Ieri mattina sono arrivate ulteriori restrizioni contro Nicoletta Dosio: obbligo di dimora a Bussoleno con prescrizione di non allontanarsi dall’abitazione di residenza dalle ore 18:00 alle ore 08:00. La compagna ha ribadito che “Amo troppo la mia casa e il mio paese per doverci stare forzatamente. Libera sono, libera resto. Per loro ho “una personalità estremamente negativa, intollerante delle regole e totalmente priva del minimo spirito collaborativo”. Sì, non tollero la loro arroganza, non accetto le regole del potere che vorrebbe l’uomo e la natura proni al suo dominio, non collaborerò mai con coloro che si credono padroni del mondo, della vita di ognuno di noi, del futuro di chi verrà dopo di noi. Mi sento libera e felice”.
Nel numero di Resistenza 7/8-2016 scrivevamo che le violazioni dei provvedimenti, il rifiuto di rispettare gli arresti domiciliari o gli obblighi di firma in caserma, il presentarsi pubblicamente nei cortei, facendo comizi, rilasciando interviste in cui pubblicamente si rivendica la pratica della violazione e il sostanziale non riconoscimento dell’autorità costituita, la promozione di presidi solidali che impediscono di mettere in esecuzione gli arresti: sono atti che portano in sé e mettono in evidenza il principio che se si passa dalla difesa all’attacco, sono le autorità borghesi a doversi mettere sulla difensiva. La forza di ognuno di quegli atti di insubordinazione sta nel fatto che è reso possibile e si avvale della vasta complicità e mobilitazione delle masse popolari, che trasforma l’insubordinazione individuale in atto politico, in linea di prospettiva, in organizzazione popolare.
Ribadiamo la nostra solidarietà a Nicoletta Dosio, il suo è esempio di riscossa popolare delle masse popolari!