Il 21 Febbraio, a Roma, c’è stato un corteo convocato dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris (vedi articolo su Resistenza n. 3/2018) per protestare contro il blocco delle casse del Comune a causa di un debito, che ammonta a un centinaio di milioni di euro, risalente al 1980 e il cui creditore è JP Morgan, un debito che il Sindaco definisce ingiusto e illegittimo. Si tratta in effetti di una delle tante manovre dei centri di potere del nostro paese che (USA, Vaticano e organizzazioni criminali), attraverso grandi aziende nazionali e internazionali e i loro presidi territoriali della Curia, della Camorra e delle loro autorità locali, speculano sulla vita e la morte dell’ambiente delle masse popolari.

Il sindaco ha rilanciato in varie interviste un’altra data mobilitazione per il 14 aprile, a Napoli, a cui invita a partecipare non solo i cittadini e le organizzazioni del territorio, ma anche le organizzazioni, i cittadini e anche i Sindaci di tutti quei Comuni che sono sotto minaccia da parte del governo centrale a causa del debito, che siano essi del M5S o della Lega, affinché prendano posizione contro le imposizioni dei vertici della Repubblica Pontificia non solo a parole ma anche nei fatti.

Queste mobilitazioni e dichiarazioni di De Magistris, sicuramente positive, non cadono dal cielo e vanno contestualizzate. Considerare ciò che dice, ma soprattutto ciò che fa come fosse esclusivamente farina del suo sacco, sarebbe ingenuo. Di seguito, facciamo una breve ricostruzione schematica di alcuni eventi:

Il 20 Febbraio, il giorno precedente alla mobilitazione a Roma, in seguito ad un comunicato degli autoferrotranvieri di ANM diretto al Sindaco, al quale criticavano le sue prese di posizione contro i lavoratori in sciopero e nel quale affermavano che il Sindaco avrebbe dovuto rompere con il governo centrale, a Scampia si è tenuta un’assemblea in cui vari organismi popolari hanno preso una netta posizione contro la privatizzazione di ANM schierandosi dalla parte dei lavoratori.

Il 15 Marzo negli spazi del Cantiere 167 si è tenuta un’assemblea pubblica: Costruiamo un fronte contro le Larghe Intese” alla quale hanno partecipato Comitato San Gennaro, Comitato Vele di Scampia, Cantiere 167, Coordinamento Campano per la Salute, Movimento Meridionale Lavoro, Disoccupati Organizzati 7 novembre, GalleriArt e P.CARC: le organizzazioni hanno discusso dei risultati elettorali e di quali fossero i prossimi passi da compiere. Dall’assemblea è emersa l’esigenza di far fronte alle larghe intese, non costruendo un “nuovo soggetto politico” per le prossime elezioni, ma partendo dai posti di lavoro, dai quartieri, dagli ospedali, dalle scuole, iniziando a organizzarsi sin da subito per far fronte agli effetti della crisi. Un fronte che nasca dalla partecipazione diretta dei comitati popolari, che si propone di rompere con qualsiasi delega per interessarsi delle questioni principali che oggi affliggono il nostro paese. È stata rilanciata la partecipazione alla mobilitazione del 24 Marzo contro il governatore De Luca, incarnazione delle Larghe intese e degli interessi dei vertici della Repubblica Pontificia in Campania, come prima tappa comune.

All’assemblea erano presenti anche i Consiglieri del Comune di Napoli (Francesca Menna, M5S) e dell’ottava Municipalità e alcuni deputati del M5S (Alessandro Amitrano, Franco Ortolani), che hanno espresso sostegno ai comitati, e ai quali i comitati hanno lanciato un chiaro messaggio: bisogna superare tutte le divisioni che l’elettoralismo produce e mettersi senza se e senza ma, al servizio delle masse popolari, bisogna finirla con le chiacchiere e bisogna passare ai fatti.

Il 23 Marzo alla FCA di Pomigliano, c’è stata la mobilitazione dei lavoratori contro il piano Marchionne e le minacce di chiusura dello stabilimento (approfondiamo nell’articolo a pag. 4).

Il 24 Marzo le masse popolari hanno manifestato tutto il loro disprezzo verso le politiche di lacrime e sangue dei vertici della Repubblica Pontificia, attraverso una manifestazione contro il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, responsabile per conto dei suoi mandanti dello smantellamento di sanità, trasporti, istruzione.

E’ la mobilitazione dei comitati e degli organismi popolari a dare la forza all’azione di De Magistris, è stato lo schieramento dei lavoratori di ANM e degli organismi che li hanno sostenuti che hanno spinto De Magistris, inizialmente orientato verso la privatizzazione del servizio di trasporti a Napoli come soluzione per risanare i debiti del Comune, a ribellarsi alle ingiuste sanzioni. Sono le mobilitazioni di comitati e cittadini contro De Luca ad alimentare positivamente la contrapposizione esistente tra il Comune e la Regione, scontro che senza la mobilitazione cittadina, con tutta probabilità, si sarebbe già risolto applicando le classiche ricette della Repubblica Pontificia (inciuci, accordi sottobanco e quant’altro). Questi sono i fatti.

 

Quello di Napoli è un esempio di come anche le Amministrazioni Comunali debbano far parte del fronte comune contro le Larghe Intese: se spinte dalla mobilitazione delle masse popolari organizzate esse possono agire contro le misure imposte dal governo centrale e dai vertici della Repubblica Pontificia. L’amministrazione di Napoli ha la responsabilità di fare da apripista: sono 360 i Comuni in pre-dissesto finanziario continuamente minacciati di commissariamento e provvedimenti speciali. Ognuno di questi Comuni può (e deve) diventare una roccaforte della mobilitazione contro le Larghe intese.

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