il 13 e il 14 febbraio si sono tenute nel gruppo piaggio, e in particolare nello stabilimento di pontedera, le votazioni per il rinnovo del contratto integrativo che era scaduto da quasi undici anni. queste votazioni si sono svolte in un clima infuocato, con le avanguardie operaie sul piede di guerra tanto nei confronti dell’azienda che dei vertici pisani dei sindacati di regime, in particolare della FIOM.

 

La lotta in Piaggio non si fermerà! Nei mesi scorsi l’azienda ha comminato dei provvedimenti disciplinari a Cappellini, uno dei delegati FIOM dello stabilimento, accusandolo pretestuosamente di intemperanze verbali verso un quadro aziendale. La segreteria provinciale del suo sindacato non ha preso posizione in sua difesa, mostrando sempre più apertamente il tentativo in corso di far fuori le avanguardie di lotta ancora presenti alla Piaggio. Lo scontro si è acuito

  1. sulla proposta di piattaforma al ribasso per il rinnovo contrattuale dei sindacati di regime: a fronte di un premio di indennità di 360 euro (ovviamente lordi, quando l’azienda nel solo 2019 ha dichiarato utili per 49 milioni) si introducevano i sabati lavorativi mettendo fuori oltre 300 operai tramite i prepensionamenti, con la vaga promessa di stabilizzare i precari (i famigerati PTV, part-time verticali)
  2. sui provvedimenti contro Cappellini a cui si è risposto con scioperi promossi dalle RSU FIOM a dispetto dei vertici provinciali.

 

Per questi scioperi quattro delegati ribelli (Cappellini, Tecce, Bellagamba e Guezze) sono stati deferiti alla Commissione di Garanzia della CGIL che ha comminato loro pesanti sanzioni: sospensioni dalla carica di RSU dai 3 agli 8 mesi.

Citiamo dal comunicato del Comitato degli Iscritti FIOM della Piaggio: “Ora il segretario provinciale FIOM, dopo aver rifiutato per tre anni ogni confronto con gli iscritti, e non aver mai preso una posizione pubblica sugli attacchi della Piaggio a un proprio delegato, proprio per quegli scioperi, e farneticando accuse ingiuriose nei confronti degli iscritti, ha denunciato agli organi disciplinari della CGIL, e vorrebbe cacciare dalla FIOM, quasi tutti i delegati e gran parte del Comitato degli Iscritti, e soffocare la realtà e l’esperienza, in una grande fabbrica, di lavoratori che hanno deciso di uscire da uno stato di passività e di delega, e di prendere direttamente nelle proprie mani le decisioni che li riguardano”.

A sostegno dei “loro” delegati e del presidente del Comitato degli Iscritti, cento operai Piaggio hanno sospeso il pagamento della tessera. Un segnale eclatante della spaccatura che si allarga fra la base operaia e dirigenti che, come la piattaforma del CCNL dei metalmeccanici dei confederali dimostra, trattano al ribasso con il padrone mentre le aziende chiudono quotidianamente, i diritti in fabbrica sono erosi e continua la mattanza quotidiana di morti e feriti sui posti di lavoro.

 

Dare battaglia per vincere la guerra. Il “Sì” al rinnovo del contratto integrativo del gruppo Piaggio alla fine è passato con il 71%, mentre il 40% degli aventi diritto non ha votato. Se prendiamo in considerazione solo lo stabilimento di Pontedera le percentuali del “No” salgono al 39% e, se consideriamo solo il “voto operaio” pontederese (interessato direttamente ai contestati sabati lavorativi), questa percentuale sale al 43,7%.

Questo risultato, ottenuto nonostante il fatto che la piattaforma fosse sostenuta unitamente dalle direzioni sindacali provinciali, assieme alla ribellione montante in fabbrica, sono le basi concrete da cui rilanciare la battaglia necessaria a vincere la guerra, sull’esempio del 36% di “No” usciti nel 2010 dalle urne del referendum/ricatto sul Piano Marchionne alla FCA di Pomigliano (NA). Allora quel risultato, benché rappresentasse “numericamente” una sconfitta, diede il via a un movimento nazionale guidato dalla classe operaia che generò, a partire dal no a Marchionne, una mobilitazione contro la crisi di portata tale che la FIOM fu costretta a porsi inizialmente alla sua testa, prima di riuscire, non senza fatica, a portarla verso un progressivo esaurimento.

 

La battaglia imperversa anche all’esterno della fabbrica. Quasi quaranta operaie sono state lasciate a casa da Piaggio un anno fa prendendo a pretesto il DL Dignità che ha impedito di rinnovare i loro contratti precari dopo più di 10 anni di lavoro stagionale. Nonostante l’anzianità di servizio l’azienda si è rifiutata di assumerle, buttandole in mezzo alla strada. Le lavoratrici in questi mesi hanno dato battaglia organizzate con il sindacato USB, irrompendo in Regione Toscana, in Comune, in Confindustria, al Museo Piaggio e infine occupando, dal 12 febbraio, il tetto del palazzo dell’ASL provinciale che si trova davanti alla fabbrica. Numerosi sono stati gli attestati di solidarietà operaia, dalla Whirlpool di Napoli agli operai piombinesi del Camping CIG. In Toscana si vota a breve per le Regionali e il voto che uscirà dalle urne costituirà certamente il banco di prova anche delle tante declamazioni di solidarietà pronunciate dal governatore Rossi e da altri esponenti politici in campagna elettorale: queste lavoratrici chiedono fatti concreti!

Il passaggio immediato per rafforzare la lotta, sia dentro che fuori dalla Piaggio, è unire saldamente tra loro le due mobilitazioni operaie. Lo sviluppo del coordinamento e della solidarietà fra lavoratori e la costruzione di un fronte di azione comune anche fra organismi politici che intervengono su di loro sarà il terreno su cui cimentarsi dall’immediato per respingere l’applicazione del contratto capestro e esigere, dentro e fuori dalla fabbrica, il rispetto di diritti (primo fra tutti quello al lavoro) riconosciuti dalla nostra Costituzione.

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