La Carovana del (nuovo)PCI è composta da due partiti comunisti “fratelli”: il (nuovo)PCI e il P.CARC che cooperano nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista pur avendo caratteristiche e compiti diversi e, in un certo modo, complementari.
Sulle caratteristiche, sulla distinzione e sulla relazione dei due partiti abbiamo già scritto nei numeri scorsi di Resistenza e pure ha scritto il (nuovo)PCI su La Voce e in specifici comunicati. Abbiamo iniziato a trattare anche di come collaboriamo e promuoviamo la collaborazione con il (nuovo)PCI (vedi articoli a pag. 6).
In questo articolo riprendiamo alcuni dei motivi dell’esistenza di due partiti comunisti nella Carovana.
Per dirigere la Guerra Popolare Rivoluzionaria (GPR) il partito comunista deve essere clandestino. Questa è la sintesi a cui la Carovana del (nuovo)PCI è arrivata sottoponendo a bilancio l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e l’esperienza del movimento comunista del nostro paese. A questa sintesi fa capo il processo di costruzione del partito intrapreso dalla Carovana (all’epoca nella forma della Redazione de Il Bollettino e in seguito di Rapporti Sociali) che nel nostro paese ha mosso i primi passi a inizio anni ‘80, dopo il fallimento dei tentativi del PCd’I (ML) e delle Brigate Rosse (vedi Resistenza n. 2/2017 “La situazione è rivoluzionaria, fare dell’Italia un nuovo paese socialista è possibile”).
Benché le condizioni oggettive siano favorevoli alla rivoluzione socialista, le condizioni soggettive, quelle che attengono alle capacità e alla forza del movimento comunista cosciente e organizzato, sono tali per cui l’esistenza di un partito comunista pubblico, legato al (nuovo)PCI dalla concezione del mondo, della strategia e della tattica e che opera con lo stesso obiettivo strategico del socialismo, è necessaria alla costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese. A questa seconda conclusione fa capo la trasformazione dei CARC che, nati nel 1992 con l’obiettivo di ricostruire il partito comunista adeguato a dirigere la rivoluzione, dopo la fondazione della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)PCI nel 1999 e soprattutto dopo la fondazione nel 2004 del (nuovo)PCI, non si sono sciolti, ma si sono trasformati nel partito comunista pubblico (che opera nell’ambito della lotta politica borghese) che nel IV congresso del 2015 ha assunto come compito principale la promozione della costituzione del Governo di Blocco Popolare.
Quali sono le condizioni soggettive per cui l’esistenza di due partiti “fratelli” che operano nello stesso paese e nello stesso periodo, con il medesimo obiettivo del socialismo, favorisce l’avanzamento della Guerra Popolare Rivoluzionaria? Il vecchio movimento comunista ha avuto nel nostro paese una grande influenza: è stato la spina dorsale della Resistenza, ha diretto la guerra partigiana a capo delle brigate di montagna, ha organizzato i GAP e le SAP in città, ha portato nel CLN la forza e l’organizzazione della classe operaia; nel dopoguerra ha assunto e mantenuto la direzione delle mobilitazioni della classe operaia e del resto delle masse popolari per tutto il periodo in cui sono state necessarie a tradurre in pratica quelle parti della Costituzione che i vertici della Repubblica Pontificia violavano ed eludevano; per questi motivi è stato “il partito comunista più grande e forte d’occidente”.
Alla sua direzione si sono però affermati i revisionisti moderni, pertanto il processo che ha caratterizzato il PCI è stato il progressivo passaggio dall’obiettivo dell’instaurazione del socialismo attraverso la rivoluzione socialista all’obiettivo del raggiungimento del socialismo attraverso le riforme economiche e politiche. La direzione dei revisionisti moderni ha spinto il PCI dal campo della lotta di classe come motore della rivoluzione socialista a quello della collaborazione di classe in nome “della pace, del pane e della libertà” possibili grazie alle lotte in campo economico e alle lotte elettorali in campo politico.
Stante la parabola del PCI, molti di coloro che si dichiaravano comunisti avevano perso ogni riferimento ideologico e pratico con la concezione comunista del mondo ed erano sottomessi al senso comune della sinistra borghese (“il socialismo è impossibile, al massimo possiamo riformare il capitalismo”), all’elettoralismo, al legalitarismo e all’economicismo (la linea della rivoluzione attraverso l’estensione delle lotte rivendicative). La sinistra si era rivelata inadeguata, dogmatica e settaria e la lotta contro il revisionismo moderno era persino sfociata in posizioni anticomuniste (i gruppi degli anni ‘70 e in particolare l’operaismo: Autonomia Operaia). Il fallimento del tentativo delle Brigate Rosse di ricostruire il partito comunista, dovuto al militarismo, aveva favorito la linea della dissociazione dalla lotta di classe e del pentitismo in risposta ai quali si è in un certo modo sviluppata la concezione estremista e militarista che fare la rivoluzione vuol dire soprattutto, o solo, fare la lotta armata.
Questo contesto spiega una parte delle difficoltà che il movimento comunista cosciente e organizzato doveva e deve superare per rinascere, per tornare ad essere lo stato maggiore della classe operaia nella Guerra Popolare Rivoluzionaria per la cui vittoria le condizioni oggettive sono favorevoli. Pertanto, la fondazione del partito comunista con una concezione del mondo adeguata (concezione scientifica contro senso comune corrente), la sua indipendenza e autonomia ideologica, organizzativa ed economica (garantita dalla clandestinità) erano gli aspetti decisivi per la rinascita del movimento comunista. Questo è stato il contenuto della lotta per la fondazione del (nuovo)PCI a cui si è dedicata la Carovana e con il (nuovo)PCI è stato fondato il partito che dirige la Guerra Popolare Rivoluzionaria, la rivoluzione socialista. Ma nel nostro paese la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari (anche e soprattutto quelli che si definiscono comunisti) sono ancora fortemente influenzati dal senso comune promosso da aggregati e organizzazioni della sinistra borghese che spandono a piene mani elettoralismo, attendismo (la convinzione che la rivoluzione scoppia) e disfattismo (quella che la borghesia imperialista e il suo clero siano troppo forti). Conquistare la classe operaia alla concezione comunista del mondo, affinché la usi come strumento di analisi e come guida per l’azione, è un obiettivo che si raggiunge attraverso l’esperienza pratica, non solo (e non principalmente) con lo studio, il convincimento, il “proselitismo”. E la pratica della classe operaia, come quella delle masse popolari organizzate, è ancora in larga parte fatta di promozione delle lotte rivendicative, partecipazione alla lotta politica promossa dalla borghesia (campagne di opinione, lotta elettorale, referendum), organizzazione e mobilitazione ampiamente influenzate dal legalitarismo. Per questo sono così importanti e d’avanguardia le esperienze che rompono con la tradizionale impostazione del movimento che chiede alle autorità e ai padroni di risovere problemi e contraddizioni per conto delle masse popolari.
L’esistenza di un partito comunista pubblico che interviene fra le masse popolari a partire dalla concezione del mondo che i settori e gli elementi avanzati hanno e dalla pratica che esprimono, che difende i diritti politici e le libertà democratiche conquistate con la vittoria della Resistenza praticandole, che promuove la rottura con le misure reazionarie promosse dai vertici della Repubblica Pontificia, è ingrediente essenziale del processo rivoluzionario. La lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare è il principale campo di battaglia in cui i comunisti educano, formano e organizzano le masse popolari alla lotta per il socialismo, valorizzando la loro pratica, elevando la loro coscienza.
Senza l’esistenza del (nuovo)PCI alla testa della Guerra Popolare Rivoluzionaria, anche il P.CARC sarebbe espressione più o meno avanzata, più o meno di sinistra, dei gruppi economicisti, attendisti e disfattisti (come il gruppo dirigente della Rete dei Comunisti o del PC di Rizzo). E senza l’obiettivo della rivoluzione socialista, ogni “alternativa” sarebbe limitata agli orizzonti di riformare il capitalismo. Pertanto, senza la consapevolezza che si tratta di uno strumento che favorisce la rinascita del movimento comunista e l’avanzamento della rivoluziona socialista, anche il Governo di Blocco Popolare sarebbe una delle tante trovate, irrealizzabili e velleitarie, tipiche della sinistra borghese.
Il Governo di Blocco Popolare è invece una strada realistica per liberare il paese, sbarrare la strada alla mobilitazione reazionariae avanzare nella rivoluzione socialista.