Sono circa 40 anni che gli operai, i lavoratori e le masse popolari non ottengono una qualche significativa e duratura vittoria né per via della partecipazione elettorale, né per via della mobilitazione di piazza. Tuttavia, se non ci fossero state le mobilitazioni di piazza, i risultati dell’attacco della borghesia ai diritti e alle conquiste dei decenni passati, alle condizioni di vita e di lavoro sarebbero stati ben peggiori. La classe operaia e le masse popolari si sono difese, ma nel complesso le loro condizioni sono peggiorate. Da quando è iniziata la fase acuta e terminale della crisi, da quando attacchi ed eliminazione dei diritti si sono fatti più fitti e dispiegati, è diventato evidente che difendersi non è sufficiente anche perché a furia di difendersi e indietreggiare tra le masse si alimentano rassegnazione, afflizione, smarrimento… ingredienti che favoriscono la guerra fra poveri anziché la lotta di classe. Senza una linea per passare dalla difesa all’attacco le masse popolari sono in balia della borghesia e del suo clero, sono massa di manovra per questa o quella fazione della classe dominante (vedi l’articolo Le radici della crisi politica internazionale).
Il contesto politico, quello generale come quello del nostro paese, rende impossibile imporre ai padroni di concedere, non ci sono le condizioni materiali perché lo facciano:
– la crisi economica nasce dalla non valorizzazione del capitale e manda in rovina la classe dominante (i capitalisti) e con essa la società intera, dato che la valorizzazione del capitale, il profitto dei capitalisti, è il perno su cui si regge e gira tutto il sistema;
– non esiste più il campo dei primi paesi socialisti e il movimento comunista, sia a livello internazionale che nel nostro paese, non ha la forza, il seguito e l’organizzazione per essere un’efficace minaccia per la borghesia: i padroni non sono assediati dall’incubo di una rivoluzione socialista imminente e le masse popolari non hanno nel movimento comunista una guida solida, organizzata e capillare per fare nell’immediato la rivoluzione socialista. Il risultato è che i padroni si permettono di fare cose che in passato non si permettevano, si prendono libertà di manovra che in passato non si sarebbero presi.
Per difendere i diritti e le conquiste, estenderli a tutti, conquistarne di nuovi bisogna creare il contesto politico favorevole. E’ quello che non capiscono o fanno finta di non capire (non è questione di intelligenza personale, è questione di classe: di subordinazione ideologica alla classe dominante) i portavoce e gli esponenti della sinistra borghese: mentre si stracciano le vesti perché “non c’è più democrazia”, allo stesso tempo chiedono alle masse popolari di prestarsi alle manovre e ai giochi della democrazia borghese, chiedono di essere sostenuti mentre si impantanano nelle istituzioni della Repubblica Pontificia in cui si prodigano per far funzionare un sistema che per sua natura è contro gli interessi delle masse popolari, ottenendone fallimenti su fallimenti che alimentano demoralizzazione, disfattismo, sfiducia e disperazione fra le masse. E’ una parabola che si conclude, per loro e per chi li segue, con il disprezzo per le masse popolari che “non capiscono”, non si muovono, non li seguono.
L’unica possibilità di aprire una fase di nuove conquiste è creare il contesto politico favorevole. Questo significa soltanto una cosa per il nostro paese: la costituzione di un governo di emergenza che sia diretta emanazione delle masse popolari organizzate, delle organizzazioni operaie e popolari, anziché dei vertici della Repubblica Pontificia.
Un tale governo è possibile (vedi articolo La “maledetta primavera” di Renzi), ma solo ad alcune specifiche condizioni. La prima è che diventi un obiettivo cosciente almeno della parte più organizzata, attiva, combattiva e generosa delle masse popolari. Solo se lo diventerà, e nella misura in cui lo diventerà, le masse popolari avranno una loro propria autonoma e indipendente linea per passare dalla difesa all’attacco e potranno usare a proprio vantaggio le contraddizioni che la crisi produce e alimenta nei vertici della Repubblica Pontificia.
La seconda è che la parte di masse popolari già organizzate si assuma il compito di promuovere l’aggregazione e l’organizzazione della parte che invece non è ancora organizzata. In altre parole significa assumere il ruolo di costruire la rete di organizzazioni su cui poggerà l’esistenza stessa del governo che sarà loro emanazione. Significa, anche, costruire la rete di quelle che dovranno essere le autorità locali del governo centrale (in certi casi in combinazione e in altri casi in contrapposizione con le amministrazioni locali – vedi articolo Elezioni amministrative…).
La terza, combinata alla seconda, è che nel compimento di questo processo le organizzazioni operaie e popolari elevino il loro ruolo nella società e passino dal chiedere e rivendicare alle vecchie istituzioni e autorità borghesi al comportarsi come nuove autorità pubbliche: questo richiede che si rafforzino ideologicamente e organizzativamente per essere sempre più adeguate a svolgere questo ruolo.
Queste tre condizioni sono il centro della questione politica in questa fase e i comunisti sono, devono essere, alla testa della loro realizzazione, alla testa della lotta per il Governo di Blocco Popolare, la massima espressione del potere democratico e rivoluzionario possibile, stante il permanere dei rapporti di produzione capitalisti.
Riserve, obiezioni, sfiducia. Sul contenuto del movimento per creare queste condizioni si accende il dibattito con tanti compagni che dicono “ma se le masse popolari avessero la forza per fare quello che dite, allora avrebbero la forza per fare la rivoluzione”, ma anche “macché rivoluzione, questo è revisionismo mascherato da rivoluzione!”. I primi hanno torto, i secondi hanno parzialmente ragione.
I primi non si rendono conto che le masse popolari hanno già la forza per fare ciò che è necessario per imporre un loro governo di emergenza ai vertici della Repubblica Pontificia e potenzialmente hanno la forza anche per instaurare il socialismo. Le difficoltà, i limiti e la debolezza (ideologica e organizzativa) riguardano il movimento comunista che non ha ancora la capacità di volgere in positivo il marasma provocato dalla crisi e instaurare il socialismo, le cui condizioni sono oggettivamente mature (vedi articolo Il comunismo è il presupposto oggettivo verso cui tende il capitalismo a pag. 5) e che anzi è diventato urgente necessità per evitare le distruzioni che la crisi del capitalismo infligge all’umanità intera.
I secondi hanno parzialmente ragione, nel senso che se la costruzione del Governo di Blocco Popolare viene concepita e intesa in modo slegato, separato dall’obiettivo dell’instaurazione del socialismo, si tratterebbe di puro e semplice riformismo e in quanto tale un’irrealizzabile “terza via” per migliorare le condizioni di vita delle masse popolari. Su questo facciamo chiarezza: date le particolari condizioni del nostro paese, il Governo di Blocco Popolare è il modo per avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista avvalendosi di una posizione di forza delle masse popolari (il contrario del “tanto peggio, tanto meglio”); è il modo per sbarrare la strada all’altrimenti inevitabile mobilitazione reazionaria a cui conducono i governi e le forze della borghesia imperialista; è il modo per favorire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato; è il modo più diretto e positivo per far assumere alle masse popolari il ruolo dirigente della società e far sprigionare in positivo la loro forza creativa e costruttrice.
Se il movimento comunista fosse già abbastanza forte e organizzato, se avesse già la capacità di orientare le larghe masse su una linea giusta per costruire la rivoluzione (ma gli stessi che esprimono riserve e dubbi e sono sfiduciati rispetto alla costituzione del Governo di Blocco Popolare sono anche quelli che si lamentano della divisione e dispersione dei comunisti), non ci sarebbe bisogno del Governo di Blocco Popolare. Invece le masse popolari ne hanno bisogno per costruire le condizioni più favorevoli attraverso cui avanzare verso l’instaurazione del socialismo. O un loro governo di emergenza o all’instaurazione del socialismo (che è inevitabile che si compia) arriveremo in condizioni diverse, facendo fronte alla mobilitazione reazionaria promossa dalla classe dominante.
Nell’articolo Il movimento comunista cosciente e organizzato sono gli uomini e le donne che trasformano il mondo è ben spiegato che il movimento comunista cosciente e organizzato è composto sia dalla mobilitazione delle masse popolari per ottenere migliori condizioni di vita che dalla loro mobilitazione per la conquista del potere. Le due cose non sono in contraddizione, una vive e si alimenta dell’altra, una rafforza e sviluppa l’altra, benché sia necessario distinguerle e la seconda sia principale rispetto alla prima. Se gli operai avanzati, i lavoratori avanzati, gli elementi avanzati delle masse popolari si impadroniranno di questa concezione e diventeranno capaci di combinare lotte per difendere le conquiste e ottenerne di nuove nella società borghese (il CCNL, la difesa dei posti di lavoro, le condizioni di lavoro, il diritto alla casa, all’istruzione, alla sanità, il diritto a vivere in un ambiente salubre, il diritto alla cultura) con la lotta politica per costruire il loro governo di emergenza, se si impadroniscono della concezione che li mette al centro della trasformazione del mondo, non ci sono ostacoli di sorta che possano impedire la loro vittoria. Portarli a tanto, è il compito di noi comunisti!