Nel corso del 2017 abbiamo scritto più volte su queste pagine degli operai della Rational di Massa e della loro lotta per impedire la chiusura dell’azienda dietro la parola d’ordine “vincere alla Rational per aprire una strada”. Un anno fa iniziava la battaglia: il piazzale della fabbrica è stato per mesi il centro di riferimento sindacale e politico dell’intera città e non solo: ci sono passate le principali organizzazioni operaie della Toscana (GKN, Piaggio, acciaierie di Piombino) ed esponenti autorevoli come Luigi De Magistris e il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale e fondatore dell’associazione “Attuare la Costituzione” Paolo Maddalena. Oggi, dopo un periodo di difficoltà e ristagno, la mobilitazione è a un punto di svolta: il 19 marzo, davanti ai cancelli della loro fabbrica, gli operai hanno esposto il progetto di cooperativa a cui stanno lavorando; hanno raccolto le prime adesioni (tra cui quella di Ugo Mattei) e a breve usciranno pubblicamente con il loro “piano di guerra” per riprendersi i posti di lavoro.
Il bilancio della mobilitazione di questo anno ci permette di ricavare alcuni insegnamenti importanti, importanti per noi che come Partito abbiamo sostenuto tutta la mobilitazione fin dal primo giorno, e anzi abbiamo dato un contributo decisivo affinché iniziasse, e importanti per tutti gli operai e i lavoratori che si trovano in una situazione simile, con il padrone che vuole chiudere, o che comunque si pongono la questione di promuovere la mobilitazione contro gli effetti della crisi.
Alcuni aspetti li avevamo già individuati ed evidenziati anche nei mesi passati: l’importanza di non aspettare che arrivi “il momento della resa dei conti” (la chiusura o i licenziamenti, ecc.), ma iniziare da subito a costruire l’organizzazione operaia interna all’azienda che costituisce lo zoccolo duro, la testa, le braccia e le gambe degli operai. Quanto più si arriva “alla resa dei conti” con una organizzazione operaia costituita, attiva, rodata, tanto è più facile ideare e attuare il piano di guerra per respingere gli arbitri padronali. Senza contare che un’organizzazione operaia attiva e rodata, in genere, riesce a prevenire le mosse del padrone e a portare lo scontro di classe che si svolge ordinariamente dentro ogni azienda a un livello più favorevole per gli operai.
Avevamo già individuato e trattato anche del fatto che “non è necessario essere in tanti a iniziare”, ma che basta anche un solo operaio legato al movimento comunista cosciente e organizzato (al Partito) per permettere al Partito di dispiegare il suo intervento e per permettere a tutti gli operai di muoversi da un livello più avanzato e di muovere ai loro fini tutti gli agenti in campo (sindacati, amministrazioni locali, ecc.).
A questi due insegnamenti se ne aggiungono altri due, di più recente individuazione.
Il primo riguarda la comprensione del fatto che la mobilitazione degli operai delle medie, piccole e piccolissime aziende ha uno specifico valore e rappresenta una specifica esperienza per niente secondaria, in ordine di importanza, alla mobilitazione degli operai delle grandi aziende. Nel nostro paese ci sono circa 83mila aziende di dimensioni simili a quella della Rational (fra i 15 e i 30 dipendenti), è un “territorio” enorme in cui conquistare posizioni, un territorio enorme dove costruire nuove basi economiche della società. Anche i lavoratori di una piccola azienda possono dare battaglia e trascinare le masse popolari, se sono decisi a vincere, se tengono in mano l’iniziativa e hanno un orientamento e una linea di azione adeguati. L’esperienza della Rational dimostra proprio questo: dal loro esempio hanno preso forza e coraggio gli operai dei cantieri navali di Carrara contro i licenziamenti, quelli dell’indotto GE – ex Pignone (che sono molti di più) contro la repressione aziendale e i licenziamenti.
Il secondo insegnamento riguarda la combinazione fra aspetti politici della battaglia e aspetti tecnici. Fintanto che il centro dello scontro era fra operai e padrone e fintanto che si è trattato di “elaborare una soluzione alla chiusura”, gli aspetti di concezione, orientamento generale e combattività sono stati gli ingredienti principali della lotta. Quando, decisa la via della costituzione in cooperativa, agli aspetti di orientamento e combattività si è trattato di aggiungere le questioni tecniche, sono emerse le difficoltà. Per far ripartire o convertire le produzioni industriali (di qualsiasi tipo e dimensione) è necessario curare questi aspetti scendendo nel dettaglio di cosa serve e quanto costa, quali figure professionali servono e via dicendo. Sui tentennamenti nostri, che avevamo sottovalutato la questione, si sono inserite le manovre degli “esperti” (sindacati, istituzioni, Lega delle Cooperative) che a suon di rassicurazioni e progetti hanno facilmente conquistato anche la fiducia degli operai. Ma gli esperti hanno dimostrato di avere, sì esperienza, ma di non avere alcuna volontà politica di dare seguito alle rassicurazioni e ai progetti: hanno portato la mobilitazione a impantanarsi e si sono via via defilati. Da parte nostra, l’autocritica è consistita principalmente nel mettere mano alle questioni tecniche, combinandole con la concezione, l’orientamento e la combattività, ci siamo messi noi a fare quello che gli esperti si rifiutavano di fare: abbiamo cercato personaggi che avessero competenze, che avessero voglia, che avessero la spinta intellettuale e morale per sostenere la costruzione della cooperativa. E abbiamo scoperto che di personaggi simili ce ne sono tanti, disposti a mettere al servizio della lotta operaia le loro competenze piuttosto che stare sotto il padrone nella loro azienda o “contribuire” allo sviluppo della concorrenza dei mercati.
Dopo mesi di riunioni, incontri e dibattito fra gli operai Rational, i tecnici disponibili, i compagni del Partito e altri lavoratori solidali, si è arrivati alla conferenza stampa del 19 marzo.
Non sappiamo ancora quale sarà l’esito della battaglia Rational, ma la parola d’ordine “Vincere alla Rational per aprire una strada” torna a risuonare e a mobilitare. Siamo consapevoli che, in questa fase, ogni vittoria della classe operaia, grande o piccola, è limitata dall’orizzonte dei rapporti di produzione e sociali in cui ci troviamo. La questione è mettere ogni battaglia al servizio della lotta più generale per la costituzione del Governo di Blocco Popolare che fa avanzare la rivoluzione socialista. Ogni passo, ogni tassello, in questo senso è prezioso e fa scuola.