La lotta contro lo smantellamento di Pomigliano è la lotta contro il modello Marchionne in FCA, nelle altre aziende e in tutto il paese, contro la chiusura delle fabbriche e lo smantellamento dei servizi pubblici, contro l’infame CCNL firmato da Landini, Bentivogli e Palombella, contro l’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere, contro la persecuzione degli immigrati e il degrado delle condizioni di vita di tutte le masse popolari (autoctone e immigrate), contro la spoliazione dei lavoratori autonomi, contro Euro, UE e Nato.
La lotta contro lo smantellamento di Pomigliano è la lotta di tutti quelli che vogliono porre al vortice di crisi, miseria, devastazione ambientale e guerra in cui la borghesia imperialista e il suo clero ci trascinano ogni giorno di più!
Organizzarsi in ogni azienda autonomamente dai sindacati e indipendentemente dalle sigle sindacali e coordinarsi su scala via via più ampia! Rafforzare l’unità d’azione tra gli operai dei diversi stabilimenti e tra gli operai e i lavoratori di diverse categorie (a partire da quelli del pubblico impiego). Promuovere e sostenere tutte le iniziative che vanno in questa direzione!
10, 100, 1000 iniziative per mobilitare lavoratori, pensionati e precari per attuare direttamente e da subito le parti progressiste delle Costituzione del 1948 fino a costituire un governo d’emergenza popolare che le traduca in misure pratiche in tutto il paese!
I lavoratori e il resto delle masse popolari hanno bisogno che si costituisca un governo d’emergenza che assegna un lavoro dignitoso a ogni adulto e fornisce a ogni azienda quello che le serve per funzionare. C’è un’infinità di lavoro da fare e ci sono le conoscenze e i mezzi per farlo, ma ci vuole una direzione che combini gli sforzi di tutti. Occorre un governo che prenda la direzione dell’immensa opera e un movimento organizzato di lavoratori che lo sostenga, che gli indichi posto per posto, caso per caso cosa occorre fare, che assicuri capillarmente l’esecuzione delle sue disposizioni.
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20.02.17 DALL’ASSEMBLEA DEL I TURNO, IL VOTO DEGLI OPERAI E’ UNANIME: NO ALLA DEPORTAZIONE!
Si Cobas di Napoli- Quello che è successo oggi all’assemblea sindacale indetta dalla Fiom a Pomigliano può essere il segnale della svolta. La mozione presentata dal SI Cobas, tesa a rigettare l’accordo sulle deportazioni a Cassino, è stata votata all’unanimità dagli operai presenti all’assemblea.
La FIOM dovrebbe prendere atto della volontà espressa dalla sua stessa base, e non rintanarsi in maniera burocratica nella difesa d’ufficio della linea collaborazionista della segreteria nazionale così come fatto, purtroppo, da alcuni suoi delegati FCA al termine delle votazioni sulla mozione.
Fino a ieri si diceva che non si scioperava perché gli operai non erano disponibili a scioperare. Oggi i fatti hanno dimostrato il contrario.
CHI LOTTA PUÒ PERDERE- CHI NON LOTTA HA GIÀ PERSO! NO ALLE DEPORTAZIONI
Il testo della mozione presentata nell’assemblea di fabbrica
Il volantino diffuso dalla sezione di Napoli est del P.CARC in FCA Pomigliano il 18 febbraio
LA VIA DI USCITA DALLA CRISI ECONOMICA-POLITICA-AMBIENTALE ESISTE! LA CLASSE OPERAIA ORGANIZZATA DEVE DIRIGERE IL MOVIMENTO CHE RIMETTE IN PIEDI IL PAESE!!
Dopo il 2010 FCA aveva promesso lavoro per tutti e sicurezza: bastava essere più efficienti e produttivi, tagliando le così dette “mele marce”.
Oggi la FCA ha trasferito la sua sede fuori dall’Italia, in tutti gli stabilimenti si vive l’incertezza del futuro e a fine mese, a Pomigliano, circa 1000 operai, tra cui quelli che sono a contratto di solidarietà, saranno letteralmente deportati allo stabilimento di Cassino. Chi resta a Pomigliano lavora a ritmi più elevati ed i trasferimenti forzati tra i reparti sono diventati diffusi. Mentre tra un anno termineranno anche i contratti di solidarietà. La strada alla ristrutturazione complessiva del gruppo FCA e, specificamente, dello stabilimento di Pomigliano, che sembra così avviato alla chiusura ,è ormai aperta. L’isola felice che prometteva Marchionne, nel migliore dei casi è servita a non ridurre fin da subito gli operai dello stabilimento alla miseria ed alla disperazione, avvalendosi dei contributi e sgravi fiscali che lo Stato – ossia chi paga le tasse – anno dopo anno ha elargito all’azienda. Le condizioni di vita e di lavoro sono oggi in via di rapido peggioramento.
Anche il resto del paese, che è in mano agli amici di Marchionne, va a rotoli. Basta una nevicata a fare morti. Scuola e Sanità stanno diventando lussi per chi ha soldi. Il lavoro è un miraggio, eppure ci sarebbe bisogno di tanto lavoro per rimettere in piedi il paese.
Al governo centrale si è insediato una combriccola di affaristi, speculatori, mafiosi e clericali, che si comporta come fosse un esercito di occupazione, senza passare più da alcuna Elezione: è interessato solo a sfruttare e a ricavare profitto dalle spalle degli operai e a rastrellare soldi dalle tasche delle masse popolari. A questo stato di cose si oppone già una risposta spontanea in molte aziende e parti del paese. Organismi Operai e Popolari nascono spontaneamente per resistere agli effetti più gravi della crisi.
Già l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso ha dato una sonora lezione alla combriccola capeggiata da Renzi. Ora si tratta di proseguire su questo terreno. Alimentare il processo significa che la classe operaia deve assumere un ruolo da protagonista per costruire un nuovo governo nelle aziende e nel paese.
Anche a Pomigliano è possibile rialzare la testa. La ex FIAT non è invincibile e lo hanno dimostrato i 5 operai licenziati che, con la mobilitazione popolare e la campagna di solidarietà e sostegno politico messa in piedi, alla fine hanno avuto la meglio su Marchionne e sono stati reintegrati.
La parte più avanzata degli operai di Pomigliano si deve e si può organizzare (anche indipendentemente dai sindacati di appartenenza o dall’appartenenza a nessun sindacato) e coordinarsi con gli altri operai organizzati degli stabilimenti FCA.
UTILIZZIAMO LA LOTTA CONTRO I TRASFERIMENTI A CASSINO PER COSTRUIRE ORGANIZZAZIONI OPERAIE IN OGNI STABILIMENTO come già ve ne sono a Melfi, Termoli e Val di Sangro! Ricostruiamo il potere operaio!
Spingiamo poi le personalità pubbliche, gli artisti, i sindacalisti onesti, gli amministratori locali e nazionali, tutti i sinceri democratici che non si rassegnano allo stato di cose presente ad agire per costruire un’alternativa di governo di aziende e territori, città e paese intero: un Governo di Emergenza popolare che dia forza e forma di legge ai provvedimenti di volta in volta assunti, caso per caso, dalle Organizzazioni Operaie e Popolari. Il solo governo che, in questa fase, possa dare concreta realizzazione a misure ed esigenze espresse dagli operai e dalle masse popolari per far fronte procedere della crisi. Un governo che aprirà la strada alla lotta definitiva tra la classe dominante e la classe operaia organizzata per la conquista del potere politico.
Noi comunisti sappiamo che l’unica alternativa positiva per gli operai e le masse popolari è e resta la costruzione del socialismo.