinquere (articolo 416 del codice penale). Eduardo “Eddy”, oltre ad essere tra i fondatori e promotori del Collettivo Politico di ISKRA, è membro dell’esecutivo nazionale del Si Cobas e portavoce del “Movimento di Lotta Disoccupati 7 novembre” di Napoli. Il Partito dei CARC esprime piena solidarietà a Eddy e alle organizzazioni politiche e sindacali nazionali e locali di cui è espressione.
Si tratta di un reato, quello per cui è indagato il compagno (associazione a delinquere), che la classe dominante sta usando non contro mafiosi e affini, ma contro militanti politici e masse popolari che si oppongono e cercano di trovare delle soluzioni alla crisi nella quale la borghesia e il sistema capitalista sprofondano l’umanità. È il tentativo di tagliare le gambe a ogni singolo e organismo che è o può diventare un punto di riferimento per l’organizzazione delle masse popolari; prova ne sono, per esempio, la criminalizzazione di movimento come il NO TAV e il NO TAP o le recenti azioni repressive che hanno visto coinvolti operai del Si Cobas o i compagni del CALP di Genova. Mentre i veri criminali alla Benetton, Verdini, Fontana, e chi più ne ha più ne metta, possono continuare impunemente coi loro sporchi affari e speculazioni. Il problema per lo Stato della Repubblica Pontificia non sono i criminali e i malavitosi, ma le masse popolari che si organizzano!
A pochi mesi dalla sua installazione l’unica iniziativa evidente del governo Draghi è l’aumento della repressione poliziesca e giudiziaria. La resistenza alla repressione, la lotta contro la repressione e la solidarietà proletaria sono, in questa fase, un ambito decisivo della lotta per impedire il consolidamento del governo Draghi e per alimentare l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari. Chi vuole rafforzare il campo delle masse popolari e indebolire il campo della classe dominante deve mettersi nell’ottica di:
- denunciare pubblicamente tutti gli attacchi repressivi, anche quelli che apparentemente sembrano “di poco conto”. L’aspetto decisivo per indebolire un attacco repressivo è dimostrare che chi è stato colpito dalla repressione non è solo, non è isolato e anzi può contare sul sostegno di altri organismi, di altre organizzazioni e delle masse popolari (giusta ed efficace la parola d’ordine del SI Cobas: “Toccano uno, toccano tutti”);
- Chiedere ed esprimere solidarietà verso tutti coloro che nel campo delle masse popolari sono colpiti dalla repressione indipendentemente da appartenenze sindacali e politiche e dalle tante differenze ideologiche e organizzative che caratterizzano il movimento delle masse popolari in questa fase. Ogni attacco repressivo costituisce una precisa linea di demarcazione fra il campo delle masse popolari e quello della borghesia imperialista e pone tutti gli organismi di fronte alla responsabilità di scegliere: o schierarsi nel campo delle masse popolari (esprimendo pubblicamente solidarietà a chi è colpito dalla repressione, cercando di dare visibilità alla denuncia pubblica) oppure nel campo della classe dominante (con il silenzio o, peggio ancora, con la dissociazione dalle condotte che le autorità imputano agli organismi colpiti dai provvedimenti repressivi);
- mettere in campo tutte le operazioni necessarie per mantenere l’iniziativa nelle proprie mani. Ogni volta che un organismo cade nella trappola dell’autocensura o gioca “in difesa per non peggiorare la situazione” cede terreno al nemico e apre la porta a nuovi attacchi.
Attacchi repressivi come quello che oggi coinvolge Sorge vanno respinti con il sostegno di tutti, perché la repressione contro le masse popolari non è una questione del singolo individuo, ma una cosa che riguarda tutta la collettività. Per questo è sempre più necessario proseguire nella mobilitazione e organizzazione per opporsi alle misure “di lacrime e sangue” che il governo Draghi proverà ad attuare e contemporaneamente cominciare dal basso a gestire parti crescenti della vita sociale a partire dai quartieri, dalle scuole, dalla sanità e dai luoghi di lavoro. Solo le masse popolari possono e devono imporre i loro interessi e imprimere un corso nuovo alla società.
Passare dalla difesa all’attacco, facciamo ricadere il macigno della repressione sulla testa di chi lo ha sollevato!
La repressione dei compagni riguarda tutti noi, facciamo quindi fronte comune per opporci!
Solidarietà al compagno Eddy Sorge!
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Comunicato del Laboratorio Politico ISKRA
L’UNICA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE: STATO E PADRONI
Negli ultimi anni e in questi mesi di pandemia decine di procedimenti giudiziari e amministrativi si sono accumulati sulle spalle di disoccupati, attivisti, studenti e lavoratori. È evidente ora a tutti l’escalation repressiva di questi mesi.
In questi giorni un militante del Laboratorio Politico Iskra, Eddy, membro dell’esecutivo nazionale del Si Cobas e tra i portavoce del Movimento di Lotta Disoccupati 7 Novembre, è stato informato dai nostri legali di un’indagine a suo carico per Associazione a delinquere (articolo 416 del codice penale) in cui sarebbe coinvolto e che risulta tuttora in corso.
Non entriamo nel merito di un’indagine di cui sappiamo ancora molto poco ma iniziamo a sottolineare la cornice politica entro cui si attua questa azione repressiva. L’utilizzo dell’associazione a delinquere è un capo d’imputazione usato più volte contro i movimenti di lotta. Qui a Napoli la Procura, con questa fattispecie di reato utilizzata spesso contro i disoccupati organizzati, ha provato a distruggere queste esperienze di lotta collettive, utilizzandolo come un monito chiaro per chiunque avverta la necessità di mobilitarsi in difesa del diritto ad un salario.
Il fatto che gli sfruttati e le sfruttate stiano provando ad organizzarsi a più livelli e in maniera sempre più convinta non fa dormire sonni tranquilli ai padroni la cui unica esigenza diventa quella di prevenire e poi reprimere ogni tentativo di lotta che metta in discussione questo sistema sociale ed economico. Per evitare che ciò possa accadere stato e sfruttatori ricorrono ai tanti strumenti repressivi in loro possesso e affinati nel corso di decenni di controrivoluzione, colpendo soprattutto le avanguardie di lotta più combattive.
La criminalizzazione dei movimenti di lotta, la depoliticizzazione degli stessi, l’uso indiscriminato dei reati associativi, disegna una pericolosa strategia volta a risolvere il conflitto sociale sul piano dell’ordine pubblico, spesso in maniera preventiva, nel tentativo di sbarazzarsi di chiunque osi organizzarsi per rivendicare i più basilari diritti come quello al lavoro, alla casa, alla salute, alla bonifica.
L’unica possibilità concreta che abbiamo oggi è unirsi attorno ad un programma politico di lotta capace di fare da ponte tra le rivendicazioni immediate e la prospettiva rivoluzionaria ed anticapitalista, che sia in grado di parlare alle emergenze ed esigenze sociali in un’ottica di trasformazione politica, sociale ed economica.
Se è vero che una lotta contro questi meccanismi repressivi non può essere slegata da una lotta quotidiana contro il sistema economico e sociale che li produce, tra le esigenze immediate resta centrale la necessità di fare quadrato attorno a chi viene represso perché prova a rovesciare lo status quo.
E’ da tempo che siamo scesi in campo e continueremo ad allargare il fronte unico degli sfruttati pronti a farvi tremare e rovesciarvi e non saranno teoremi fantasiosi, denunce, fogli di via o multe a fermarci.
Come urliamo ogni giorno dalle piazze, il messaggio chiaro a chi mette in atto queste montature è uno solo: se toccano uno, toccano tutte e tutti noi. Giù le mani da Eddy! Giù le mani da chi lotta!